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Usb: «Pronti 80 licenziamenti all'Annunziata»

Il sindacato condanna la scelta della cooperativa che gestisce gli Oss dell’ospedale: «Regione e Commissario intervengano»

Pubblicato il: 05/09/2019 – 11:59
Usb: «Pronti 80 licenziamenti all'Annunziata»

COSENZA Dopo anni di sfruttamento come precari all’Annunziata di Cosenza 80 lavoratori saranno licenziati. Lo denuncia in una nota Antonio Jiritano, dell’Unione sindacale di base provinciale di Cosenza che segnala l’attivazione delle procedure di licenziamento collettivo da parte della Coopservice (cooperativa che su tutto il territorio nazionale si è sempre occupata di pulimento e sanificazione, vigilanza e custodia, logistica e trasporti ) nei confronti degli operatori socio sanitari, tutti lavoratori in servizio presso la struttura sanitaria dell’Annunziata di Cosenza.
«La cooopservice comunica – è detto nella nota dell’Usb – che non può procedere alla reinserimento in altre attività dei lavoratori, e quindi visto che l’appalto con la struttura aziendale “Annunziata” di Cosenza, non viene rinnovato la prosecuzione del servizio a far data dal 30 settembre prossimo, tutti gli 80 OSS andranno a casa».
«Ora a parte i problemi che abbiamo sempre evidenziato sulla sanità calabrese – aggiunge Jiritano – posti letto ridotti all’osso, “3 posti letto” dove è possibile, per ogni mille abitanti, ospedali chiusi, reparti chiusi, medici infermieri carenti a tal punto che solo in Calabria abbiamo assistito al richiamo “volontario” dei pensionati. E soprattutto 360 milioni di spese per pagare la sanità in altre regioni a causa della poca fiducia che si nutre di pendolarismo sanitario. Oggi ci troviamo a subire l’ennesimo “ papocchio” nella sanità, di operatori di una ditta di pulimento che con i loro soldi si sono qualificati conseguendo un attestato di operatori sanitari e dopo anni di sacrifici per mantenersi nella precarietà più assoluta un “pezzo di pane “ oggi dalla sera alla mattina vanno tutti a casa». Secondo l’esponente sindcale accadrebbe «questo solo in Calabria».
«Padri e madri di famiglia – sottolinea – che prima di entrare in Coopservice hanno fatto anni di gavetta, stages, lavoro gratuito o volontario. Lavoratori che hanno iniziato a lavorare part time (e in part time sono rimasti) e a tempo determinato, una situazione che in tanti casi si è protratta per anni. Con una paga oraria da fame, 7 euro l’ora circa, contribuzioni previdenziali».
Jiritano sottolinea ancora, «senza mai capire quanto è il divario tra quanto percepisce la cooperativa e le spettanze dei lavoratori, un rapporto che ancora oggi è difficile da quantizzare».
«Un campo minato quello degli operatori sanitari – afferma l’esponente sindacale -. L’assenza di un sistema di regole condiviso e uguale per tutti, per anni questi operatori con la loro opera hanno acquisito una formazione professionale che oggi viene messa in discussione. Tutto perché le regole provinciali e regionali sull’assistenza sanitaria ai nostri concittadini cambiavano da regione a regione. In Calabria ancora oggi dopo commissari e politici alla sanità non siamo nelle condizioni di avere una direttiva univoca: come se per accudire un bambino o un anziano non serva personale qualificato e formato alla stessa maniera, ma solo la buona volontà dei singoli e l’improvvisazione dei “gestori” appaltanti».
«Dopo anni di lavoro “umile” a contatto con la sofferenza della gente, e sacrificato senza un costo standard, con appalti al ribasso costruendo delle gare che ammazzano diritti, tutele riducendo al minimo il costo della forza lavoro – segnala – ci troviamo a subire l’ennesimo smacco di lavoratori calabresi». «Capiamo la rabbia dei lavoratori – afferma ancora Jiritano – che senza le cooperative oggi sarebbero a casa e privi anche della bassa retribuzione percepita (spesso con ritardo) ma il debito di gratitudine non significa tacere e assecondare certe logiche, riteniamo necessario aprire una discussione con la Regione Calabria (oggi giovedì 5 settembre alle ore 12 incontro Usb) presidente e commissari, dove porremo anche questo problema “sanitario” di lavoratori coinvolti in questo grande sistema di sfruttamento privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi di primaria importanza come la sanità».

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