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"Casa di cura di Scilla", due dipendenti su tre facevano finta di lavorare

Sono 30 i “furbetti” indagati nell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria. Alcuni dipendenti dell’ex ospedale “Scillesi d’America” non andavano neppure in ufficio pur risultando presenti. Lungh…

Pubblicato il: 06/09/2019 – 8:22
"Casa di cura di Scilla", due dipendenti su tre facevano finta di lavorare

REGGIO CALABRIA I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a 30 dipendenti pubblici assenteisti del già ospedale Scillesi d’America, oggi Casa di cura di Scilla, indagati per truffa aggravata ai danni dell’Ente di appartenenza. Le indagini, svolte dai finanzieri della compagnia Pronto impiego della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sono state coordinate dal procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto, Gerardo Dominijanni, e dirette dal pm Diego Capece Minutolo. L’inchiesta, corroborata da oltre tre mesi di riprese video e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, ha consentito di smascherare la truffa ai danni dell’ente da parte dei dipendenti pubblici, pari a circa i 2/3 di tutto il personale in forza al nosocomio; gli indagati, attraverso un sistema basato su favori reciproci e espedienti per attestare la presenza lavorativa, riuscivano ad assentarsi indisturbati dal luogo di lavoro anche per diverse ore al giorno.
IL MODUS OPERANDI I dipendenti falsificavano i brogliacci cartacei riportanti i turni di servizio affissi nel plesso in cui erano in servizio, riuscendo così ad eludere ogni forma di controllo interno. In media, ciascun dipendente arrivava ad assentarsi anche per diverse ore al giorno, su un orario previsto giornaliero di 6 ore di servizio. Molti impiegati arrivavano la mattina con oltre 2 o 3 ore di ritardo e senza neppure dover firmare dato che un collega aveva già provveduto a firmare per loro in entrata. Poi i ritardatari della mattina ricambiavano, all’uscita, il favore a chi aveva firmato in ingresso; in tal modo diversi impiegati potevano abbandonare ingiustificatamente il proprio ufficio con largo anticipo e senza neppure dover registrare la fine del proprio turno di servizio. Alcuni impiegati, coperti da altri, non si presentavano neppure sul luogo di lavoro risultando regolarmente in servizio. Con questo stratagemma, in ogni singolo gruppo, ciascun dipendente poteva rimodulare la propria giornata lavorativa assentandosi liberamente e a propria discrezione, per poter così fruire di lunghe pause caffè nei diversi bar della città, per andare a fare shopping lungo il corso, per andare a fare la spesa o, addirittura, per dedicarsi ad altra attività lavorativa. Diversi indagati, poi, rientravano tranquillamente in ufficio dopo essersi assentati anche per diverse ore con buste della spesa al seguito.

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