di Gaetano Megna
CROTONE Il servizio di interruzione volontaria della gravidanza parte, ma viene subito stoppato. L’attività era stata avviata lo scorso mese di maggio dal primario del reparto di ginecologia del “San Giovanni di Dio” di Crotone, Giuseppe Pirillo, dopo qualche settimana però tutto si è fermato. A chiedere le ragioni di questo fermo è la segretaria aziendale della Fp Cgil, Graziella Corrado, che per fare partire il servizio si era battuta, sostenuta all’epoca dai dirigenti provinciali e regionali della Cgil. «Non sappiamo il perché del fermo – ha detto Corrado – e qualcuno, a questo punto, ce lo dovrà spiegare». Ufficialmente nessuno vuole aprire polemiche sulle vere ragioni, che hanno portato al blocco del servizio.
Il primario non parla perché prima di pronunciarsi deve essere autorizzato dalla direzione strategica dell’Azienda sanitaria provinciale. Questo prevedono le norme. L’unica cosa che dice Pirillo è: «Si tratta di un fermo temporaneo». Fuori dai microfoni qualcuno sussurra che, per questo fermo, potrebbero esserci responsabilità del Sita, che organizza i turni dei dipendenti. Secondo queste voci il Sita avrebbe organizzato le attività dell’ospedale in modo tale da non assegnare il personale necessario per poter soddisfare le richieste di interruzione volontaria della gravidanza. Le donne che vogliono praticarla devono così rivolgersi ad altre strutture, dove la pratica viene garantita.
Magari a strutture che, nel migliore dei casi, sono ubicate in ospedali regionali e, quindi, devono affrontare disagi e costi aggiuntivi. Corrado ricorda che «per l’istituzione di questo servizio ci sono stati scontri politici». Lo scontro c’è stato con i rappresentanti della Lega delle cttà pitagorica, che si sono schierati contro l’interruzione volontaria della gravidanza. Ricorda anche che, in passato, non c’erano i medici disponibili, perché obiettori di coscienza e che «finalmente è arrivato il dottor Pirillo e il servizio è stato avviato anche per le donne di Crotone e della sua provincia».
Questa dell’interruzione volontaria della gravidanza non è l’unica polemica scoppiata all’interno dell’ospedale. Da qualche settimana, infatti, nel nosocomio pitagorico si parla del trasferimento del reparto di Medicina nucleare (attualmente inattivo) e del laboratorio analisi nell’area adibita ad uffici , che si trova a piano terra: a destra dell’entrata principale dell’ospedale.
Il trasferimento potrebbe risolvere due grossi problemi per l’utenza: evitare di andare ad effettuare gli esami di scintigrafia a Catanzaro e Cosenza o a pagamento presso strutture private e poter contare finalmente su un laboratorio analisi senza problemi. Qualcuno si oppone, perché gli uffici ospitati a piano terra dell’ospedale dovrebbero essere trasferiti nella sede del “Granaio” dove, tra l’altro, ci sono gli altri uffici, compresi quelli della direzione strategica dell’Azienda sanitaria. Francamente non si capiscono le regioni di questa “resistenza”.
Anche in questo caso ci sono voci fuori dai microfoni che dicono che il trasferimento al “Granaio” farebbe venire meno l’attuale sistema di potere. Ci sarebbero dipendenti che, per ovvie ragioni, prediligono stare a contatto con il personale medico dell’ospedale piuttosto che con il resto dei colleghi che lavorano al “Granaio”. La questione non è molto chiara e se dovesse essere vero quello che dicono e cioè che gli uffici allocati in ospedale consento di fare clientelismo e acquisire potere contrattuale e politico sarebbe davvero grave.
L’unica cosa certa è che in quelle stanze del piano terra dell’ospedale potrebbero essere allocate Medicina nucleare e laboratorio analisi e continuano a starci gli uffici. (redazione@corrierecal.it)
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