di Michele Presta
COSENZA È la nuova frontiera dello smercio delle sostanze stupefacenti. «Droga di Stato» la definisce il procuratore Mario Spagnuolo. Sono le pasticche che possono essere comprate direttamente in farmacia. È per questo che al centro dell’operazione “Ricettopoli” (qui tutti i dettagli) sono finiti un medico di base e tre farmacisti di Cosenza, interdetti dall’esercizio della professione per 12 mesi, mentre per altre nove persone il gip Giuseppe Greco ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari. Prescrizioni abusive in concorso, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in concorso, truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in concorso, questi i reati contestati a vario titolo agli indagati. «Si tratta – ha spiegato Spagnuolo – di una delle prime indagini fatte in Italia in questo ambito. Da una notizia di reato che sembrava alquanto superficiale, grazie all’acume investigativo dei carabinieri e del sostituto procuratore Margherita Saccà abbiamo scovato un sistema fraudolento che riteniamo vada avanti da almeno dieci anni».
LE RICETTE DEL MEDICO «Dieci, venti, quaranta prescrizioni al giorno», per i magistrati il camice bianco coinvolto nella vicenda non avrebbe avuto limiti. Le indagini sono aperte su più fronti, infatti i carabinieri sono alla ricerca di indizi che possano ricondurre delle utilità al medico che prescriveva i farmaci a base di ossicodone. «Non abbiamo riscontrato nessun tipo beneficio per l’attività illecita svolta dal medico – spiega il comandante provinciale dei carabinieri Piero Sutera –. In questa fase dell’indagine possiamo valutare il comportamento del medico solo da un punto di vista deontologico, certo è che anche alla luce di un rapporto che andava avanti da diverso tempo tra gli indagati e il dottore c’era un certo rapporto confidenziale». Sono le intercettazioni telefoniche e ambientali che permettono ai carabinieri del tenente Augusto Petrocchi di capire come il medico e i pazienti si organizzassero con i farmacisti. «Questa non è la classica operazione antidroga. Abbiamo incrociato diversi elementi: prima – aggiunge il colonnello – la mancata denuncia della scomparsa di dieci ricettari da parte del medico. Poi siamo passati a fare delle valutazioni prima di ordine economico poi comportamentale». Ed è grazie a questi approfondimenti che i militari del reparto operativo, coadiuvati dai colleghi del Nucleo antisofisticazioni e sanità, sono riusciti a stimare il volume di affari illecito. «Le nostre indagini sono durate 4 anni. In questo periodo – continua Sutera – sono state prescritte 7mila ricette. Ogni ricetta permetteva di ottenere 2 confezioni ed in ogni confezione sono presenti 28 pasticche. Parte di queste venivano rivendute al prezzo di 10 euro l’una». Ma non ci sono solo gli affari. «Il medico era del tutto consapevole – ricostruisce il comandante provinciale dell’Arma –. Diceva ai pazienti che chiedevano le ricette che loro non avevano diritto a questo tipo di farmaco. Altre volte che erano anni, non giorni, che utilizzavano queste pasticche e che li avrebbero arrestati tutti».
IL RIFORNIMENTO IN FARMACIA «Non si fermavano mai. Per il solo mese di agosto – spiega Spagnuolo – abbiamo messo sotto sequestro 45 ricette. E questo ci convince a non fermarci. Le sostanze stupefacenti come il fentanyl o l’ossicodone sono il futuro delle droghe ed è per questo che in questa lunga indagine ci siamo costantemente confrontati con i nostri consulenti: il dottor Roberto Calabria, direttore del S.e.r.t., e il medico legale Berardo Silvio Cavalcanti». Le confezioni di Oxytocin passavano di mano in mano. «Tutti gli assuntori-spacciatori erano in cura. I farmaci di cui facevano uso – spiega il sostituto Margherita Saccà – hanno degli effetti molto simili all’eroina e possono risultare letali se presi insieme ad altri farmaci. Le ricette venivano prescritte senza piani terapeutici e soprattutto a persone le cui cure per motivi di reddito sono garantite dal servizio sanitario nazionale». Dalle 50 alle 80 euro, questo è il prezzo di una confezione di Oxytocin. «I farmacisti – aggiunge Sutera – avrebbero avuto l’obbligo di controllo. Non lo facevano, anzi, alcune volte portavano le compresse direttamente a domicilio in altri casi abbiamo riscontrato come erano proprio i farmacisti a chiedere agli assuntori di avere nuove prescrizioni visto che il farmaco era presente in abbondanza».
LA NEGLIGENZA DELL’ASP DI COSENZA Tredici sono in totale gli indagati dalla Procura di Cosenza, ma nel corso dell’incontro con la stampa, gli inquirenti non hanno lesinato i rimproveri all’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. «Abbiamo acquisito dati che erano a disposizione dell’Asp di Cosenza – ha spiegato Spagnuolo – ma quello che posso constatare è che non hanno agito al meglio in questa vicenda, hanno avuto un approccio meramente burocratico. Questi controlli non li deve fare la magistratura ed è per questo che ho ritenuto opportuno avvisare il ministro alla sanità, il commissario regionale e la procura generale della Corte dei Conti per avere altri riscontri». Dagli uffici di via Alimena, secondo i magistrati e i carabinieri, ci sarebbe stato un comportamento superficiale in quanto non avrebbero dato seguito ai controlli dopo la comunicazione del furto di 10 ricettari da parte del medico coinvolto nella vicenda, ma c’è dell’altro. «Tramite le intercettazioni ambientali ci siamo resi conto che lo studio medico non ha i requisiti prescritti dalla legge. Se si fosse proceduto ad un controllo – ha concluso Spagnuolo –lo avrebbero chiuso nel giro di 20 secondi». (m.presta@corrierecal.it)
https://www.youtube.com/watch?v=ymuXbL_U-nI&feature=youtu.be
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