SARACENA La sua storia è simile a quella dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler narrata nella pellicola di Steven Spielberg, Schindler’s list, ed anche se meno conosciuta ha lo stesso tratto di eroismo per aver contribuito al salvataggio di diverse vite umane negli anni della dittatura in Argentina.
Filippo Di Benedetto (foto in alto), nativo di Saracena dove negli anni tra il 1947 e il 1949 ricoprì il ruolo di sindaco del Pci, verrà ricordato in una cerimonia alla presenza del figlio Claudio, che il Comune di Saracena, guidato dal sindaco Renzo Russo, ha inteso organizzare per sabato 7 settembre alle 18 prima in Piazza Castello, dove verrà apposta una targa in sua memoria, e poi nella sala consiliare con un convegno, per ricordare la figura del sindacalista e paladino dei diritti umani, al quale prenderanno parte tra gli altri Vittorio Cappelli, docente Unical, Angelo Sposato, segretario regionale della Cgil, Enrico Calamai, già console italiano in Argentina, moderati dalla giornalista Giulia Veltri.
Di Benedetto nei primi anni Cinquanta emigrò in Argentina, a Buenos Aires, dove esercitò il lavoro di ebanista ma continuò, allo stesso tempo, a coltivare la sua passione più grande, la politica, diventando ben presto il referente ufficiale del Partito Comunista Italiano in Argentina. Il sindacato, tra le fila della Inca Cgil, lo vide impegnato come responsabile del patronato e poi come presidente della Filef, la Federazione Lavoratori Emigranti e Famiglie. Negli anni in cui in Argentina i militari presero il potere Di Benedetto era diventato figura di primo piano tra gli emigrati italiani nel paese dei gauchos, un punto di riferimento politico e sindacale importantissimo per migliaia di connazionali, che a lui ed alla sua organizzazione si rivolgevano per qualsiasi cosa, dalla pratica per la pensione italiana fino a casi più complessi afferenti la tutela di particolari diritti.
Quando la giunta golpista iniziò a mostrare la sua ferocia anche molti italiani furono oggetto della repressione militare, basti pensare che 1976 al 1978 furono presentate più di 1600 denunce all’ambasciata italiana di Buenos Aires, riguardanti persone scomparse con passaporto italiano.
Mentre a Roma nessuno fece nulla per quanto accadeva in Argentina Filippo Di Benedetto ebbe il coraggio di sfidare uno dei regimi più violenti della storia dando rifugio ai braccati, preparò passaporti falsi, fornì biglietti aerei, accompagnò molti connazionali in aeroporto per permettergli di ritornare in patria e salvarsi dalle oppressioni o addirittura dalla morte. Le vicende di aiuto agli italiani in Argentina fecero incontrare Di Benedetto con Enrico Calamai, viceconsole italiano a Buenos Aires che sarà presente all’incontro di Saracena, e Gian Giacomo Foà, giornalista del Corriere della Sera. Durante la sua attività diplomatica Calamai, in maniera discreta, ha salvato molte persone, in alcuni casi prendendo molti rischi, accompagnandole fino al confine. Nella storia recente ha anche contribuito a far condannare otto militari argentini, testimoniando nel processo contro di loro. Nel 2004 gli è stata conferita la massima onorificenza argentina, Commendatore dell’Ordine del Liberatore di San Martin.
x
x