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Soci in Belgio e “colleghi” romeni per la gang calabrese delle truffe online

Le proiezioni internazionali dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria. Il sottobosco di hacker e intermediari e il tentativo di ampliare il giro d’affari. L’amico di uno degli indagati e «l’…

Pubblicato il: 07/08/2019 – 18:12
Soci in Belgio e “colleghi” romeni per la gang calabrese delle truffe online

di Pablo Petrasso
Ci sono gli affari da sviluppare in Belgio e i “colleghi” romeni che lavorano a Roma nel campo delle truffe online. C’è il potenziale socio che aveva tentato un colpo grosso con la Banca Islamica («bloccato dai servizi segreti») e il mega affare da 5 milioni di euro subordinato a un incontro a Catanzaro. Nell’area grigia del phishing si incrociano disoccupati che si prestano a un’attività di riciclaggio, smanettoni capaci di clonare carte di credito e rubare identità digitali, truffatori professionisti e bande che lavorano su scala internazionale. Le proiezioni dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria che ha portato in carcere 5 persone (qui nomi e dettagli e qui le dichiarazioni del procuratore Giovanni Bombardieri) sono – tra spunti investigativi da approfondire e fatti acclarati – potenzialmente molto vaste. Ma partono da una singola truffa da 9.300 euro e da un numero di telefono intestato dalla madre scomparsa di uno degli indagati.
I “COMPLICI” NEI GUAI Si tratta di Luca Adornato, considerato «concorrente morale di tutte le varie operazioni di accredito di somme di danaro in favore di personaggi a lui legati». Il sistema è semplice: si drenano denari dai conti di qualche incauta vittima che “offre” i propri dati attirata da una mail ben confezionata, li si trasferisce su conti aperti da “complici” che si accontentano di pochi euro e si prelevano prima possibile. Poi basta sparire, cambiare spesso numero di telefono e sperare che le denunce non siano troppo tempestive. Lo snodo centrale, per Adornato, è servirsi di «altre persone che vengono accompagnate negli uffici postali ad aprire conti al fine di farsi rilasciare carte prepagate, poi utilizzate per far confluire le somme provento delle frodi». Da centinaia di intercettazioni finite nei faldoni dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, però, «si evince» che «il soggetto titolare della carta è un mero intestatario il quale, una volta ottenuta la carta, fornisce le password ai membri del sodalizio affinché questi ultimi possano operare liberamente e disporre eventuali trasferimenti delle somme ricevute». La conclusione degli inquirenti suona piuttosto preoccupante per le 111 persone sulle quali sono in corso accertamenti per riciclaggio: «Si tratta – scrivono – di soggetti pienamente consapevoli dell’utilizzo delle carte o conti a loro intestati». In alcuni casi i presunti capi della gang dei truffatori assistono i “complici” in difficoltà davanti agli sportelli bancari, in altre circostanze guidano telefonicamente i lavori. Una volta messo a segno il “colpo”, tutti vengono pagati per i loro servigi.
«L’ALTRA COSA GROSSA» Nel novembre 2017 gli inquirenti catturano un tentativo di evoluzione nella truffa messa in atto a Reggio Calabria. Accade quando, di fatto, due utenze telefoniche intestate alla stessa persona entrano in contatto tra loro. Nessuna delle due è in uso al giovane maghrebino che le avrebbe attivate: i due numeri servono per far dialogare “in sicurezza” Luca Adornato e Martino Marcello Rossi. In realtà la conversazione viene registrata dagli inquirenti, che documentano un tentativo di allargare il business delle truffe online. Rossi riferisce ad Adornato «di essere stato contattato da “quell’amico romeno che sta a Roma”, il quale gli ha richiesto l’invio di tre carte Postepay da comprare e utilizzare per i suoi scopi, nonché i dati di ulteriori tre carte Postepay da ricaricare, con la richiesta di riavere il 50% delle somme bonificate». Nella stessa telefonata, i due soci spiegano che «a breve cominceranno con “l’altra cosa grossa” in vista del 21 (novembre, ndr) quando entrerà in vigore una direttiva sul “bonifico istantaneo”». In effetti, per quella data – annotano i magistrati – era prevista l’introduzione «di un bonifico non revocabile, per importi fino a 15mila euro, che andrà eseguito entro un massimo di 10 secondi e potrà essere effettuato sette giorni su sette, a tutte le ore del giorno e della notte». È uno strumento che la banda vorrebbe utilizzare per ampliare i propri orizzonti e accrescere il fatturato delle truffe. Uno dei passaggi registrati nelle intercettazioni è il tentativo di «far intestare fittiziamente o comunque “vendere” delle carte prepagate a un’altra organizzazione criminosa composta da rumeni, sulle quali accreditare le somme di danaro illecitamente sottratte dai conti correnti bancari delle vittime in cambio di una suddivisione degli utili». Il lametino Rossi è uno degli ingranaggi più importanti del meccanismo perché sarebbe «direttamente in contatto con i personaggi e le organizzazioni che materialmente effettuano le clonazioni di carte di credito».
BANCA ISLAMICA E SERVIZI SEGRETI Non è tutto: Rossi sarebbe «in contatto con soggetti che svolgono attività illecite in Belgio»; per questo motivo avrebbe pianificato un viaggio assieme ad Adornato per «prendere accordi per un’analoga attività criminosa». Il proposito emergerebbe da una conversazione del 22 novembre 2017, nella quale Rossi precisa che «i suoi committenti più importanti (quelli che caricano una carta al giorno) vogliono che venga loro restituito il 60% dell’importo trasferito». Oltre a questo, all’amico riferisce di una conversazione con un altro amico «che fa questo lavoro tipo il nostro, e lui ha detto “guarda che quell’operazione, la grossa della Banca Islamica l’ho fatta io e ce l’hanno bloccata i servizi segreti”». È un sottobosco variegato e pericoloso quello che gli investigatori tracciano seguendo i movimenti dei “compari” calabresi.
Affari in Belgio e contatti con i romeni che “lavorano” a Roma: tutto pur di aumentare i guadagni. A un certo punto spunta l’opportunità «di entrare in contatto con personaggi che per ogni carta fanno ricariche di 28mila euro nell’arco di una settimana». I potenziali nuovi soci «chiedono il pagamento di una provvigione anticipata di 1.500 euro che Adornato e Rossi «sarebbero disposti a pagare» a certe condizioni. E purché «la somma sia consegnata da un personaggio di Lamezia Terme che faccia da garante». (p.petrasso@corrierecal.it)

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