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Magna Graecia Film Festival, Pupi Avati si racconta

Ritorno a Catanzaro del maestro del cinema per l’ultima della kermesse. E presenta la sua pellicola “Il signor diavolo”

Pubblicato il: 04/08/2019 – 20:58
Magna Graecia Film Festival, Pupi Avati si racconta

di Maria Rita Galati
CATANZARO Una chiacchierata senza filtri, in un clima amichevole che diventa una riflessione a tutto tondo sulla situazione «imperscrutabile dell’Italia di oggi», sulla crisi del cinema nostrano alle prese con i problemi di distribuzione e la predominante influenza del fascino anglofono che marginalizza registi e percorsi italiani. Il protagonista dell’ultima masterclass della XVI edizione del Magna Graecia Film Festival, a poche ore della conclusione della kermesse dedicata al maestro Sergio Leone, è il maestro Pupi Avati che torna a Catanzaro a pochi mesi dal bell’incontro tenuto al teatro Politeama per la rassegna “Musica&Cinema”. Una occasione importante per lanciare il suo ultimo lavoro, nelle sale dal 22 agosto “Il signor diavolo” ma anche il prossimo, dedicato a Dante. Un percorso travagliato, partito nel 2001 che dovrebbe vedere la luce in occasione di un anniversario particolare, ad un anno e mezzo dai 700 anni dalla morte, che vedremo sulla Rai.
Avati torna ad un genere molto caro si suoi esordi, quello che l’amico giornalista Fabrizio Corallo definisce «gotico». Secondo Avati «la grande commedia di una volta rappresentava capolavori di acutezza psicologia e sociali, poteva toccare con strumenti diretti e semplici, protagonisti erano sia i registi che gli attori – afferma il maestro Avati-. Il massimo che possiamo indicare adesso tra gli attori di commedia che emergono è Favino, ma non è transitato dalle temperature dei grani Mastroianni, Nino Manfredi che quando parlavano di fame e fascismo o ricostruzione sapevano di cosa si parlava».
Per Avati nella «imperscrutabile Italia di oggi non c’è spazio per una analisi obiettiva, siamo sommersi da informazione che necessita di essere alimentata dallo scontro. È la dialettica aspra che fa leggere, siamo vittime di un sistema che ha bisogno di essere alimentato dalla rissosità».
In sostanza “siamo un Paese che subisce». La certezza di avere un’età, «mi permette di vedere la vita nella sua interessa e in prossimità della sua conclusione, ho scollinato da un pezzo, quindi posso dire che la mia vicenda umana mi ha insegnato molte cose, per cui c’è un momento che si torna verso l’inizio. Questo è il momento».
Il film in uscita il 22 agosto ha come protagonista «un personaggio abolito dal nostro lessico che è il diavolo inteso come il male. Io penso che ogni essere umano ha una buona dose di cattiveria che grazie all’educazione si gestisce – spiega ancora -. Siamo tutti invidiosi, gelosi, dentro di noi abbiamo questo limite. Il male non è quindi questo, ma è quando è fine a se stesso, il male per il male. La cattiveria per la cattiveria: il più grande trucco del diavolo è quello di far credere che non esiste».
Avati contesta che manifestazioni di settore come il Festival del cinema di Venezia o i David di Donatello diventino occasione per dare visibilità all’industria cinematografica americana, e in questo contesto esalta il ruolo e la mission del Magna Graecia Film Festival che dà voce e visibilità ai registi al loro esordio, che «difficilmente possono dirsi registi se non arrivano al terzo film. C’è sempre qualcuno che ti finanzia il primo film, il problema è superare lo scoglio del secondo».
Tra un ricordo ed un altro, quello della sua timidezza vinta bevendo Campari, tanto che lo chiamavano Peppino il camparino, e quello dell’amicizia con Lucio Dalla, nata proprio da una grande invidia diventata consapevolezza del fatto che Avati non aveva lo stesso talento nel suonare il jazz, il maestro ci lascia anche una riflessione sulla possibilità che la Calabria possa diventare terra di cinema come la Puglia e la Campania dove «hanno saputo sfruttare opportunità e creatività. Cosa che si può fare anche qui solo che non vedo organizzazione e soprattutto una Film commission con le professionalità e le esperienze adatte a far decollare il settore». (redazione@corrierecal.it)

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