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Le ferite profonde dello scontro tra Procure. «Ma le bugie sono finite»

Lo sfogo del magistrato Murone: «Noi linciati per mesi, le nostre carriere e famiglie distrutte». La replica di de Magistris: «La storia non si cambia». Ma il legale dell’ex procuratore aggiunto co…

Pubblicato il: 12/09/2019 – 12:11
Le ferite profonde dello scontro tra Procure. «Ma le bugie sono finite»

LAMEZIA TERME La sentenza della Cassazione chiude, dopo 12 anni, un lacerante scontro istituzionale. Oggi de Magistris è sindaco di Napoli («una carriera inimmaginabile», secondo l’avvocato Giancarlo Pittelli, assolto ieri dalla Suprema Corte assieme agli altri imputati, come vi raccontiamo qui), ha scelto la politica dopo aver svestito la toga. Ma le ferite legate alla vicenda sono tutto fuorché rimarginate.
MURONE: «LE BUGIE SONO FINITE» Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro, trattiene a stento l’emozione dopo la sentenza della Cassazione che mette la parola fine alla vicenda dello scontro fra le procure di Salerno e Catanzaro che nel 2008 terremotò le istituzioni (intervenne anche l’ex presidente Napolitano) relativamente alle indagini dell’allora pm de Magistris denominate “Why Not” e “Poseidone”. Una vicenda che lo ha visto indagato prima e poi imputato insieme all’avvocato generale Dolcino Favi.
«La Cassazione ha finalmente e definitivamente chiuso a mio favore la vicenda “Why Not”. Tutte le mistificazioni, le bugie, le cattiverie sono finite. L’assoluzione del primo grado è stata ribadita ieri a dimostrazione delle vicende successe al signor de Magistris non sono il frutto di congiure e complotti ma solo il suo modo di fare il pubblico ministero già stigmatizzato dai provvedimenti di carriera che lo hanno colpito, portandolo fuori dalla magistratura». Murone è un fiume in piena. «La sentenza della Cassazione – dice – è un risarcimento per l’indegna campagna mediatica nei miei confronti e nei confronti dei miei coimputati tutti assolti. È una vicenda lontana che non tutti ricordano: venimmo linciati per mesi in tv e sui giornali, venimmo additati come la peggiore espressione della magistratura; non riuscimmo, tranne rarissime eccezioni a rispondere mediaticamente ad una macelleria che ha distrutto la nostra onorabilità, le nostre carriere, le nostre famiglie».
Murone non si ferma: «Abbiamo peccato in un eccesso di fiducia nei confronti dello Stato, abbiamo sottovalutato l’effetto de Magistris. Ci sono voluti dodici anni per fare giustizia, una giustizia in cui ho sempre creduto anche se vedendo certe cose questa sicurezza talvolta ha tentennato». Un giudizio su de Magistris Murone non vuole darlo: «Come uomo preferisco non esprimermi, non mi interessa. Come pubblico ministero parla la sua attività stigmatizzata dalla stessa magistratura. Gli stessi colleghi magistrati chiamati a testimoniare al dibattimento su alcune sue affermazioni lo hanno smentito, che vi devo dire di più? Quel che è certo è che finché campo perseguiterò per danni chiunque ci ha fatto del male mentendo e delegittimandoci». 
Murone è stanco ma ci tiene a dire un’ultima cosa: «Quel che è successo dodici anni fa doveva essere da monito per la nostra categoria, credo che quell’esperienza abbia segnato la magistratura. Dodici anni dopo noi siamo stati assolti, tante inchieste eclatanti sono finite nel nulla, tanta gente ha sofferto e il signor de Magistris non indossa più la toga ma la fascia tricolore da sindaco di Napoli».
DE MAGISTRIS: «LA STORIA NON SI CAMBIA» De Magistris, da parte sua, dice che «la storia non può essere cambiata, qualunque sia la motivazione della Cassazione». L’ex pm dice che «il fatto storico è ricostruito in via definitiva, perché la Cassazione non può entrare nel fatto quindi la sentenza della Corte d’Appello di Salerno in cui si parla di condotte, seppur prescritte, di abuso d’ufficio, quindi di sottrazioni illecite delle inchieste why not e Poseidone, al fine di danneggiarmi e avvantaggiare gli indagati è un fatto storico acclarato. Leggo dichiarazioni molto affrettate da parte degli imputati senza ancora leggere la motivazione – ha aggiunto – però ci sono alcune cose chiare dalle quali non si può scappare». Il sindaco di Napoli chiede di attendere «la motivazione, perché ci possono essere tante ragioni per l’annullamento. Potrebbe anche ritenere che non erano necessarie determinate statuizioni della Corte d’Appello e quindi io mi posso avvalere nelle sedi civili, perché ricordiamo che la Procura generale non impugnò. Siamo stati solo noi a impugnare. Potrebbe anche ritenere che l’annullamento riguarda solo gli aspetti e gli effetti civili – ha aggiunto – oppure potrebbe essere un annullamento per un mero cavillo formale. Stiamo parlando di fatti di legittimità e non di merito».
«La storia è e lo sarà per sempre, anche se dovessimo mettere una pietra tombale e io non potrò avere diritto a nessun risarcimento, facciamo l’ipotesi peggiore – ha sottolineato – la storia rimane per sempre che la revoca dell’inchiesta Poseidone e l’avocazione dell’indagine Why Not furono illecite, furono condotte di abuso d’ufficio seppur prescritte, quindi non si è dimostrata la corruzione ma l’abuso, e furono fatte al fine di danneggiare il pubblico ministero titolare dell’indagine Luigi de Magistris al fine di danneggiare l’imputato».
L’AVVOCATO MURONE: «LA SENTENZA D’APPELLO NON ESISTE PIÙ NEL “MONDO GIURIDICO”» Dichiarazioni, quelle dell’ex pm di Catanzaro, che l’avvocato Mario Murone contesta in punta di diritto: «Dimentica l’ex pm, ormai da anni lontano dalle aule di giustizia, che l’annullamento senza rinvio di una sentenza di appello, fa “rivivere” in toto, accertamento compiuto dal Tribunale di Salerno. Nessun fatto è stato accertato da una sentenza che non esiste più nel “mondo giuridico”. Se ne faccia una ragione e prenda atto dei suoi ingiustificabili comportamenti, come aveva già stabilito il Csm nel sanzionarlo disciplinarmente e come, con maggior approfondimento probatorio, hanno stabilito i giudici di primo grado. La sentenza della Corte di appello (annullata) era una sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione e come tale non avrebbe potuto comunque accertare nulla. Oggi è stata anche cassata dalla suprema Corte, quindi resta il fatto che la revoca e la avocazione delle indagini di De Magistris erano e sono legittime. Non bisogna dare spazio ad una comunicazione che fa leva sulla inesperienza giuridica dei lettori, propinando interpretazioni che fanno a pugni con i più elementari principi di diritto».
L’AVVOCATO MAJORANO: «CHIUSA ANCHE LA VICENDA GALATI» «La Corte di Cassazione, VI sezione penale, all’esito della udienza del 11 settembre, ha confermato che furono ineccepibili e legittimi i provvedimenti con i quali il dott. De Magistris veniva sollevato dalle indagini “Why Not” e “Poseidone”», aggiunge l’avvocato napoletano Luigi Majorano. Il quale rammenta anche come «la sentenza di primo grado del Tribunale di Salerno, che già perentoriamente escludeva illegittimità nelle procedure seguite, era stata condivisa dagli uffici di Procura del capoluogo, che con decreto motivato avevano denegato la impugnazione ai fini penali sollecitata dal difensore della parte civile. Questi, dunque, aveva proposto appello ai soli fini civilistici, lamentando che il dott. De Magistris sarebbe stato vittima di abuso di ufficio, riportando danni alla immagine ed al ruolo professionale». La Corte di Appello di Salerno, poi, «aveva accolto l’appello, ritenendo che i fatti contestati potessero astrattamente configurare ipotesi di abuso, tuttavia già coperta da prescrizione maturata in primo grado».
Quindi la Corte di Cassazione «ha ribaltato la sentenza di appello,  annullando senza rinvio; ciò che significa – sempre secondo Majorano – che riviva pienamente il giudicato sulla insussistenza delle ipotesi di corruzione in atti giudiziari originariamente contestate, e che non sia configurabile alcuna ipotesi alternativa, quale l’abuso di ufficio».
La sentenza pone fine ad un processo che ha coinvolto per lunghi anni l’onorevole Giuseppe Galati, «all’epoca dei fatti sottosegretario presso il Ministero delle Attività Produttive, riconoscendone conclusivamente la piena legittimità dei comportamenti, la correttezza istituzionale dei rapporti intrattenuti, la legittima finalità istituzionale di tutti i provvedimenti assunti dal proprio ufficio», rimarca ancora l’avvocato Majorano. Il quale specifica anche che «la Corte di Cassazione, con l’annullamento senza rinvio, cala definitivamente il sipario su una vicenda giudiziaria lunga e dispendiosa, sollecitata dalle numerose denunzie presentate dal dott. De Magistris, sottraendo qualsiasi argomento a chi volesse anche soltanto intravvedere zone grigie nel comportamento dei magistrati dell’ufficio di Catanzaro, e dei soggetti privati, come Galati appunto, che era stato coinvolto in entrambe le indagini, vedendo poi la propria posizione tempestivamente archiviata dalla stessa Procura di Catanzaro».
MASTELLA: «UN BEL GIORNO PER LA GIUSTIZIA ITALIANA» «La definitiva sentenza della Cassazione su Why not non solo dà ragione a magistrati onesti e corretti umiliati da un personaggio che ha utilizzato il suo potere di pm solo ai fini di una vanitosa ascesa politica – dice, in una nota, il sindaco di Benevento ed ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella – ma racconta di come, circondato da una aureola indegna, si fece finta di nulla, si sostenne la persecuzione contro tanti che furono perseguitati. Ricordo personalmente che mi fu da questo signore addebitato finanche il reato di partecipazione ad associazione massonica. Incredibile e vergognoso».
«Mi auguro – prosegue Mastella – che la Corte di appello di Roma che su mandato della Cassazione deve decidere solo la quantificazione del danno morale e materiale ai miei danni si decida a decidere. Da Catanzaro partirono irragionevoli e pretestuosi avvisi di garanzia e ipoteche morali di cui tanti di noi hanno subiti effetti incalcolabili. Solo la mia dignità e quella di tante persone perbene ha retto in questi anni alla cattiveria di chi si esercitò manomettendo a proprio favore illogici e spaventosi comportamenti. Fui avvisato di garanzia da ministro con una indecenza investigativa. Oggi è un bel giorno per la giustizia italiana».

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