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Il "ritorno" di Papasso: «Voglio fare il sindaco di Cassano»

Prima uscita pubblica dell’ex primo cittadino dopo la sentenza che ne certifica la candidabilità. «Ero scomodo perché ho detto tanti no. Gonfiate le relazioni che hanno portato allo scioglimento

Pubblicato il: 09/08/2019 – 15:28
Il "ritorno" di Papasso: «Voglio fare il sindaco di Cassano»

CASSANO ALLO JONIO Dopo 20 mesi di silenzio Gianni Papasso torna a parlare. E lo fa, con un incontro – conferenza stampa dal titolo “Giustizia e Verità” all’indomani della sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro sulla questione dell’incandidabilità che lo riabilita e legittima a tornare in campo perché, recita la sentenza, «nell’agire non ha influenzato e permesso alcuna infiltrazione mafiosa».
In un bar di Marina di Sibari, l’ex sindaco di Cassano torna, di fatto, in campo ed esordisce ringraziando ancora una volta i suoi figli, la sua famiglia e gli amici «che – si legge in una nota – in questi mesi difficili, di estrema sofferenza soprattutto psicologica, gli sono rimasti accanto, non negando che mai avrebbe immaginato nella sua vita politica di venire sciolto per mafia, lui che la mafia l’ha sempre combattuta e ne ha subito ritorsioni note alla cronaca».
L’ex primo cittadino si chiede «se si è voluto scherzare con le sorti di un paese e della sua gente mettendo a paragone i due gradi di giudizio che hanno sancito lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Cassano e i due che, invece, ritengono “regolare” l’operato amministrativo del sindaco.
«Papasso – si legge ancora – ha sempre sostenuto di essere un sindaco scomodo per molti perché il suo operato stava portando risultati, non a sé stesso, ma alla collettività cassanese, e per i “no” coraggiosi che è riuscito a dire evitando, per esempio, che il territorio sibarita divenisse una cittadella del migrante. A proposito, ha detto che la sua amministrazione è stata per una accoglienza regolamentata, solidale, responsabile e contro la speculazione che si registra sulla sofferenza umana».
«Papasso ha sottolineato però che «per Cassano lo scioglimento è stato di “tipo preventivo”, anzi con gli atti consumati dalla giunta e dal consiglio comunale quali la mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio, l’approvazione del regolamento sulla concessione di contributi assistenziali, l’approvazione del regolamento per l’applicazione delle sanzioni in materia di abusivismo edilizio e, soprattutto, il dibattito sviluppato e partito proprio da Cassano sui facili scioglimenti, sono state gettate chiarissime basi per richiedere una revisione della legge sugli scioglimenti che è fortemente dannosa e non fa sicuramente del bene alle comunità interessate». L’ex sindaco socialista – ringraziando i suoi legali Vittorio Cavalcanti, Francesco Gaetano Scoca e Antonio Senatore – ha detto che lo scioglimento è «frutto di relazioni appositamente gonfiate e che in alcuni casi contengono autentici falsi» e ha spiegato «che le ditte che attualmente hanno commesse con il comune di cassano, sono le stesse che lavoravano con l’ente al momento dello scioglimento».
Poi ha messo in evidenza «lo stato di abbandono in cui si trova il territorio comunale, il pericoloso e costoso danno di immagine del comune e dei suoi cittadini, i tanti finanziamenti persi, il ruolo di subalternità che Cassano svolge rispetto ad altre comunità». E si è chiesto «chi risarcirà i cittadini di tutti i gravissimi danni socio-economici-culturali che stanno subendo». Ha parlato poi di «pericolosi favoritismi» in atto nel settore cimiteriale. E, alla domanda se intenda scendere in campo il prossimo novembre alle amministrative ha risposto: «In cuor mio ci sono due scelte contrastanti: una dice di lasciar perdere, perché ho sofferto troppo. L’altra mi dice di continuare e scendere in campo, rimboccarmi le maniche per lavorare per il bene di questo paese che io amo e che voglio servire. Sono corteggiato anche per una probabile candidatura alle prossime Regionali, ma sinceramente, anche se ciò mi onora e mi alletta, io voglio fare il Sindaco di Cassano».

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