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Cosenza, il quartiere Santa Lucia e «l'umanità nello sguardo di chi ci vive»

Il fotografo Ciro Batiloro è stato premiato al “Cortona on the move” da Canon. Ha realizzato il suo progetto fotografico nel cuore del centro storico. «Voglio capovolgere il paradigma di questi lu…

Pubblicato il: 03/08/2019 – 21:29
Cosenza, il quartiere Santa Lucia e «l'umanità nello sguardo di chi ci vive»

di Michele Presta
COSENZA Santa Lucia protegge gli occhi, quelli che si incrociano in sguardi di umanità e che sono stati catturati negli scatti fotografici di Ciro Battiloro. Un quartiere nel cuore del centro storico di Cosenza ne porta il suo nome. Leggenda vuole che pur di non cedere al peccato, la santa, preferì rinunciare agli occhi. «Santa Lucia è un esempio di fermezza, la stessa che hanno le persone che hanno scelto di abitare il quartiere che ne porta il suo nome –spiega Ciro-. Sono delle persone che meriterebbero di ricevere degli sguardi e questo ho fatto con il mio progetto fotografico». Napoletano, fotografo professionista, Ciro Battiloro grazie al suo progetto fotografico realizzato a Santa Lucia è stato premiato al “Cortona on the move” da Canon. Un concorso nazionale, che il celebre marchio di macchine fotografiche, dedica ai giovani fotografi di tutta Italia. A Cosenza, è arrivato per la prima volta nel corso di una residenza artistica collegata al progetto del Box Art Museum. «Prima di arrivare in città però ho fatto un po’ di ricerche pensando a quello che poteva essere l’idea per il tipo di progetto fotografico che volevo realizzare –spiega Ciro al Corriere della Calabria-. Mi sono imbattuto sulle notizie relative al centro storico, e ho trovato delle affinità con il Rione Sanità, con i dovuti distinguo chiaramente». Negli scatti di Battiloro non finisce il buio del degrado urbano, ma la luce di chi vive il quartiere. «Volevo toccare con mano le condizioni del centro storico, ma aldilà del disagio sociale e dell’indigenza che vivono molti abitanti, così come la paura di vivere con il rischio crolli –spiega- a me quello che interessa di queste realtà è comprenderne l’umanità. Voglio capovolgere il paradigma di questi luoghi che vengono sempre stigmatizzati come quartieri difficili, in realtà per me sono una risorsa per la società; ricco di persone che non sono anestetizzate dai consumi o dalle imposizioni che arrivano dall’esterno attraverso internet o altro». I dieci giorni della residenza artistica, al fotografo non sono bastati. La diffidenza di alcuni residenti del quartiere Santa Lucia, però, dopo qualche giorno si è trasformata in accoglienza. Ciro Battiloro racconta la sua adozione cosentina come un gesto spontaneo. Le porte lasciate aperte senza timore gli hanno permesso di avere il giusto tempo per una corretta messa a fuoco. «Nell’obbiettivo della mia fotocamera vedevo la grandissima dignità dei soggetti –racconta Battiloro-. Persone che nonostante la difficoltà in cui vivono, trovano il modo per andare avanti, il tutto con delle risorse di felicità che la società contemporanea non riesce ad avere. Poi, è logico, c’è anche una parte di dolore ma anche quella è fondamentale. Questi luoghi riescono a riconoscere il dolore, cose che in altri contesti non succede più, ho come l’impressione che ci si è dimenticati anche come riconoscere il dolore. Per questo io voglio rivelare la dignità di questi vissuti.  Mi sono sentito parte di Santa Lucia, in ogni casa in cui entravo mi chiedevano prima se avevo mangiato, poi come stavano i miei genitori e la mia fidanzata. È una gentilezza che non è sottovalutabile». Per il giovane fotografo campano, il quartiere Santa Lucia è molto simile al rione Sanità di Napoli. Entrambi quartieri popolari, prima cuore vivo della città, poi periferia nella stessa. Vicoli, strade quasi spesso impervie nelle quali i vissuti e le memorie passate vengono cancellate e dimenticate. «Ma è lì dentro che trovi delle relazioni umane che a mio avviso rappresentano il vero significato della vita». Ma i rapporti tra il fotografo campano e la città di Cosenza non si sono esauriti con il progetto Santa Lucia ed il premio assegnatogli da Canon. «Ritornerò –dice-. Quanto sono stato a Cosenza ai bambini del quartiere abbiamo dato delle macchine fotografiche consentendogli di fotografare la loro quotidianità ed è stato sorprendente notare la qualità delle immagini che hanno fatto. Ne è seguita una mostra e vederli prendere in mano i cosentini che dopo tanto tempo ritornavano a vivere quella parte del centro storico è stato straordinario, dovremmo trovare il modo di ripetere l’esperienza. A Cosenza ci sono associazioni che lottano per provare a migliorare alcune problematiche come la comunità San Pancrezio, Piazza Piccola , l’Associazione Santa Lucia, che stanno facendo molte iniziative importanti per il territorio, è bello vedere che c’è chi si batte per porre l’attenzione su quel luogo». (m.presta@corrierecal.it)

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