di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Dopo un anno di carcere passa agli arresti domiciliari il maresciallo Carmine Greco, ex comandante della Stazione di Cava di Melis (frazione del Comune di Longobucco, nella Sila Cosentina) accusato dalla Dda di Catanzaro di associazione mafiosa (che il primo Riesame aveva mitigato in concorso esterno), rivelazione del segreto istruttorio, omissioni d’atti d’ufficio e favoreggiamento, reati aggravati dal metodo mafioso.
Accogliendo le istanze presentate dai legali Franco Sammarco e Antonio Quintieri, il Riesame in sede d’appello ha comminato una misura cautelare più mite. Greco era stato arrestato il 7 luglio 2018, su indagine dei carabinieri del Noe coordinati dalla Dda di Catanzaro, nell’ambito della maxi-inchiesta “Stige” condotta contro le ingerenze sul territorio crotonese e cosentino da parte della cosca Farao-Marincola di Cirò e da suoi affiliati e sodali. Secondo l’accusa, Greco avrebbe illecitamente favorito un cartello di imprese dedite al taglio boschivo. Negli atti sarebbero emerse vicende penalmente rilevanti a carico di magistrati del distretto di Catanzaro – tra i quali il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla – il poliziotto Vito Tignanelli, lo stesso maresciallo Greco e la società Stm di cui risulta titolare la moglie di Tignanelli – che sono state trasmesse e Salerno, Procura competente per gli illeciti commessi da toghe del distretto di Catanzaro.
In sede di udienza preliminare i legali di Greco hanno presentato al gup un’eccezione per incompetenza territoriale e funzionale chiedendo la trasmissione degli atti che riguardano il maresciallo a Salerno. Richiesta non accolta e il maresciallo, a marzo, è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale collegiale di Crotone. In questa sede la Dda ha chiesto di unire il procedimento al processo ordinario “Stige” ma il collegio ha respinto la richiesta e il dibattimento proseguirà separatamente. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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