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Sanità, la testimonianza shock di un operatore: «Ogni giorno con l’acqua alla gola»

Il racconto di un anestesista in servizio a Corigliano Rossano, dove (solo nelle ultime 24 ore) un medico è stato accoltellato e un uomo ha messo a soqquadro il pronto soccorso aggredendo anche i p…

Pubblicato il: 29/08/2019 – 11:22
Sanità, la testimonianza shock di un operatore: «Ogni giorno con l’acqua alla gola»

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO A sentirle dal didentro alcune testimonianze sono scioccanti. Soprattutto quando l’argomento sanità è all’ordine del giorno per una miriade di problemi che si ritorcono contro l’utenza finale, i cittadini bisognosi di cure.
E allora accade, nel giro di 24 ore, che si registrino gravi fatti di cronaca come quello del medico accoltellato nei giorni scorsi a Rossano Alta (qui la notizia) o quello dell’uomo che ha messo a soqquadro il pronto soccorso e ha aggredito i poliziotti. Oppure che qualche addetto ai lavori stacanovista, con grande abnegazione, sia costretto a sobbarcarsi 18 ore di turno lavorativo (ne abbiamo scritto qui) o che finisca per avere un malore a causa dello stress (qui l’episodio accaduto a Serra San Bruno, nel Vibonese).
Eppure all’ospedale spoke di Corigliano Rossano, pur servendo tutto il nord-est calabrese – 220mila abitanti del tratto costiero fra Rocca Imperiale e Cariati – ogni giorno che passa vengono inferti colpi mortali. Il rischio che alcuni reparti chiudano è ormai cronico, come la carenza di personale che in alcuni casi costringe finanche allo spauracchio della chiusura notturna del pronto soccorso di Corigliano. E come un cane che si morde la coda tutto si ripercuote sul Pronto soccorso del “Giannettasio”, anche perché gli autisti delle ambulanze provenienti dall’Alto Jonio preferiscono tirare dritto per Rossano e non inerpicarsi nel centro storico di Corigliano. Tutte storie di ordinaria amministrazione, dunque, alle quali vanno aggiunti anche i rebus del 118 sui mezzi di soccorso: può accadere che chiamando il Suem da Corigliano per un’emergenza, l’ambulanza debba arrivare da Trebisacce. O che mezzi in panne destinati alle urgenze debbano essere riparati, paradossalmente, in officine di Cosenza, e solo a Cosenza, perché in convenzione con l’Asp, con tutte le conseguenze del caso: mezzo fermo per giorni e personale che deve spostarsi perdendo tempo.
Quelle logistiche, però, sono solo alcune delle problematiche che attanagliano lo spoke di Corigliano Rossano. Capita anche che l’ospedale sia privo di alcuni farmaci o che apparecchiature siano fuori uso per giorni, il che costringe l’utenza a file e attese infinite o a dover rivolgersi ai privati.
LA TESTIMONIANZA A testimoniarlo sono anche le parole del dottor Rocco Chiaro, anestesista in servizio al presidio ospedaliero di Corigliano, che, proprio perché giungono da un addetto ai lavori, sono scioccanti. Il primo dato-quesito che snocciola è il seguente: «Perché vengono inviati dei ginecologi a Castrovillari con appena 400 parti all’anno e nessuno a Corigliano, il cui reparto di Ostetricia e Ginecologia mette alla luce oltre mille bambini l’anno?».
Poi evidenzia subito le carenze di personale medico: «Il Pronto soccorso e la Pediatria, l’unica della costa jonica, sono con l’acqua alla gola, così come in Chirurgia. In Radiologia, la diagnostica per immagini va avanti con la presenza dello specialista solo dalle 8,00 alle 14,00 e non tutti i giorni, mentre i pomeriggi, le notti e i festivi sono coperti dalla teleradiologia, privando così il Pronto soccorso e l’unità operativa di Medicina di un indispensabile supporto diagnostico».
Il dottor Chiaro prosegue il suo racconto e poi non disdegna qualche dura stilettata alle rappresentanze politiche calabresi in Parlamento ed al consiglio regionale. «Il laboratorio analisi, un’eccellenza del nostro spoke, ora è ridimensionato ed ipofunzionante. Non vado oltre, ci sarebbero tante altre cose da dire – prosegue – ma vorrei chiedere ai nostri politici i motivi per i quali siamo ridotti così. Perché piuttosto che salvaguardare la loro poltrona in Parlamento o a Palazzo Campanella non si impegnano per garantire ai calabresi una sanità adeguata? E ancora, perché la Regione – l’anestesista mette l’ultimo dito nella piaga – non si adopera per risolvere una volta per tutte la querelle “Ospedale della Sibaritide”? La politica ci risparmi chiacchiere e promesse».
La sanità jonica, insomma, è sempre più in ginocchio e anche quando è il Consiglio di Stato a emettere la sentenza di riapertura di un ospedale, come quello di Trebisacce, non se ne fa nulla. Inaugurato solo il pronto soccorso durante la campagna elettorale delle Politiche 2018, è probabile che il reparto sia costretto alla chiusura perché fra pochi giorni, il 5 settembre, scadrà il contratto di convenzione con gli anestesisti dell’Asp che garantiscono le prestazioni che per legge prevedono la presenza dell’anestesista-rianimatore.
Un palliativo, il reparto emergenze di Trebisacce, per il servizio sanitario erogato nella Sibaritide, che può poggiarsi solo e soltanto sullo spoke di Corigliano Rossano. Che sembra sgretolarsi – pian piano – come un castello di sabbia al vento. (l.latella@corrierecal.it)

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