«Esistono ragioni di diritto del più alto rango e di merito per fare in modo che la formazione del nuovo Governo costituisca l’occasione per garantire ai calabresi livelli essenziali di assistenza sino ad ora mai percepiti». E’ quanto scrivono in una lettera indirizzata al segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, i docenti Enrico Caterini (Università della Calabria), Damiana Costanzo (Università della Calabria), Valerio Donato (Università Magna Graecia), Silvio Gambino (Università della Calabria), Gianni D’Amico (Università Mediterranea), Gianpiero Calabrò (Università della Calabria), Ettore Jorio (Università della Calabria), Francesco Manganaro (Università Mediterranea), Alessandro Mazzitelli (Università della Calabria), Giulio Nardo (Università della Calabria), Roberto Bartolino (Università della Calabria), Geremia Romano (Università Magna Graecia), Damiano Silipo (Università della Calabria), Aquila Villella (Università Magna Graecia. «Apprezziamo – affermano i docenti universitari nella lettera a Zingaretti – il suo sforzo di lavorare alla formazione di un Governo di estrazione progressista che ricostruisca il Mezzogiorno dalle macerie, soprattutto culturali, cui non ha offerto soluzione alcuna quello appena precedente. Comprendiamo le difficoltà che sono alla base della trattativa in essere con la sinistra parlamentare e con il Movimento 5 Stelle per far sì che venga a condividersi un programma di rinnovamento del Paese e di rilancio reale del Sud, nonché a determinarsi un Governo rappresentativo della tutela delle diverse, ma essenziali, istanze collettive. A proposito di queste ultime, abbiamo ritenuto opportuno indirizzarle questa lettera aperta, al solo scopo di contribuire alla rinascita della nostra amata regione e di ridare ai calabresi quanto la Costituzione impone comunque e ovunque, tranne che in Calabria. L’occasione – aggiungono i 14 professori delle Università di Rende-Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria – può essere determinata dalla «rinegoziazione» del contenuto del decreto legge 35/2019, poi convertito nella legge 60/2019, inteso a risolvere i mali organizzativi della sanità calabrese, produttivi di danni sociali incommensurabili e di una mobilità passiva che oltrepassa i 320 milioni di euro all’anno, con conseguente appesantimento del bilancio regionale e, dunque, della Repubblica». Secondo Caterini, Costanzo, Donato, Gambino., D’Amico, Calabrò, Jorio, Manganaro,. Zazzitelli, Nardo, Bartolino, Romano, Silipo e Villella «sebbene plausibili le ragioni che indussero la ministra Giulia Grillo ad optare per la decretazione d’urgenza, riteniamo che le misure in esso sin dall’origine individuate si sono dimostrate inadeguate e insufficienti. È stata la sua attuazione a dimostrare l’inadeguatezza del provvedimento e delle soluzioni, che tali non sono, atteso che, a oltre quattro mesi dalla sua pubblicazione, il Servizio sanitario calabrese è in preda allo sgomento e alla desolazione. Soltanto tre dei commissari straordinari prescelti hanno appena iniziato la loro attività, a fronte di altri cinque che hanno opposto un sonoro rifiuto ad accettare la carica di sovraintendere alle aziende sanitarie calabresi, sia territoriali che ospedaliere. Una situazione, questa, che aggrava quanto di rovinoso è rimasto del Servizio sanitario calabrese, spopolato di operatori sanitari, sprovvisti di presìdi medicali e farmaci, con bilanci aziendali non approvati e adempimenti fondamentali non assolti. L’odierna richiesta è suffragata dalle evidenti incostituzionalità che presentano il decreto legge e la legge di conversione. Incostituzionalità gravi e diffuse, alcune delle quali violentano irrimediabilmente l’autonomia riservata dalla Carta alle Regioni. E ancora. Il provvedimento è da rivedere, nella sua prima parte, perché adottato in palese violazione delle norme, costituzionali e attuative, che assicurano l’uniformità dei livelli essenziali di assistenza e regolano la formazione composita del bilancio dello Stato, l’obbligo di concorso delle Regioni all’equilibrio economico e alla sostenibilità del debito pubblico. A ben vedere, – concludono i 145 docenti universitari calabresi nella lettera a Zingaretti – esimio segretario, esistono ragioni di diritto del più alto rango e di merito, per far in modo che la formazione del nuovo Governo costituisca l’occasione per garantire ai calabresi livelli essenziali di assistenza sino ad ora mai percepiti. Che ciò possa reiterarsi nei confronti delle altre regioni, specie di quelle che trovansi nello stesso stato di precarietà vissuto dalla Calabria».
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