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«Non è il santuario della 'ndrangheta, Polsi sia simbolo di riscatto» – VIDEO

Il vescovo Oliva in occasione della festa della Madonna: «È luogo sacro da amare». Sollecitata la costruzione della nuova strada: politica passi da parole a fatti. «Corruzione, malapolitica e buroc…

Pubblicato il: 02/09/2019 – 11:55
«Non è il santuario della 'ndrangheta, Polsi sia simbolo di riscatto» – VIDEO

SAN LUCA «È ingeneroso continuare a collegare questo luogo di culto alla ‘ndrangheta, azzerando quanto da anni si sta facendo per recuperare la sua vera identità. Polsi è semplicemente un santuario. Un santuario da amare, da custodire, da tutelare da ogni interesse ed interferenza esterna». Lo ha detto vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, parlando oggi nel santuario di Polsi, nel Reggino, in occasione della festa della Madonna della montagna.
La località aspromontana, come documentato in molti atti giudiziari, è tradizionale ritrovo dei capi della mafia calabrese, che vi si ritrovano ogni anno, approfittando dei festeggiamenti, mimetizzandosi tra i fedeli. Oliva, però, rifiuta l’equazione fra il luogo di culto e la criminalità.
«È un luogo sacro – dice – che vuole offrire ai tanti pellegrini che lo visitano momenti di silenzio, di preghiera. Un luogo dove è possibile riscoprire il rispetto per la natura, il valore della riconciliazione con Dio e con i fratelli. La società civile ha tutto l’interesse che sia questo e che ci si adoperi sempre più nell’affermare e tutelare questa identità. Le nostre comunità, l’intera società ha bisogno di luoghi, dove poter riscoprire i valori alti della pace, della solidarietà e del perdono. Essi sono polmoni di spiritualità, di cui tutti e l’intera società abbiamo bisogno. Quanto vorrei – ha aggiunto – che Polsi divenisse simbolo del riscatto morale della nostra gente, che non accetta più di restare al di fuori delle agende politiche».
https://youtu.be/tqP4nu7q1sA
Monsignor Oliva ha anche sollecitato la costruzione di una moderna strada di collegamento al santuario.
«È nelle attese di tutti – ha spiegato – poter arrivare al santuario di Polsi da ogni dove, sani e malati, giovani e anziani. Si deve poter venire qui senza rischiare la vita. Una nuova strada, più sicura e percorribile, è il simbolo del riscatto di Polsi. Al riguardo possiamo dire, come annunciato lo scorso anno, che siamo sulla buona strada. C’è un finanziamento, c’è una volontà politica. Ma occorre passare dalle parole ai fatti, dall’annuncio alla realizzazione. E su questo possiamo avere risposte concrete da parte delle autorità presenti. Vigiliamo perché non accada – come talvolta è accaduto – ha continuato – che i finanziamenti stanziati, vadano distratti, sperperati, mal spesi, senza giungere alla conclusione dell’opera. Presteremo la massima attenzione: noi tutti e tutta la comunità dei devoti di Polsi. Siamo tutti responsabili della cosa pubblica. La realizzazione dell’opera nei tempi giusti – ha poi detto il vescovo – significherà la vittoria della buona amministrazione sulle forze disgregatrici, criminali e mafiose. Sarà un segno di riscatto per Polsi, e per tutta quella gente che viene qui con un bagaglio di umanità, di umiliazioni e di povertà, ma anche con tanta dignità. Con la dignità di un popolo – ha sottolineato – che va tutelata proprio perché si porta dietro tante ferite, debolezze ed errori».
«CORRUZIONE, MALAPOLITICA E BUROCRAZIA UCCIDONO COME LE MAFIE» Il presule ha dedicato un passaggio dell’omelia ai comportamenti omissivi che minano i fondamenti della democrazia. «Non si dà più valore ai principi dell’etica pubblica: urge ravvivare il senso di responsabilità in ciascuno, specie quando si rivestono cariche pubbliche e istituzionali».
«La gente – ha aggiunto monsignor Oliva – si attende un maggiore impegno nella lotta alla corruzione. La società corre seri pericoli quando ci si lascia ammaliare dalla corruzione. C’è inconciliabilità tra politica e corruzione. La politica è realizzazione del bene comune, interesse per la vita del cittadino, per la cura del creato e dell’ambiente. La corruzione, al contrario, cerca il proprio interesse, sfrutta l’ambiente, uccide la comunità ed il bene comune. Insomma, nega la ragione stessa della politica e della società. Teniamo presente che come la fede ha bisogno di esprimersi nella carità e nell’amore, la politica deve sempre esprimersi nell’affermazione del bene comune, nell’attenzione agli ultimi ed ai più bisognosi. La mala politica insieme alla corruzione e alla burocrazia, uccidono non meno delle mafie, ne sono un male non meno dannoso. Oggi occorre che coloro che intendono fare buona politica nell’interesse della comunità devono fare un’alleanza tra loro».

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