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Cosenza, la Procura riapre un "cold case" del 2005

Ripartono le indagini sulla morte della 22enne Lisa Gabriele. La ragazza fu soffocata e poi abbandonata in un bosco a Montalto, con la scena del crimine disseminata di false prove. Ma la prima inch…

Pubblicato il: 26/09/2019 – 8:49
Cosenza, la Procura riapre un "cold case" del 2005

COSENZA Riaperto dalla Procura di Cosenza il cold case che riguarda la morte di Lisa Gabriele. Una vicenda che risale al 9 gennaio 2005, giorno in cui il cadavere della 22enne originaria di Rose venne ritrovato in un bosco alla periferia di Montalto Uffugo. La notizia è stata riportata dal Quotidiano del Sud.
Nell’imminenza del ritrovamento, si pensò a un suicidio, ipotesi avvalorata da una lettera attribuita alla giovane e dalla presenza, nella sua auto, di una confezione di antidepressivi. Lo scenario, però, mutò qualche giorno dopo, quando la relazione tecnica presentata in seguito all’autopsia parlò di omicidio. In particolare, l’esame rivelò che Lisa Gabriele fu soffocata: secondo gli accertamenti dei periti, allegati all’indagine dell’epoca, affidata al pm Antonio Tridico, la ragazza sarebbe stata uccisa in un luogo diverso da quello in cui fu trovato il suo cadavere. Quell’inchiesta, però, non riuscì a fare luce sul mistero. Oggi, gli inquirenti potrebbero avere in mano gli indizi giusti per ripartire.
MESSINSCENA SUL LUOGO DEL DELITTO Lisa aveva ventidue anni quando l’hanno suicidata. Vicino al corpo, nel boschetto di Parantoro, due bottiglie di superalcolici, una scatola di pscicofarmaci e un bigliettino d’addio. Bottiglie senza impronte: strano che una suicida si fosse preoccupata di cancellarle dopo aver bevuto del whisky. Fu questa anomalia a dare il la alla prima inchiesta della Procura di Cosenza.
Lisa Gabriele aveva ventidue anni e tutta una vita davanti quando la uccisero e riempirono quel boschetto di false prove. Nella zona dove venne trovato il corpo furono individuati segni di pneumatici che non corrispondevano a quelli dell’utilitaria di Lisa che fu abbandonata nella zona. Una perizia calligrafica comparativa rivelò, invece, che solo una parte del bigliettino d’addio trovato sulla Fiat 500 della ragazza era stato davvero scritto dalla ventiduenne di Rose. Si trattava del frammento in cui non si faceva alcun riferimento a progetti autolesionistici. Le frasi d’addio scritte su quel messaggio, invece, erano state scritte da altri. L’esame tossicologico “raccontò”, infine, che la ragazza, prima di morire, non aveva assunto sostanze psicotrope o stupefacenti, e neppure bevuto liquori. Tutta una messinscena per depistare gli inquirenti.

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