La nomina a ministro di Roberto Speranza ha legittimato, giustamente, le aspettative dei calabresi. Gli stessi cominciano, ragionevolmente, a sperare e a pretendere quanto dagli stessi mai goduto in termini di livelli essenziali di assistenza (Lea).
Chiara e condivisibile è l’istanza a firma Santo Gioffrè (pubblicata su questo giornale), responsabile della sanità regionale di Articolo 1.
È enunciativa delle responsabilità di ieri, a fronte delle quali propone le necessarie verifiche e l’emersione dei relativi colpevoli, e puntuale nei suggerimenti al ministro. Sollecita i necessari adempimenti di controllo globale su quanto di burocratico accaduto nella nostra regione e invita le istituzioni tutte a dare finalmente forma e consistenza ai presidi ospedalieri programmati e finanziati dodici anni fa e a tutt’oggi nei sogni, che tuttavia si traducono in incubi, assistenziali.
Lo stesso, infatti, propone, così come da me suggerito da oltre dieci anni, di ricorrere al commissariamento di Protezione civile, per garantirne l’esistenza fattiva, garante dell’assistenza ospedaliera a Gioia Tauro, Vibo Valentia e nella Sibaritide.
La speranza è che l’omonimo ministro dia ascolto al suo compagno intervenendo immediatamente, soprattutto a totale correzione del disastro compiuto in Calabria dal decreto Grillo, convertito nella legge n. 60/2019. I danni che lo stesso ha prodotto, mi sono stancato di dirlo, sono notevoli e per molti versi irreversibili.
La preoccupazione è che, in difetto di correttivi immediati, la situazione peggiorerà sino ai massimi estremi.
Mancano medici e operatori sanitari ovunque, a tal punto da imporre al direttore sanitario competente di chiudere il pronto soccorso del presidio ospedaliero di Corigliano Calabro nell’orario notturno.
Non solo questo. Aziende sanitarie, fra le quali la più grande dalla Calabria, quella di Cosenza, senza commissari straordinari e senza il benché minimo progetto per il futuro.
A tutto questo va ad aggiungersi la verosimiglianza della appena intervenuta rinuncia alla guida dell’Ao di Catanzaro della brava manager romana Isabella Mastrobuono. Un altro dramma che si aggiunge a quelli esistenti.
Insomma, un servizio sanitario regionale che non c’è e che si fa di tutto per cancellare definitivamente, con vertiginoso incremento della migrazione sanitaria, considerata correttamente l’espediente sociale per sopravvivere.
Tutto questo avviene sul finire della attuale legislatura regionale, con la speranza che dalla prossima in poi ci sia il Rinascimento calabrese, con in testa un consiglio regionale, fino ad oggi rinunciatario, che faccia il proprio dovere in termini di riforma strutturale della salute calabrese e della relativa programmazione pluriennale.
Al nuovo governatore il compito di coordinare severamente tutto questo e di decidere per la più corretta applicazione delle regole, troppo soventemente disattese.
*Docente Unical
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