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Nuovo colpo al clan Cordì: in manette altre 4 persone – VIDEO

Ordinanza cautelare per le 11 persone fermate il 2 agosto e per Giuseppe Ripepi, Bruno Zucco, Vincenzo Cordì e Fabio Modafferi. Coinvolto un altro uomo al momento irreperibile. Sono tutti accusati …

Pubblicato il: 22/08/2019 – 11:25
Nuovo colpo al clan Cordì: in manette altre 4 persone – VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=69JZP5P3WlA
di Alessia Candito
LOCRI A poche settimane dall’operazione che ha colpito il clan Cordì, nonostante arresti e condanne tuttora padrone della vita e della morte a Locri, scattano le manette per altre quattro persone. Carabinieri e guardia di finanza hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare non solo agli 11 indagati fermati il 2 agosto scorso, ma anche a Giuseppe Ripepi, Bruno Zucco, Vincenzo Cordì (’57) e Fabio Modafferi. All’elenco ci sarebbe da aggiungere una quinta persona, al momento irrintracciabile e attivamente ricercata, accusata di trasferimento fraudolento di valori.
L’INCHIESTA A vario titolo, sono tutti accusati di essere appartenenti o vicini al clan Cordì, che a Locri – ha svelato l’indagine diretta dai pm Diego Capece Minutolo e Giovanni Calamita, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo – controllava tutto, dai cimiteri alla distribuzione del pane. Un dominio asfissiante, imposto con metodi quasi tribali e ostentato senza timore.
«Non c’è bisogno che parliamo… c’è bisogno solo che ci vedano», diceva, intercettato, uno degli indagati, sorpresi dall’inchiesta persino a spostare salme come se fossero pacchi per far posto a cappelle e monumenti funebri che il clan gestiva in esclusiva e vendeva a caro prezzo. Ma proprio la tracotanza degli uomini del clan è stata causa dei loro (nuovi) guai giudiziari.
RISPOSTE RAPIDE E INDAGINI CHE NON SI FERMANO «La ‘ndrangheta dei Cordì è una ‘ndrangheta che ha delle particolari caratteristiche di violenza a cui non vuole rinunciare. A volte esagerano e la gente, nonostante la paura, reagisce. E lo Stato deve fornire una risposta rapida», aveva spiegato il procuratore aggiunto Lombardo, commentando i risultati dell’operazione. «Il nostro lavoro però – aveva promesso in quell’occasione il procuratore capo Giovanni Bombardieri – non si ferma con le misure cautelari di oggi». E all’alba sono arrivati i nuovi arresti.
NUOVI SVILUPPI In manette per ordine del gip è finito questa mattina Vincenzo Cordì, pezzo da novanta dell’omonimo clan ed elemento di continuità fra i boss di vecchia generazione e le nuove attività della famiglia di Locri. Era a lui – hanno scoperto gli investigatori – che si rivolgevano non solo capi e gregari, ma anche imprenditori per risolvere controversie o ottenere protezione. Legato ad una concezione quasi tribale del controllo del territorio, la notte del 31 dicembre, cimici e telecamere piazzate da carabinieri e finanza lo hanno sorpreso a sparare contro cassonetti e lampioni per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo, come se sfoderare armi da guerra in città fosse la cosa più normale del mondo e a lui tutto fosse consentito. Insieme a lui quella sera c’erano anche i figli, Domenico (cl.1991) ed Antonio (cl. 1997).
GREGARI E AFFILIATI IN MANETTE Agli arresti su richiesta della Dda e per ordine del gip è finito anche Fabio Modafferi, vicino ai clan e per la procura “usuraio di fiducia della famiglia”. Era a lui a prestare importanti cifre in denaro contante a soggetti versanti in condizioni di difficoltà economica, pretendendo da questi rate mensili di restituzione del premio capitale, gravate da interessi fissati nel tasso del 30% mensili. In manette poi è finito anche Giuseppe Ripepi, autista di Domenico Cordì (cl.79) e tuttofare del clan, accusato di aver aiutato i Cordì a mantenere un costante raccordo informativo tra i diversi affiliati anche e soprattutto al fine di eludere o impedire le indagini. Nuove accuse hanno infine raggiunto Bruno Zucco, cui la Dda contesta il reato di associazione finalizzata al compimento di estorsioni e tentata estorsione ai danni di imprenditore locale.
ANCORA SEQUESTRI Sotto sigilli è anche finita un’agenzia di pompe funebri, in tutto e per tutto riconducibile al clan, le “Onoranze funebri e addobbi floreali F.lli Alì” di Gianfranco Alì. Il titolare, fermato il 2 agosto scorso insieme al dipendente Vasile Iulian Albatoaei, per gli inquirenti ha raggiunto una posizione dominante nell’ambito del settore di servizi funebri ed attività commerciali connesse all’area cimiteriale di Locri, soprattutto grazie al prezioso supporto offerto dai familiari Giorgio e Cosimo Alì, quest’ultimo reputato in tutto e per tutto uomo del clan Cordì. (a.candito@corrierecal.it)

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