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Donna morta all’ospedale di Locri, Asp contro il sindaco: «Attacco lesivo delle professionalità»


I commissari Meloni, Ippolito e Giordano replicano al primo cittadino del centro che aveva denunciato il sospetto caso di malasanità: «Impegno massimo per potenziare le strutture»

Pubblicato il: 22/08/2019 – 15:44
Donna morta all’ospedale di Locri, Asp contro il sindaco: «Attacco lesivo delle professionalità»

LOCRI «Intervento inopportuno e lesivo delle professionalità interne». Questa in sintesi la posizione dell’Asp di Reggio Calabria rispetto al decesso della donna avvenuto il 14 agosto scorso dopo il ricovero all’ospedale di Locri che aveva portato il sindaco del centro, Giovanni Calabrese, a presentare un esposto alla locale Procura della Repubblica. «Con riguardo alla recente vicenda sanitaria che ha interessato il reparto di ortopedia dell’ospedale di Locri – scrivono in una nota i membri della Commissione Straordinaria dell’Azienda sanitaria reggina, Meloni, Ippolito e Giordano – e al successivo decesso di una anziana paziente, in ordine al quale sono state formulate dal sindaco di quel centro, attraverso la stampa locale, alcune insistenti e non certo lusinghiere considerazioni sull’operato dell’amministrazione dell’Asp di Reggio Calabria, della direzione ospedaliera, dell’amministrazione regionale e del ministero della Salute, nonché sull’organizzazione sanitaria dell’Ente, questa Commissione ritiene di non potersi esimere dall’intervenire per ricondurre le affermazioni espresse sull’episodio alla verità dei fatti».
«Prima di tutto preme agli scriventi esprimere alla famiglia della defunta signora – aggiungono – i più sinceri sentimenti di cordoglio per la perdita della propria congiunta. Ci sembra opportuno, dopo un attenta lettura degli atti, rappresentare, sia pure in sintesi, alcuni significativi elementi, assunti sia dalla cartella clinica, sia dalle relazioni sottoscritte dal personale medico che ha seguito la paziente durante il breve ricovero, e quindi trarre una interpretazione competente e circostanziata e formulare delle valutazioni obiettive sull’evoluzione della vicenda e sull’operato di quanti in essa sono stati impegnati». «Dalle informazioni rese dal personale medico – è detto ancora nella nota – anche in base ai dati della cartella clinica, la vicenda può essere riassunta nei termini seguenti: “In relazione all’articolo di stampa del 17 agosto 2019, si precisa che la paziente giungeva la sera del 12 agosto 2019 presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Locri a causa di una frattura del collo femore. La signora rimaneva in costante osservazione medica presso l’Osservazione breve Intensiva del Pronto Soccorso in attesa di essere trasferita il giorno successivo al reparto di ortopedia vista l’assenza di dirigente medico ortopedico durante le ore notturne. A causa delle gravi condizioni generali di salute la paziente veniva sottoposta alle idonee terapie e quindi ricoverata il 13 agosto 2019 presso il reparto di ortopedia. Si precisa che la stessa in ogni caso non poteva essere trattata chirurgicamente entro le quarantotto ore, così come previsto dalle linee guida ministeriali, perché il trattamento con terapia medica antiaggregante che prevede la sospensione del farmaco da almeno sette giorni prima di qualsiasi procedura chirurgica. La signora restava pertanto ricoverata e trattata con le terapie previste, ma le sue condizioni peggioravano per grave insufficienza respiratoria il pomeriggio dello stesso giorno, tanto da richiedere l’intervento del rianimatore. Nello stesso pomeriggio i parenti chiedevano le dimissioni della paziente, che avveniva contro il parere dei sanitari”».
«Certamente non sfugge a questa Commissione – affermano ancora i commissari – la grave situazione dei reparti nei vari presidi del territorio ed in particolare in quello di Locri, a causa della consistente carenza di personale medico-sanitario, frutto, come noto, dell’assenza, protrattasi nel tempo, di adeguate politiche di reclutamento di risorse umane e di efficienti programmi organizzativi interni. Ciò che preme sottolineare a tale riguardo è lo sforzo costante da parte di questa amministrazione fin dal proprio insediamento e pur con le difficoltà connesse all’attuale frangente, per incrementare il numero delle unità nei diversi servizi, onde poter garantire più elevati livelli di assistenza nel territorio».
«In tale contesto, le accuse gravi ed infamanti sull’operato di questa Azienda sanitaria – sostengono Meloni, Ippolito e Giordano – oltre a distorcere la percezione da parte della cittadinanza nel valore della sanità pubblica, infanga la dignità personale e professionale di quanti lavorano in questo settore con competenza serietà, dedizione anche con sacrifici personali. Certo è che simili irragionevoli ed emotivi interventi appaiono ancor più inopportuni e gravi, atteso l’importante ruolo istituzionale dell’autore e, aspetto di non secondaria importanza, sono particolarmente dannosi e ostacolano l’azione messa in atto per il conseguimento delle finalità organizzative dei servizi sanitari sul territorio».
«Infatti è di tutta evidenza come siffatti atteggiamenti – concludono – non possono che scoraggiare quei professionisti individuati dalla Direzione per coprire le attuali carenze specialistiche, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà già emerse nei numerosi tentativi per reperire personale idoneo da destinare a quella sede».

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