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«Perché è giusto che i calabresi votino nel 2020»

di Peppe Esposito*

Pubblicato il: 25/09/2019 – 17:55
«Perché è giusto che i calabresi votino nel 2020»

La Calabria deve imparare ad esigere piuttosto che piatire. Non solo. Occorre che pretenda di fare proprie le misure legislative straordinarie atte a superare i suoi gap, storici e sopravvenuti, e che si renda politicamente destinataria di una particolare attenzione, rispettivamente a cura del Governo e delle forze politiche che lo sostengono.
La Calabria delle necessità e delle urgenze insoddisfatte deve essere sollevata dai suoi problemi che la rendono la maglia nera in tutte le competizioni sociali volte a garantire i diritti fondamentali ai cittadini. Deve, pertanto, essere aiutata a sollevarsi dal nulla cui è stata ridotta da una incuria perenne della politica che l’ha governata. Necessita che lo pretenda non solo protestando ma proponendo.
In un Governo giallo-rosso a distinguersi non sono i colori fini a se stessi, ma i valori portanti identificativi dei tre importanti segmenti parlamentari che lo sostengono: il Pd, il Movimento 5 Stelle e la Sinistra autentica e complessivamente intesa, tutti in un insieme imprescindibile.
Di conseguenza, a pesare nella scelta al sottinteso sostegno sono stati e dovranno essere i tre “soci” di maggioranza governativa ad incidere sulle sorti delle componenti della Repubblica: nel caso di specie le Regioni, molte delle quali prossime al voto.
Va da sé che spetterebbe ad essi incidere nelle scelte dei Governatori e nelle politiche regionali che verranno. In Umbria e in Emilia-Romagna sembrano essere stati i primi due, il Pd e il M5S, a prevalere nella definizione dei candidati alle presidenze.
Al riguardo, l’esperienza calabrese sta fornendo, come al solito, una brutta prova di sé. Un Pd spaccato a metà, con un «padrone di casa» che non vuole rilasciare ciò che una comune capacità autocritica consiglierebbe a chiunque. Un M5S che si divide in fazioni territoriali, mandando per aria i bei progetti nei quali in tanti avevano creduto premiandolo con 18 parlamentari. La Sinistra unita, con un importante ministro di «Articolo Uno», Roberto Speranza, preposto ad un settore strategico e fondamentale per la Calabria (la sanità), non risponde neppure all’appello. Ciò nonostante che il suo consenso al Senato sia decisivo per la tenuta del governo Conte bis.
Alla Sinistra unita, in tutte le sue declinazioni, il compito di assumersi la responsabilità politica delle scelte. Di spendersi per il cambiamento reale, per la restituzione ai calabresi di quanto spetta loro in termini di diritti di cittadinanza, per il lavoro che non c’è e per tirare fuori le istituzioni dall’occupazione della ‘ndrangheta.
Ben venga, una sua istanza forte nel pretendere qui in Calabria, vittima di tutte le ingiustizie, la “nomination” del governatore, sottraendolo al gioco che sta rendendo uguali i pentastellati a tutto il vecchio pianeta politico.
Sarebbe il modo per rendersi protagonista dell’espressione più autentica del cambiamento, tale da rappresentare la sintesi di una Sinistra che c’è e che non vuole rinunciare ai propri ideali e alle sue priorità. Potrà farlo, cominciando dalla sanità, pretendendo di modificare tutto quanto in Calabria è stato reso ai minimi livelli, complice anche il tradizionale centro-sinistra che, vista la corrente fallimentare esperienza, non può assumere alcuna pretesa di continuità.
Il tutto cominciando a fare battaglia a che i calabresi vadano al voto con il massimo della consapevolezza sociale e non già costretti a farlo di tutta fretta, senza approvazione alcuna della legge di stabilità 2020, a causa dello stratagemma di anticipare le elezioni al solo scopo prendere di sorpresa gli avversari, a tutt’oggi colpevolmente impreparati all’evento. E ancora. Ad opporsi a quelle primarie che verosimilmente si celebreranno tra il presidente uscente a qualche testa di legno, che daranno peraltro occasione a qualche magistrato, non solo contabile, di valutarne la portata e le dolose responsabilità sottostanti relativamente alle finalità dell’evento e alla strumentale sua frequentazione generative di impropri costi milionari.

*Direttore Fondazione TrasPArenza

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