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L'educazione criminale (a 8 anni) tra i narcos. «Questo un giorno mi farà le scarpe»

Le intercettazioni finite nell’inchiesta della Dda reggina contro un gruppo di trafficanti della Piana. Il padre dava “lezioni” al figlio sulle dinamiche del narcotraffico. E il piccolo assisteva r…

Pubblicato il: 04/09/2019 – 16:03
L'educazione criminale (a 8 anni) tra i narcos. «Questo un giorno mi farà le scarpe»

di Alessia Candito
REGGIO CALABRIA Non è mai troppo presto per diventare un trafficante. Deve aver pensato questo Agostino Cambareri, quando ha iniziato a coinvolgere il figlio nell’attività di famiglia. Non quella ufficiale, un negozio di frutta e verdura nella Piana di Gioia Tauro, ma quella clandestina e più redditizia, il traffico di droga. Quando i carabinieri iniziano a stare addosso a Cambareri, arrestato come capo di una piccola ma agguerrita organizzazione in grado di far arrivare la propria “roba” in mezza Calabria (qui i nomi e qui le dichiarazioni del procuratore di Reggio Bombardieri), il bambino ha solo 8 anni. Ma parla già da narcos. E il padre ne è orgoglioso. «Questo un giorno mi farà le scarpe», dice soddisfatto ai suoi.
APPRENDISTATO CRIMINALE Coinvolto dal padre in tutti gli aspetti del business, il piccolo era già in grado di distinguere i vari tipi di droga, ne conosceva la lavorazione, sapeva distinguerne la qualità. Tutto “merito” delle lezioni di papà. «Guarda come si è combinata che l’ho messa al sole… troppo si fa però. Questa solo si fa con l’acqua. Viene con Antonio per riprendersela, gli ho detto di portare 600. I 500 e 100 di ieri. Come si è combinata», diceva scontento al bambino, che con fare esperto commentava «gingomma».
TAGLIO, CUCINA E FORNITURE La lezione su come tagliare la droga il piccolo sembrava già averla assimilata. E anche sui rischi. Insieme vanno a casa di una donna per sostituire una partita di droga pericolosa, «altrimenti quella finisce in ospedale». Ne è arrivata altra, capiscono dalle conversazioni gli investigatori, e Cambareri sembra soddisfatto. «Questa hai detto che è forte» gli dice il figlio, quasi stupito che la giri alla donna senza neanche tagliarla. Ma il padre, discutendo con lui come se fosse un sodale, gli spiega: «Quelli, gli additivi, non mi servono più a niente! Allora io solo una cosa devo fare, come me ne portano altri chili… gli ho detto di portarmeli sia ad uno che all’altro, quelli che ho incontrato stamattina».
IL BABY NARCOS Il piccolo non ha necessità di spiegazioni. Agli incontri del padre con clienti, fornitori e distributori assiste regolarmente. Li conosce ed è spesso lui a gestire i contatti tramite Messenger o al telefono, seguendo le direttive del padre. Dalle conversazioni intercettate sembra anche conoscere bene laboratori e piantagioni, così come è cosciente dei rischi che quell’attività comporta. Per questo, ad esempio, raccomanda al padre di non dimenticare di coprire «la buca» fatta in campagna e dove probabilmente sono stati bruciati dei residui di lavorazione. E quando il genitore si accorge di essere stato seguito e fotografato da agenti in borghese, disgustato come un criminale di lungo corso commenta con disprezzo: «Tutti gli stessi sono questi».
A SCUOLA DI BONIFICA Nel suo apprendistato criminale con il padre e i sodali, ha già imparato che sulle auto ci possono essere cimici e bisogna parlare sempre con molta attenzione. «Me lo ha detto zio Enzo – dice al padre, ripetendo diligente “la lezione” – allora, prima non gli funzionava il clacson, ora gli funziona il clacson e non gli funziona la luce». Tutti segnali – ha imparato – che indicano la presenza di una cimice. E quando il padre capisce di averne una in auto, lo informa come se fosse un complice. «Puzzano, puzzano di gnau! … Quindi meglio evitare, o no? Ora, a casa non sono venuti, la campagna la puliamo tutta, e quella la lasciamo là». Il bambino non si scompone, segue il padre in campagna e lo aiuta a bruciare tutta la droga che potrebbe essere trovata con una perquisizione approfondita.
FRA PRATICA E TEORIA E per il piccolo è tutto normale. Come normali sono le lezioni sulle dinamiche del traffico internazionale: «Sai che facevano – gli spiega Cambareri, intercettato dagli investigatori – una guerra succedeva qua… avevano kalashnikov, tutto… così lo potevi ammazzare, lo sotterravi e non sapeva niente nessuno, invece lì i colombiani… venivano qua e sai che facevano? Il macello».
FINE DELLE LEZIONI Per il bambino, le lezioni sono finite circa due anni fa, con l’arresto del padre. Dopo la detenzione, l’uomo ha scelto di andare via, allontanandosi dalla famiglia. Ma il Tribunale dei minori sta comunque valutando la situazione del piccolo. Non per eventuali misure, il bambino era così piccolo al momento dei fatti da non aver raggiunto neanche la soglia di punibilità prevista dal codice. Ma per eventualmente allontanarlo da un contesto potenzialmente inquinato, prima che per lui sia troppo tardi. (a.candito@corrierecal.it)

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