COSENZA Pur essendo risultati idonei al concorso per allievi agenti della Polizia di Stato, 455 giovani oggi «si trovano esclusi per colpa di un emendamento fatto approvare dalla Lega» che «introduce nuovi criteri e va ad escludere i candidati over 26 e già vincitori del concorso». Una delegazione di aspiranti allievi agenti della Polizia di Stato provenienti da Calabria, Puglia, Sicilia e Campania, ha incontrato il presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci per illustrare la situazione e chiedere un sostegno affinché possano ottenere il posto di lavoro conquistato legittimamente attraverso il concorso del 2017 (qui la lettera degli aspiranti poliziotti).
«Non può essere modificato in questo modo un bando nato per sopperire tra l’altro alla carenza di organico – ha sottolineato il presidente Iacucci –, anche perché andrebbe a creare un precedente di disparità. Si viola così il diritto di tutti i candidati idonei che, per i nuovi requisiti introdotti, rischiano di rimanere a casa. Mi interesserò della questione personalmente. Bisogna tutelare questi ragazzi e ripartire dal reintegro degli idonei che sono stati depennati dalle graduatorie per una norma entrata in vigore dopo la pubblicazione del bando e resa retroattiva da un emendamento targato Salvini. Una storia assurda, sulla quale si è espresso favorevolmente anche il Tar. Salvini ha sempre annunciato un incremento di organico delle forze di polizia e poi alla fine non ha fatto nulla».
«Con l’avvio del procedimento amministrativo, datato 13 marzo 2019, all’interno del quale sono stati inclusi solo coloro in possesso dei nuovi requisiti, siamo stati costretti a ricorrere al Tar del Lazio – ha spiegato la delegazione arrivata alla Provincia – il quale, in prima istanza, ci ha concesso la sospensione del giudizio consentendoci, in qualità di ricorrenti, di poter ultimare l’iter concorsuale e ritenendo pregiudizievole tale operato da parte dell’amministrazione. Ad oggi, purtroppo, siamo ancora in una fase di stallo. Tra l’altro la graduatoria così selettivamente modificata, sembrerebbe quasi una convocazione diretta e non meritocratica. Difatti, molti candidati che hanno conseguito voti altissimi sono stati esclusi dalla stessa favorendo in questo modo candidati, più giovani e in possesso di diploma di scuola superiore, ma con voti di gran lunga inferiori. Ringraziamo il presidente della Provincia per la sua disponibilità e per aver ascoltato le nostre istanze».
Nonostante le proteste davanti a Montecitorio e l’interesse dei sindacati ad oggi ancora nulla è cambiato. Il presidente della Provincia Franco Iacucci dopo aver ascoltato una rappresentanza di ragazzi idonei al concorso ha espresso la propria vicinanza ai 455 giovani che aspettano di essere reintegrati. «Interesserò della questione il Ministero e insieme anche agli avvocati che stanno seguendo la vicenda cercheremo di trovare una soluzione al più presto. Non possiamo correre il rischio – ha detto Iacucci – di lasciare a casa 455 persone. La maggior parte vengono dalla Calabria e dalle altre regioni del Mezzogiorno e oggi si vedono esclusi e superati in graduatoria da chi ha punteggi più bassi solo per una questione anagrafica. I criteri sono stati modificati dopo aver fatto il concorso. È incomprensibile – ha concluso il presidente della Provincia di Cosenza – e il nuovo Governo deve assolutamente attivarsi per far in modo che questi giovani vedano riconosciuto il sacrosanto diritto di essere assunti come agenti della Polizia di Stato. La norma va cambiata e l’arroganza di Salvini e della Lega deve essere fermata».
E FRATELLI D’ITALIA INTERROGA IL MINISTRO «La vicenda dell’esclusione di centinaia di candidati di età superiore a 26 anni dal concorso per 1.851 allievi agenti della polizia di Stato, è stata portata nuovamente all’attenzione del governo da parte dei deputati di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, Salvatore Deidda ed Emanuele Prisco, che hanno depositato una interrogazione al ministro dell’Interno». Lo riporta una nota congiunta dei tre parlamentari del partito di Giorgia Meloni. «A causa di una norma inserita nel Decreto Semplificazioni – aggiunge – migliaia di aspiranti allievi in attesa delle prove di idoneità fisica e psicologica si ritrovano, di fatto, “esodati” da ogni speranza di un lavoro in Polizia. Con la riformulazione dell’articolo 11, infatti, sono stati esclusi migliaia di giovani dallo scorrimento della graduatoria del concorso “893 Allievi Agenti della Polizia di Stato” del 26 maggio 2017, poiché secondo quanto dispone il decreto, non possedevano i nuovi requisiti previsti».
«Pur volendo riconoscere che minore età e maggiore preparazione scolastica contribuiscono al prestigio del corpo della Polizia di Stato – spiegano i deputati di Fratelli d’Italia – tali nuovi requisiti non trovano giustificazione se applicati a procedure concorsuali già in essere e se portano, come di fatto è successo, a penalizzare tutti coloro i quali hanno già ottenuto l’idoneità; tale paradossale situazione si pone palesemente in contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione, che vietano qualsivoglia discriminazione e impongono il rispetto del principio di meritocrazia nell’accesso al pubblico impiego».
«Anche il capo della Polizia, Franco Gabrielli – è detto nella nota – ha risposto alle numerose istanze di giustizia rivoltegli con una lettera aperta, in cui indica due vie d’uscita: “A questo punto sono due le strade possibili. Indire un nuovo concorso aperto ai candidati in possesso dei nuovi requisiti o, come espressamente richiesto dalle organizzazioni sindacali, consentire, con l’adozione di una specifica disposizione normativa, di attingere allo stesso elenco di candidati”. La prima Sezione Quater del Tar del Lazio si è pronunciato accogliendo l’istanza che, in via cautelare, dispone l’ammissione con riserva degli aspiranti allievi agenti esclusi allo svolgimento di nuove prove fisiche e psicoattitudinali. Tuttavia, nel decreto di avvio del corso di formazione pubblicato ad agosto 2019 non si fa menzione dei 455 idonei con riserva».
«Alla luce di ciò – segnalano – è stato promosso un ulteriore ricorso per motivi aggiunti allo scopo di inserire finalmente in graduatoria questi ragazzi, ricorso accolto con decreto dal Presidente di sezione, ma l’Avvocatura dello Stato ha chiesto la revoca del decreto del Presidente di sezione del Tar, adducendo come motivazione la mancanza di fondi e la carenza di posti disponibili nella formazione – così connotando la vicenda di ulteriori aspetti ancora più assurdi e incoerenti, vista la precedente scelta di ampliare il personale – ma il TAR ha rigettato e confermato la data di udienza per la trattazione del merito della vicenda, per il quale si dovrà però attendere il 2020». «Per questo il deputato Wanda Ferro e i colleghi Deidda e Prisco – conclude la nota – hanno chiesto al ministro “quali urgenti provvedimenti intenda adottare per risolvere tempestivamente la grave situazione, affinché le prove già effettuate da parte di tutti coloro che hanno già acquisito l’idoneità non siano rese vane dalla modifica in itinere dei requisiti di concorso, dando, pertanto, le necessarie garanzie a chi già abbia ottenuto l’idoneità”».
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