COSENZA La lettera del sindaco di Cosenza è indirizzata al presidente Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato e al vicepresidente del Csm. Mario Occhiuto vuole «denunciare come un prestigioso organismo dell’apparato costituzionale – nello specifico la Commissione nazionale Antimafia – venga vilipeso per infimi, personalistici, interessi di bottega da parte chi lo presiede». L’obiettivo dello sfogo è Nicola Morra, che il primo cittadino considera «ossessivamente spinto verso l’aggressione e la denigrazione gratuita». Il senatore M5S, per Occhiuto, «non manca di utilizzare il suo ruolo, non solo per gli scopi sopra citati, ma addirittura al fine di pilotare e indirizzare attività giudiziarie delle Procure della Repubblica contro i suoi avversari politici».
La missiva rimanda «alla clamorosa circostanza di qualche giorno addietro, in relazione alla quale il Senatore Morra – invitato a un convegno di Confindustria – affermava (notizia di Ansa del 14-09-2019) di non parteciparvi a causa della contestuale presenza mia, nella qualità di sindaco di Cosenza, e di Mario Oliverio, nella sua qualità di presidente della Regione Calabria, quali soggetti annoverabili nella categoria degli “indagati ma anche prescritti”».
«Senza trascurare – continua Occhiuto – l’ancor più grave, immediatamente antecedente, condotta consistita nel contattare, da parte del senatore Morra, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, al fine di escludere dagli invitati lo scrivente e il governatore Oliverio, ponendo così una indebita ingerenza per la quale il predetto, anche nella migliore delle ipotesi e sia pur implicitamente, ha di certo utilizzato l’autorevolezza (rectius, l’autorità, conoscendo il soggetto) del suo ruolo per persuadere l’interlocutore istituzionale, che, nel caso di specie, non si è lasciato influenzare. L’affermazione pubblica in primis citata, naturalmente, presto s’imbatteva nel biasimo formulato da Confindustria, la quale si dissociava pubblicamente dalla farneticante e autoincensante motivazione formulata dal senatore Morra».
Un comportamento definito «volgare e poco elegante», che sarebbe «solo l’ultimo di una serie di insane condotte che non si addicono a una figura istituzionale di tale rilevanza. Serie di condotte che raggiungeva l’apice qualche mese addietro, quando – unitamente a magistrati e unità della Guardia di Finanza compiacenti, non a caso poi consulenti e componenti delle strutture in seno alla Commissione Antimafia dal nostro presieduta – si permetteva di organizzare apparati inquirenti paralleli, che ponevano irritualmente in essere vere e proprie attività istruttorie che dovevano poi essere calate in procedimenti penali ufficiali».
«È ormai notorio – scrive ancora Occhiuto –, infatti, come il senatore Morra convocasse, presso la sua abitazione privata, soggetto (questo sì indagato, poiché da me denunciato e, pertanto, rancoroso nei confronti dello scrivente) per operare – raccogliendo, a insaputa del soggetto stesso, a mezzo registrazione su supporto informatico – vere e proprie sommarie informazioni testimoniali accusatorie nei miei confronti, senza che lo stesso senatore sia in qualche modo parte interessata, né diretta né indiretta, del procedimento penale afferente al soggetto convocato presso la propria abitazione. Ma, soprattutto, senza averne alcuna competenza. Sembra una storia di vecchio Sudamerica, di quando si organizzavano attività processuali artefatte per sconfiggere i nemici politici, mentre in realtà è una tristissima e recentissima storia italiana sulla quale invoco il loro autorevole intervento».
«Non è ammissibile – chiosa il sindaco –, in uno stato di diritto quale l’Italia si pregia di essere, che accadano simili episodi senza che i massimi organi correggano il tiro, in base a quel meccanismo di autodifesa e di autorimedio istituzionale che proprio la nostra architettura costituzionale prevede e contempla. Mi attendo un autorevole intervento e con la massima cordialità istituzionale porgo loro i miei più rispettosi saluti».
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