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Sanità, tutte le questioni aperte del dossier Calabria

La “fotografia” del settore alla vigilia dell’incontro tra il ministro Speranza e il governatore Mario Oliverio: dai 1200 precari a rischio licenziamento alla permeabilità alle infiltrazioni della …

Pubblicato il: 23/09/2019 – 8:45
Sanità, tutte le questioni aperte del dossier Calabria

Una grave carenza di personale, oltre 1200 precari a rischio licenziamento a fine anno, livelli essenziali di assistenza sotto lo standard medio nazionale, l’emigrazione sanitaria a livelli record, la gran parte delle aziende sanitarie e ospedaliere senza una guida, le forniture al palo, i conti sempre in rosso, e infine due Asp sciolte per “accertati condizionamenti” della ‘ndrangheta nel 2019. Sono questi, in sintesi, gli elementi che configurano l’emergenza sanità in Calabria, un’emergenza che domani sarà al centro di un incontro tra il neo ministro della Salute, Roberto Speranza, e il presidente ella Regione, Mario Oliverio. La riunione è stata richiesta in queste settimane a gran voce e ripetutamente dal governatore calabrese, che ha evidenziato le tante criticità del settore, a suo dire ulteriormente acuite dall’entrata in vigore del “Decreto Calabria”, approvato a fine aprile, nella straordinaria riunione del Cdm a Reggio Calabria, dal governo nazionale allora a trazione M5S-Lega su forte pressing del predecessore di Speranza alla guida del ministero, la pentastellata Giulia Grillo. E in effetti l’attuazione del “Decreto Calabria” non sembra aver ancora prodotto effetti positivi per la sanità calabrese, che dopo 10 anni in regime di piano di rientro e nove anni in regime di commissariamento governativo, mostra ancora pesanti e persino drammatici ritardi, restando poi sempre al centro di aspre polemiche politiche e di molti strappi istituzionali, come quelli che in passato hanno caratterizzato i rapporti tra la Regione guidata da Oliverio e l’allora commissario ad acta Massimo Scura, sostituito dal governo nazionale il 7 dicembre scorso dal generale dei Nas dei carabinieri in pensione, Saverio Cotticelli. Con la Regione la nuova struttura commissariale con la Regione ha normalizzato e rasserenato i rapporti, comunque non idilliaci, ma l’Ufficio del commissario ha già vissuto un avvicendamento, con il subentro, diventato operativo a inizi di settembre, del sub commissario Maria Crocco al predecessore, Thomas Schael, nominato dal governo contestualmente a Cotticelli ma dimessosi in estate, per motivi personali, disse la Grillo con una formula burocratica che tuttavia ha dato adito a molti retroscena di tenore assolutamente diverso. E proprio l’estate si è rivelata difficilissima per la sanità calabrese, perché il “Decreto Calabria”, con le sue stringenti disposizioni tese ad accentrare a livello centrale l’intera gestione del settore, non ha risolto i problemi, finendo addirittura per aggravarli e per complicare ancora di più il già gravoso lavoro della struttura commissariale, che negli ultimi mesi si sta caratterizzando per una evidente lentezza nella decretazione (dal sito istituzionale della Regione si può notare a esempio che dal 9 agosto a oggi sono stati emessi solo tre decreti, e non certo di straordinaria rilevanza). Gli indicatori, inoltre, continuano a registrare il segno meno, e sono quelli che emergono dall’esito dell’ultimo tavolo di monitoraggio e verifica interministeriale sull’attuazione del piano di rientro della sanità calabrese, il cosiddetto “Tavolo Adduce”, tenutosi lo scorso 1 agosto: in quella sede infatti è stato attestato che i livelli essenziali di assistenza della sanità calabrese sono ancora al 139, rispetto al 160 di media nazionale (dato però contestato dalla Regione) e iil disavanzo è pari a 105 milioni. Esorbitante anche il dato dell’emigrazione sanitaria, cioè di quanto la Regione Calabria spende per rimborsare le altre Regioni per le cure che queste ultime prestano ai calabresi: secondo fonti regionali, l’emigrazione sanitaria costa adesso oltre 300 milioni. In estate, poi, si è pericolosamente manifestata la questione della pesante carenza di personale nelle strutture sanitarie calabresi, costrette in questi anni al blocco del turn over per le rigidità del piano di rientro: l’annunciato sblocco legato al Decreto Calabria infatti non si è ancora realizzato, al punto che – secondo la Cgil – sono almeno 5000 le figure professionali tra medici e operatori che mancano nelle piante organiche della sanità regionale, mentre nel frattempo è esplosa la vertenza dei precari – oltre 1200 – che a fine anno rischiano il licenziamento e per i quali si sta valutando la soluzione di una legge regionale “ponte” in attesa che si definiscano i fabbisogni del servizio sanitario. Un’altra criticità legata al “Decreto Calabria” riguarda poi il tema degli appalti e delle forniture, che il provvedimento del governo nazionale ha centralizzato, azzerando le competenze della Stazione unica della Regione Calabria: le farragini burocratiche, infatti, hanno determinato a luglio gravi difficoltà per le aziende ospedaliere e per le strutture sanitarie calabresi, piombate nell’enorme difficoltà ad approvvigionarsi di farmaci, persino quelli “salva vite”. Un allarme che ha indotto lo stesso Oliverio a convocare d’urgenza un vertice con il commissario e con i prefetti, vertice che ha prodotto l’individuazione di misure tampone, come convenzioni con altre Regioni e una sorta di proroga di gare della Stazione appaltante che erano state sospese per l’entrata in vigore del “Decreto Calabria”. Anche l’aspetto della “governance” ha risentito negativamente degli effetti del “Decreto Calabria”: tra le previsioni del testo normativo, infatti, c’è anche quella della nomina dei nuovi manager – esterni alla Calabria – delle cinque aziende sanitarie e tre ospedaliere calabresi da parte del governo nazionale, previa intesa tra commissario e Regione, ma la Regione ha sempre negato l’intesa, il procedimento si è perfezionato finora solo per tre aziende e però solo un manager di quelli individuati dal governo nazionale si è insediato, con il risultato di una gestione delle altre aziende affidata a direttori generali facenti funzione che certo non sono propensi ad assumersi responsabilità straordinarie come quelle richieste dall’eccezionalità della situazione in Calabria. In questo contesto, inoltre, si sono registrati anche alcuni casi di presunta malasanità e, inoltre, il settore ha confermato la sua permeabilità alle infiltrazioni della ‘ndrangheta: e così a marzo è stata sciolta l’Asp di Reggio Calabria e lo scorso 13 settembre analoga sorte è toccata dall’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, due casi che si aggiungono agli scioglimenti che negli anni passati hanno riguardato l’Asl di Locri (2006), ancora l’Asp di Reggio Calabria (2008) e l’Asp di Vibo Valentia (2010). Messi insieme, tutti questi elementi danno il senso di una sanità calabrese in piena emergenza, e riempiono le pagine del corposo dossier sul quale domani il ministro Speranza si confronterà con il governatore Mario Oliverio. Da parte sua, il presidente della Regione Calabria avrà modo di ribadire la sua posizione di netta contrarietà allo strumento del commissariamento e e di richiedere una revoca, o almeno, una profonda revisione del “Decreto Calabria” e interventi immediati che vanno dall’effettivo sblocco delle assunzioni attraverso un piano straordinario a un provvedimento specifico per la stabilizzazione dei lavoratori precari e alla proroga delle graduatorie di idonei dei concorsi, l’abrogazione della norma che ha bloccato l’attività della Stazione unica appaltante, l’accelerazione del piano degli investimenti previsti da un accordo di programma con il governo, che prevede la realizzazione di nuove strutture ospedaliere e la ristrutturazione di alcuni ospedali. Ospite una settimana fa di “Presadiretta” su Rai3, Oliverio inoltre ha auspicato un aiuto straordinario per la sanità calabrese, dicendosi anche «pronto a sporcarmi le mani, assumendomi responsabilità tremende»: molti si sono chiesti cosa avrà voluto dire, molti comunque hanno convenuto che la questione della sanità calabrese è anche e molto politica, soprattutto in questa nuova fase a livello nazionale e regionale. E non manca chi mette in conto clamorose sorprese nelle prossime settimane. (ant.cant)

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