REGGIO CALABRIA Il consigliere del Pd Sebi Romeo, ai domiciliari con l’accusa di tentata corruzione nell’ambito dell’operazione “Libro Nero”, ha risposto alle domande del gip del Tribunale di Reggio Calabria Domenico Armaleo negando le accuse che gli sono state rivolte. Romeo, in particolare, ha escluso di avere promesso alcunché al maresciallo della Guardia di finanza Francesco Romeo. Secondo quanto emerso dall’indagine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria il maresciallo avrebbe avvicinato e incontrato di persona l’esponente politico allo scopo di rivelargli notizie riservate su attività di indagine che lo riguardavano, in cambio di favori personali. Il difensore di Romeo, l’avvocato Natale Polimeni, ha presentato un’istanza di revoca della misura cautelare. Romeo, arrestato contestualmente nell’inchiesta contro la cosca Libri, come ha tenuto a specificare il procuratore Giovanni Bombardieri, non ha niente a che fare con i Libri. «Il teorema accusatorio iniziale con cui veniva accusato di corruzione è stato sminuito nella sua portata dallo stesso Giudice per le indagini preliminari che lo ha riqualificato giuridicamente in tentata corruzione -spiega il legale del consigliere regionale-. Sebi Romeo, prendendo atto delle accuse a suo carico, unitamente alla difesa, ha spiegato la sua posizione sui fatti contestati, smentendo risolutamente qualunque richiesta corruttiva da parte sua al maresciallo della Guardia di finanzia ed escludendo che con costui si sia incontrato . Pur non potendosi considerare mercimonio della funzione pubblica aver, eventualmente, espresso la possibilità di segnalare chiunque presso una qualche ditta privata, durante l’interrogatorio è emerso che non vi è alcuna prova che Sebi Romeo abbia tenuto comportamenti utili a configurare tale reato, nè con il maresciallo nè con altri. Inoltre, precisiamo che non vi è prova alcuna che Sebi Romeo abbia chiesto di avere notizie sulla sua posizione giudiziaria ad un rappresentante delle forze dell’ordine e manca qualunque riscontro sull’attività che lo stesso rappresentante avrebbe svolto in quanto non è stata effettuata alcuna verifica sui computer in uso a costui e dell’incontro che ipoteticamente si sostiene sia avvenuto».
x
x