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Regionali, il Pd tira dritto. E Oliverio ora rischia «l'autoesclusione»

I vertici nazionali criticano la fuga in avanti del governatore. E avvertono: «Se farà le primarie sarà fuori dal partito». Lunedì il tavolo del centrosinistra. Inizia il lavoro sull’alleanza con i…

Pubblicato il: 15/09/2019 – 8:59
Regionali, il Pd tira dritto. E Oliverio ora rischia «l'autoesclusione»

di Pietro Bellantoni
LAMEZIA TERME Tecnicamente non sarebbe una espulsione, bensì una «autoesclusione». I vertici nazionali del Pd che seguono da vicino l’evolversi della situazione calabrese non nutrono alcuna incertezza, ma fanno filtrare un preciso ultimatum: «Il Pd non parteciperà alle primarie e a Oliverio non sarà dato il simbolo. Se lui andrà avanti su questa strada, si metterà automaticamente fuori dal partito».
Per i dem si avvicina insomma la resa dei conti, visto che né la segreteria nazionale, né Oliverio, sembrano avere l’intenzione di smentirsi o di fare un passo indietro. Muro contro muro, forse fino alla fine.
L’accelerazione, del resto, porta la firma del governatore, che mercoledì scorso ha indetto le primarie istituzionali per il prossimo 20 ottobre. E a Roma la sortita non è piaciuta affatto.
LA ROAD MAP Per adesso, tuttavia, il partito, nel solco della road map stabilita dal commissario Stefano Graziano, in accordo con il Nazareno e il responsabile del Mezzogiorno, Nicola Oddati, sembra interessato solo a iniziare i lavori per costruire la coalizione che si misurerà alle Regionali.
Graziano ha già convocato, per la mattina di lunedì 16, un incontro con i consiglieri regionali del Pd (potrebbe esserci anche lo stesso Oliverio), al fine di trovare l’accordo sul nuovo capogruppo a Palazzo Campanella (Mimmetto Battaglia parte come favorito). Per il pomeriggio è invece previsto il tavolo del centrosinistra che avvierà la discussione sulle prossime elezioni.
Graziano, in merito al secondo vertice, avrebbe già comunicato l’intenzione di avviare un ragionamento sulle prospettive offerte dal nuovo governo giallorosso.
Di fronte ai suoi più stretti collaboratori, il commissario si sarebbe inoltre dimostrato fiducioso rispetto alla possibilità di un accordo tra Pd e 5 Stelle anche in Calabria. E questo malgrado i niet avanzati, a più riprese, da diversi esponenti del Movimento (su tutti Morra e Ferrara). «Normali scaramucce, alla fine sarà il dato nazionale a influenzare quello locale». Questa la sensazione diffusa tra i responsabili dem.
Con ogni probabilità, sarà lo stesso Graziano a gettare le basi – all’interno del suo partito e delle altre formazioni di sinistra – per una possibile intesa con il Movimento.
L’AFFAIRE Quanto all’affaire Oliverio, per l’establishment romano oggi pare niente di più di una seccatura che non merita altri bizantinismi, considerata la linea chiara e inequivocabile che la segreteria Zingaretti ha tracciato fin da subito.
«Uno dei punti essenziali, per noi, è l’alleanza con i 5 stelle, che presuppone un processo di rinnovamento. Lo scenario è completamente cambiato, ma Oliverio non sembra essersene reso conto», spiegano dal Nazareno.
Ora, questo il diktat arrivato dalla capitale, è il momento di rimboccarsi le maniche, di lavorare pancia a terra per trovare un punto d’incontro con i pentastellati. Il problema Oliverio «non c’è più», si guarda avanti. «Dobbiamo unire il centrosinistra, costruire un ponte con i 5 stelle e trovare un candidato che vada bene a entrambi, magari della società civile», ripetono i padroni del dossier.
Le segreterie del Pd hanno tuttavia avuto modo di conoscere l’ostinazione del governatore calabrese. Ed è proprio in virtù di questa esperienza che sarebbe stato ribadito, nelle sedi opportune, un aut aut non interpretabile: «Il partito ha tracciato la rotta e bisogna adeguarsi. Se Oliverio farà le primarie, facendole pagare ai calabresi, sarà fuori dal Pd. E l’avrà scelto lui». (p.bellantoni@corrierecal.it)

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