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‘Ndrangheta in Valle d’Aosta, aumentano gli indagati

La Dda di Torino ha chiuso le indagini per 20 persone ritenute orbitanti intorno al clan Nirta-Scalzone di San Luca. Implicati nell’inchiesta un consigliere regionale, un ex assessore, un consiglie…

Pubblicato il: 29/08/2019 – 21:18
‘Ndrangheta in Valle d’Aosta, aumentano gli indagati

AOSTA La Dda di Torino ha chiuso l’inchiesta Geenna, condotta dai carabinieri del Gruppo Aosta e dal Ros, su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Sono 20 gli indagati: rispetto ai 17 per i quali lo scorso 23 gennaio era stata chiesta la custodia in carcere, si aggiungono tre indagati a piede libero (non si tratta di politici o altre personalità note) per i quali è ipotizzato il reato di favoreggiamento. In base all’ordinanza di custodia cautelare, le indagini si concentrano sulla presenza di un locale di ‘ndrangheta ad Aosta, con al vertice Marco Di Donato, aostano di 50 anni, e di cui farebbero parte, tra gli altri, il consigliere comunale sospeso Nicola Prettico e il ristoratore cinquantenne Antonio Raso, di Aosta. Marco Sorbara, consigliere regionale sospeso, e Monica Carcea, ex assessore comunale a Saint-Pierre, i quali erano finiti in carcere – e poi ai domiciliari – con l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa. Glia indagati sono accusati di avere agito facendo gli interessi della famiglia Nirta-Scalzone di San Luca.
I RAPPORTI CON LA POLITICA «Sono nomi di famiglie che conosciamo da sempre, alla seconda o alla terza generazione. Le conosciamo dai primi anni Ottanta. La mafia si è affinata, sa entrare in modo più raffinato nel tessuto sociale, economico e politico, ma si è affinata anche la legislazione italiana». Così il procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna nel corso della conferenza stampa di gennaio.
Le indagini, ha ricordato il magistrato, sono cominciate nel 2014 e per affrontarle i sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Torino, Stefano Castellani e Valerio Longi, hanno studiato gli atti di alcune inchieste degli anni Duemila. «Esistevano soggetti che avevano ipotizzato una modalità organizzativa concretizzata nella locale di Aosta – ha spiegato la coordinatrice della Dda, Annamaria Loreto -. Vantavano rapporti significativi con esponenti del mondo politico che devono in parte la loro elezione al contributo della locale e che, in cambio, erano disponibili a dare all’organizzazione tutti i vantaggi derivanti dall’attività amministrativa: lavori pubblici, concessioni, appalti». Secondo la Procura «si vede oggi attuato quel programma di allora».
E CON LA MASSONERIA Emergono anche contatti con la massoneria dalla indagine sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Secondo gli inquirenti, alcuni indagati avevano cercato di instaurare rapporti con le logge valdostane per accrescere il loro potere. Lo si apprende da fonti investigative. Da una conversazione intercettata, in particolare, emerge l’intenzione di scalare le gerarchie di una loggia  per poi fare iscrivere imprenditori e professionisti.

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