CATANZARO Il sindacato parla addirittura di «colpo di sole bello grosso» per commentare uno degli ultimi atti firmati dal management di Azienda Calabria Lavoro (che, come vedremo, si sarebbe impegnato a revocarlo). Con il decreto del direttore generale numero 76 del 5 agosto scorso – questo l’atto contestato – si è proceduto alla liquidazione del salario accessorio in riferimento all’anno 2018. La cifra complessiva è di circa 87mila euro (lordi). «Non proprio spiccioli – osserva il Csa-Cisal –. Sapevamo che Azienda Calabria Lavoro fosse un ente strumentale della Regione, ma non così speciale fino al punto da far prevalere i suoi dipendenti (per di più, come recita lo stesso decreto, “in utilizzo”) a tutti quelli di ruolo dell’amministrazione regionale che, come ben si sa, ancora non hanno ricevuto alcunché per l’annualità 2018. Fosse soltanto una questione di ingiustificabile diseguaglianza fra lavoratori, purtroppo, non sarebbe che l’ennesima conferma di una prassi consolidata, in questo caso però c’è l’aggravante che il decreto in questione ha parecchie lacune amministrative, se non veri e propri profili di illegittimità».
«LA PROCEDURA “SGANGHERATA”» Per il sindacato, «la prima anomalia che balza all’occhio è l’evidente “deroga” nella procedura necessaria al riconoscimento del salario accessorio. Dal decreto si apprende che, il 14 agosto 2018, ai dipendenti sono stati assegnati gli obiettivi individuali. Dopodiché, da maggio 2019 all’Azienda Calabria Lavoro sono arrivate le “relazioni individuali… attestanti le attività svolte dai singoli dipendenti per l’anno di riferimento ed il raggiungimento degli stessi obiettivi assegnati”, presumibilmente inviate con note individuali dai lavoratori. Fin qui siamo alla semplice “auto-certificazione” degli stessi lavoratori di quanto hanno fatto. In un secondo passaggio, si parla “delle schede di valutazione di performance individuale”, altro step obbligatorio per liquidare il salario accessorio. Ciononostante lo stesso decreto “ammette” che “per l’anno 2018 non è più possibile trasmettere le schede di valutazione dei dipendenti in utilizzo presso l’Ente, in quanto il relativo costo non è stato previsto all’interno del bilancio regionale” e che ciò avverrà solo per la futura liquidazione della produttività dell’anno 2019, quando la liquidazione dovrà essere anticipata dalla “comunicazione e trasmissione delle relative schede di valutazione”».
«PRODUTTIVITÀ LIQUIDATA SENZA LA FIRMA DEL CONTRATTO DECENTRATO» Dunque, il salario accessorio 2018 dei lavoratori di Azienda Calabria Lavoro sarebbe stato liquidato con le sole “auto-dichiarazioni” degli stessi dipendenti. «In quale ente pubblico – attacca il sindacato Csa-Cisal – si può assistere a una cosa del genere? Adottando questo metodo, anche gli stessi dipendenti regionali con una semplice “autodichiarazione” potranno vedersi riconoscere la produttività? Forse dalle parti di Azienda Calabria Lavoro sarà sfuggito – ricorda il sindacato – che ancora oggi non è stato firmato il contratto integrativo decentrato 2018, quindi i lavoratori regionali non hanno potuto ottenere la liquidazione del salario accessorio. Di conseguenza, quanto fatto per i dipendenti dell’ente strumentale della Regione Calabria è illegittimo e viola il minimo buon senso delle trattative sindacali».
«LA RELAZIONE DELLA PERFORMANCE NON VALIDATA» La “guerra” della produttività non è ancora finita. «A monte (altro adempimento necessario per liquidare la produttività dei dipendenti), la relazione della performance 2018-2020, approvata con il decreto 52 del 26 giugno dell’allora commissario straordinario, non è stata mai validata dall’Organismo Indipendente di Valutazione (OIV). Non a caso il decreto incriminato, il 76 del 5 agosto, del nuovo direttore generale non può che confessare che la relazione sulla performance è stata solo trasmessa all’Oiv, ma – come da controllo sui canali istituzionali e pubblici effettuato dal sindacato Csa-Cisal – non è stata appunto ancora validata. Altro macigno sulla regolarità di questa pastrocchiata liquidazione del salario accessorio dei dipendenti di Azienda Calabria Lavoro. Basti ricordare che l’articolo 14, comma 6, del D.lgs. 150/2009 disponde che la validazione della relazione sulla performance è “condizione inderogabile per l’accesso agli strumenti per premiare il merito…”. Non c’è nemmeno bisogno di intepretazione».
«NESSUNA TRASPARENZA SUI BENEFICIARI» «L’altro grosso buco nero del decreto del direttore generale – prosegue il sindacato – è sul numero e sull’identità dei dipendenti. Non si sa bene a quanti e a chi sarà liquidato il salario accessorio. Alla faccia della trasparenza. Si conosce soltanto l’importo totale (senza neanche conoscere le diverse categorie dei lavoratori beneficiari, evidentemente) che per l’esattezza è di 86.921,10 euro. Si spendono soldi pubblici, ma non si sa per chi. Una bella cifra che magari finirà impropriamente nelle tasche di una decina di dipendenti, alla faccia della produttività corrisposta ai lavoratori regionali di ruolo. Per dovizia di particolari prima abbiamo ricordato il passaggio del documento in cui si sostiene che “il costo non è previsto all’interno del bilancio regionale”. Ricordiamo che, da che mondo è mondo, la capienza del salario accessorio vada individuata nel “fondo risorse contrattazione integrativa del personale comparto non dirigenziale – Cida 2018 – fondo anno 2018”, alla luce del nuovo Ccnl Enti Locali 2016-2018 del 21/05/2018. Questo significa che si tratta di un fondo a sé stante, legato alla contrattazione».
«OCCHIO ALLA CORTE DEI CONTI» «Il decreto 76 del 5 agosto di Azienda Calabria Lavoro – ribadisce il Csa-Cisal – presenta profili di manifesta illegittimità. Visto che il decreto è stato trasmesso anche alla Corte dei Conti, siamo sicuri che i giudici contabili lo osserveranno con molta attenzione. A loro ricordiamo in particolare la “dimenticanza” sulla valizione da parte dell’Oiv della relazione sulla performance e le semplici “auto-dichiarazioni” dei dipendenti ritenute “sufficienti” dall’ente strumentale regionale per vedersi riconoscere il pagamento della produttività. Tutti elementi che sicuramente la Corte dei Conti riterrà interessanti».
«QUEL DECRETO VA REVOCATO» «Del fatto che qualcosa non “funzioni” nel decreto di Azienda Calabria Lavoro probabilmente se ne è accorto lo stesso direttore generale firmatario Giovanni Forciniti – segnala in ultimo la nota –. Quest’ultimo, evidentemente dopo una lettura più approfondita, ha rilevato delle criticità e si è impegnato verbalmente a revocare l’atto lunedì 26 agosto, appena rientrerà in servizio. Il sindacato Csa-Cisal vigilerà attentamente affinché questa non rimanga soltanto una promessa. Le regole sono uguali per tutti e vanno rispettate. Di certo non è ammissibile liquidare con tanta leggerezza cifre importanti (quasi 87 mila euro) in palese violazione delle leggi e della contrattazione sindacale, creando un “regno” senza controllo. Inoltre – chiarisce infine il sindacato –, qualora ci fosse già stata la percezione della produttività da parte dei dipendenti, invitiamo l’Azienda Calabria Lavoro ad attivare immediatamente la procedura per il recupero delle somme indebitamente erogate».
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