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Delitto Gentile, nuovo giudizio sull'attenuante della provocazione

La Cassazione ha annullato la sentenza d’appello solo in alcuni punti. Nicolas Sia è stato condannato a 16 anni per aver ucciso a coltellate il coetaneo nel 2015

Pubblicato il: 05/08/2019 – 19:29
Delitto Gentile, nuovo giudizio sull'attenuante della provocazione

CATANZARO Un nuovo giudizio, in Appello, dovrà essere pronunciato nei confronti di Nicolas Sia, condannato il 13 giugno dello scorso anno in secondo grado a 16 anni con l’accusa di aver ucciso a coltellate il coetaneo Marco Gentile (foto) il 24 ottobre 2015 in un quartiere del centro storico di Catanzaro. Arrestato 24 ore dopo il delitto, Sia, difeso dall’avvocato Giancarlo Pittelli, è accusato di avere colpito 12 volte Gentile con un coltello a serramanico dalla lama di 8 centimetri. Secondo la ricostruzione, Sia avrebbe ucciso Gentile a causa di un debito per droga. Gentile – i cui familiari sono rappresentati dagli avvocati Arturo Bova e Antonio Ludovico – avrebbe ceduto a Sia una dose di marijuana che l’imputato non aveva pagato venendo così sbeffeggiato in pubblico.
La Corte di Cassazione, però, rimarca il fatto, già individuato dalla Corte d’Appello, di una serie di «condotte vessatorie di cui Nicolas Sia è stato a lungo vittima».
Un «vero e proprio bullismo prolungato» e uno dei principali autori di tali vessazioni in danno di Sia «era proprio Marco Gentile», la vittima. A questo punto viene ricordato l’episodio della sottrazione di un apparecchio per videogiochi da parte di Gentile a Sia.
Secondo la Suprema Corte è corretta l’esclusione dei futili motivi che «deriva infatti, da un pieno “ribaltamento” della motivazione espressa in primo grado sugli antecedenti causali del tragico gesto commesso da Nicola Sia il 24 ottobre 2015».
«Ora – scrivono gli ermellini – è logico ritenere che tale aspetto del fatto dovesse essere valutato ai fini della ricorrenza della circostanza attenuante della provocazione, sia pure nella particolare forma della cosiddetta provocazione per accumulo […] Ciò perché nessun dubbio può esservi circa il fatto che le ripetute condotte vessatorie integrino, sul piano naturalistico, un “fatto ingiusto altrui”».
La Corte di Cassazione ha perciò annullato la sentenza limitatamente all’attenuante della provocazione e al trattamento sanzionatorio e rinvia per un nuovo giudizio su tali punti ad un’altra sezione della Corte di Assise d’appello di Catanzaro. (aletru)

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