L’estate “orribilis” della sanità calabrese. Il rosario delle emergenze si è snodato quasi quotidianamente, a conferma di un’emergenza perenne e permanente che il “Decreto Calabria” approvato dal Consiglio dei ministri riunito in via straordinaria a Reggio Calabria a fine aprile doveva eliminare e invece ha, paradossalmente, raddoppiato. E di uno scenario che, almeno a breve termine, presenta aspetti preoccupanti. Lo dicono i fatti e i numeri. Una struttura commissariale dimezzata dalle dimissioni del sub commissario Thomas Schael, al quale subentrerà Maria Crocco, il cui insediamento a supporto del commissario Saverio Cotticelli – riferiscono fonti accreditate – potrebbe avvenire agli inizi della settimana entrante. Solo due commissari aziendali nominati, in forza del “Decreto Calabria”, dal governo nazionale (Isabella Mastrobuono all’ospedale di Catanzaro e Giuseppina Panizzoli all’ospedale di Cosenza, anche loro attesi nella settimana entrante), il vuoto gestionale nelle altre aziende con una commissione straordinaria nella trincera dell’Asp di Reggio, con una situazione particolarmente ingarbugliata (e allarmante) all’Asp di Cosenza, e nelle altre il timone affidato a facenti funzione che ovviamente, e comprensibilmente, si guardano bene dall’assumere decisioni coraggiose e per questo anche rischiose, se resistono (se non resistono, è fuga dal palazzo che brucia…). E poi, la coperta sempre più corta del personale, con i primi deleteri effetti di Quota 100 e il turn over che non si sblocca nei fatti anche se a livello normativo è stato sbloccato. E infine, i casi di presunta malasanità, tra Locri e Cetraro e non solo, forse addirittura pochi, numericamente parlando, in rapporto alla gigantesca emergenza in atto nella sanità calabrese. E poi, l’ennesima negativa verifica del tavolo interministeriale sull’attuazione del piano di rientro calabrese: l’”Adduce” dell’1 agosto scorso ha infatti cristallizzato un “buco” di 105 milioni nei conti della sanità regionale. Tutto questo bailamme doveva essere definitivamente accantonato con l’entrata in vigore del “Decreto Calabria” voluto dalla ministro Giulia Grillo, ma invece si è ulteriormente acuito. All’indomani della decisione del leader della Lega Matteo Salvini di staccare la spina al governo nazionale, la stessa Grillo ha elencato anche la riforma della sanità calabrese tra quelle a rischio con la fine del Conte 1, ma in realtà il “Decreto Calabria” ha finito con il complicare ancora di più la già disperata “missione” del commissario Cotticelli. Soprattutto, il “Decreto Calabria”, lungi dal rivoluzionare da subito la situazione com’era nella sua filosofia, già dai suoi primi passi ha evidenziato i suoi limiti, limiti che adesso – in prospettiva – si fanno ancora più evidenti. Perché la stagione di incertezza legata alle trattative per la formazione del nuovo governo allungherà ancora di più i tempi per decisioni e interventi che riguardano la sanità calabrese, sempre più sull’”ottovolante” e sempre più condizionato da scelte esterne alla Calabria: ci sarà infatti da capire chi sarà il nuovo ministro della sanità ove la Grillo non dovesse essere confermata, si tratterà di capire quando il governo nazionale si insedierà, e si tratterà di capire quali saranno le sue priorità (ed è difficile pensare, francamente, che tra queste ci sarà la sanità calabrese). E se dovesse nascere il governo giallo-rosso, con l’alleanza Movimento 5 Stelle-Pd, si tratterà di capire quale visione della sanità prevarrà: nei giorni scorsi il governatore Mario Oliverio, che alla Grillo e al “Decreto Calabria” ha dichiarato un’autentica “guerra di religione” (persa), è tornato alla carica chiedendo un superamento del provvedimento, e questo, a prescindere comunque dalle rivendicazioni del governatore, potrebbe essere l’approdo, che comunque non sembra immediato. Nei prossimi giorni l’operatività del settore riprenderà, è atteso infatti il rientro del commissario Cotticelli, l’arrivo al suo fianco della sub commissario Crocco, accompagnata da un curriculum di tutto rispetto (si dice che ha “riaggiustato” la sanità abruzzese), e l’arrivo di altre figure manageriali, ma sembrano “palliativi”, importanti ma non sufficienti a lenire l’emergenza. Che è destinata a proseguire ancora per molti mesi. Salvo miracoli… (a. cant.)
x
x