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«I treni son desideri»

di Giuseppe Lavia*

Pubblicato il: 17/09/2019 – 10:01
«I treni son desideri»

E andarono tutti a vederlo arrivare. Dopo tante, troppe littorine.
Lì lungo rotaie che non si incontreranno mai.
Un po’ come succede in Calabria ai problemi e alle soluzioni, ai livelli istituzionali nazionali e locali che quasi sempre sono come binari che non riescono ad incontrarsi.
L’istituzione del Frecciargento Sibari-Paola-Roma-Bolzano è certamente una buona notizia per il territorio.
E le buone notizie a queste latitudini non arrivano tutti i giorni. Anzi.
Dalla cancellazione del Crotone-Milano avvenuta negli anni scorsi la media e lunga percorrenza da e per lo Jonio era stata solo il regno incontrastato di corriere e bus.
Da oggi gli spostamenti da e verso lo Jonio saranno sicuramente più veloci e più comodi. In quattro ore si potrà raggiungere da Sibari Roma Capitale e andare ancora oltre.
È giusto dire grazie a quanti, dal presidente Oliverio, all’assessore Musmanno, alla parlamentare Abate, hanno consentito di superare le tante resistenze incontrate per far partire in via sperimentale il Frecciargento, grazie anche ad un significativo sostegno economico regionale.
E francamente tutto si può dire, tranne che questa giunta regionale non si sia impegnata sul versante del miglioramento della linea ferroviaria Jonica, oggetto di investimenti in fase di realizzazione per elettrificazione, sicurezza, ammodernamento per oltre 500 milioni. Senza dubbio, il più grosso investimento sulla ferrovia jonica dal 1865.
E sicuramente l’istituzione del Frecciargento è frutto anche di un positivo dialogo fra livelli istituzionali, deputazione parlamentare, nella persona della Abate, e Regione Calabria. Per una volta i livelli istituzionali, nazionale e regionale, non sono stati nemici, come rotaie che non si incontrano mai.
E proprio da questo dialogo e da questo impegno comune occorre ripartire, con l’orgoglio che è forse quello che ci resta per provare a rendere la nostra terra semplicemente normale.
E francamente credo che le immagini degli applausi al treno in arrivo, accolto da autorità ed istituzioni, da tanti cittadini comuni, abbiano suscitato in tanti, certo soddisfazione, ma anche un moto di rabbia ed orgoglio, perché abbiamo il diritto di essere considerati cittadini italiani anche a queste latitudini.
E allora, dopo aver accolto questo treno, credo sia il tempo di sedersi tutti insieme ad un tavolo, quello della e per la Calabria e per la Jonio cosentino, per trovare soluzioni ai problemi. Da domani, senza perdere nemmeno un giorno.
Invece di dilaniarsi in guerre partitiche fratricide. Replicando la sinergia istituzionale che ha consentito l’istituzione del Frecciargento.
Perché il cantiere del terzo megalotto della S.S. 106 Roseto-Sibari possa partire finalmente per un investimento di un miliardo e trecento milioni.
Perché dopo un decennio e oltre magari il nuovo Ospedale della Sibaritide possa essere realizzato. Perché nel frattempo due nosocomi sono stati smantellati e di case della salute non c’è traccia. E nel frattempo un nuovo Ospedale è nato. Privato convenzionato.
Perché’ senza cantieri il lavoro non si crea.
Lo sanno bene i nostri operai edili che stanno costruendo le opere del Nord Italia, fra le proteste, perché’ gli operai del Nord si lamentano che nei cantieri ci sono solo calabresi.
Come se la colpa fosse loro. E non di chi sceglie dove fare le infrastrutture.
Perché’ la colpa non è dei nostri operai edili, se nel 2018 si sono spesi per investimenti 270 euro pro capite al Nord e poco più di 100 euro pro capite al Sud.
E allora dopo aver accolto il treno perché tutti insieme non ci si siede attorno ad un tavolo, lo stesso tavolo, quello della e per la Calabria, per trovare soluzioni ai problemi?
Perché’ sicuramente questa Giunta Regionale ha commesso diversi errori, ma è stata in questi anni combattuta dal suo stesso partito, a colpi di “Scura” e non solo.
E soprattutto perché crediamo, che qualunque Giunta i calabresi sceglieranno da qui a poco, senza una dialogo ed una interlocuzione fra livelli istituzionali si riuscirà a fare ben poco.
E in questo territorio da fare c’è tanto.
Perché magari anziché chiuderli i presidi dello Stato, si possa riaprire il Tribunale rubato.
Perché la Zes non sia una ennesima occasione persa.
Perché magari, proprio nell’area Zes che si estende a tutta la zona industriale dell’area urbana di Corigliano, in qualche capannone chiuso, monumento alla 488 e allo sviluppo mancato, possa nascere un incubatore di imprese, uno spazio fisico che possa ospitare qualche start up.
Perché’ il Porto di Corigliano possa uscire da un lunga agonia, con il collegamento diretto con la S.S. 106 e magari la ferrovia, per costruire un nodo intermodale, con la realizzazione delle strutture di alaggio e varo e del terminal crocieristico.
E magari possa diventare una struttura utile alle esportazioni di un Distretto Agro-alimentare, che al di là delle narrazioni retoriche, sta arretrando sotto i colpi della crisi di pesche, nettarine ed agrumi. E dove le aziende serie fanno fatica ad andare avanti, schiacciate dai prezzi troppo bassi imposti dalla grande distribuzione e dalla concorrenza sleale di altre aziende che sfruttano braccia.
Perché di questo passo, con le clementine a 25 centesimi, non c’è futuro per l’agrumicoltura.
Perché magari il decreto Calabria possa essere abrogato prima che non venga inflitto l’ultimo colpo mortale ad una sanità in macerie.
Perché magari, si capisca che senza medici, infermieri, personale sanitario, i reparti devi chiuderli. E che il problema della sanità non può essere risolto dai Sindaci che vanno da Cottarelli per avere un medico in più, ma che piuttosto serve una visione di sistema. Perché se non ci sono presidi sanitari sui territori, anche l’ospedale HUB va alla deriva.
Perché’ magari, si superi l’emergenza infinita in settori come i rifiuti.
Perché’ magari ci sia qualche no in meno, un po’ più di senso di responsabilità. Perché’ dire no anche ad una piattaforma di recupero e riciclo dei rifiuti, fra levate di scudi, è forse un modo per non superarla mai l’emergenza e per non superare mai il modello delle discariche nelle quali va in Calabria il 55% dei rifiuti.
Perché magari i criteri del fondo premiale per le fusioni dei piccoli comuni possano essere modificati per aumentare i trasferimenti alla nuova città di Corigliano-Rossano.
Perché magari, venga accolta l’idea di un Contratto Istituzionale di Sviluppo “Mare Pulito” che, anziché parcellizzare la spesa in mille rivoli, individui nella realizzazione delle reti fognarie e dei depuratori la grande priorità, per fare del territorio una unica bandiera blù. Sedersi per trovare soluzioni.
Magari dopo aver osservato il fascino irresistibile del treno.
Ricordate la scena di Ragazzo di Campagna, all’arrivo del treno.
– È impressionante….
– Questa volta è proprio bello…..
– Eh beh, insomma, il treno è sempre il treno, eh?
– Dovrebbero farlo passare più spesso.
– No….dopo ci si abitua e non ci si diverte più.
E se i treni son desideri è ora che qualche altro “treno” da troppo tempo fermo in stazione possa partire. Dovrebbero provare a farli partire più spesso questi treni, i treni delle incompiute e dei cantieri che restano sulla carta, degli investimenti per migliorare la dotazione infrastrutturale territoriale, approfittando di una rappresentanza parlamentare territoriale numerosa come mai e di una esperienza unica di fusione che ha portato alla nascita’ di una realtà comunale che deve essere traino per tutto il territorio jonico.
Almeno per non avere rimpianti e rimorsi, per non sprecare ancora occasioni, specie nel momento in cui almeno a parole il nuovo Governo annuncia interventi straordinari ed una rinnovata attenzione per il Mezzogiorno. Almeno per evitare che per molti giovani a questa latitudini calabre quel treno sia purtroppo solo il luogo da cui partire ancora con un biglietto di sola andata per trovare una occasione, una opportunità, magari con una borsa ed un portatile e non una valigia di cartone come un tempo.

*segretario generale Cisl Cosenza

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