REGGIO CALABRIA Cinquantuno indagati, per reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla raccolta abusiva di scommesse, dalla truffa aggravata ai danni dello Stato al riciclaggio e all’autoriciclaggio, fino alla concorrenza sleale. La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, come riporta Agipronews, ha notificato nelle ultime ore a 51 persone l’avviso di chiusura indagini – firmato dal pm Stefano Musolino e dal capo della Procura Giovanni Bombardieri – che conclude la fase investigativa dell’operazione “Galassia”, condotta lo scorso novembre contro le infiltrazioni mafiose nelle scommesse online.
Nel lungo elenco, l’intero vertice della precedente proprietà del bookmaker austriaco SKS365, tra cui i quattro ex azionisti di riferimento – P. T., I.I., P.S. e Giuseppe Decandia – oltre ai vertici del Fondo olandese Ramphastos Investments (che comprò la società nell’agosto del 2016) e ad alcuni esponenti della società maltese Oia Services. Secondo l’Antimafia di Reggio, le società austriache del gruppo Sks365 erano «di fatto attive in Italia, dapprima attraverso una stabile organizzazione costituita da almeno 2.500 Ced a marchio Planet e dal 2015, a seguito di adesione alla sanatoria, attraverso almeno 1.000 sale per la raccolta di puntate su giochi e scommesse (numero corrispondente a quelle ufficialmente sanate) – dedite all’organizzazione della gestione e della raccolta sul territorio dello Stato di puntate su giochi e scommesse». L’attività, ricorda Agipronews, era avvenuta fino al 2015 senza concessione, scrivono i magistrati, poi – in parallelo all’attività autorizzata (con il sistema del “doppio binario”) – attraverso l’intermediazione nel rapporto con il cliente da parte di master-agenti, in assenza delle concessioni prescritte dalla legge e in violazione delle norme fiscali e di quelle anti-riciclaggio.
IL SISTEMA DEI SITI .COM I siti non autorizzati con suffisso “.com” erano “Palace777”, “BetFaktor”, “GoldenGool”, “PlanetWin365”, “PremierWin365” e “JokerBet”. Per esercitare illecitamente le scommesse, inoltre, l’associazione aveva stretto accordi con il gruppo criminale e imprenditoriale barese dei Martiradonna, «attraverso cui si interfacciava con esponenti delle locali consorterie criminali di tipo mafioso, sparse sul territorio nazionale, per la commercializzazione dei siti “.com” e lo sviluppo delle relative reti commerciali, parallelamente alla raccolta svolta attraverso centri e sistemi autorizzati». Tra le persone raggiunte dall’avviso – che Agipronews ha potuto visionare – anche il collaboratore di giustizia Fabio Lanzafame, attualmente assistito dal Servizio Centrale di protezione di Roma: proprio grazie alle dettagliate dichiarazioni rese agli investigatori dallo stesso Lanzafame e da altre persone coinvolte nella vicenda (tra cui l’ex Ceo di Sks, Ian McLoughlin, e la responsabile dell’ufficio compliance di SKS, Angela Gemma), la Procura ha potuto ricostruire l’intero business criminale. RISVOLTI FISCALI La vicenda avrà anche dei risvolti fiscali rilevantissimi: Sks365, a seguito delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza sui flussi finanziari, avrebbe omesso di dichiarare al fisco 3,8 miliardi di euro di reddito dalla raccolta di giochi, omettendo il versamento di circa 45 milioni di Ires e 71 milioni di imposta unica scommesse negli anni fino al 2016.
IL FONDO OLANDESE D’INVESTIMENTO Entrano nell’inchiesta anche i vertici del fondo olandese Ramphastos Investments – Marcel Boekhoorn, Diedrik Oost e Philip Van Wijngaarden – e il mediatore romano Bruno Michieli. Assieme all’ex-Ceo P. T. , sono accusati di riciclaggio e auto-riciclaggio in particolare per l’acquisto – tramite la società estera Talenta Ventures B.V. (di proprietà del fondo ma partecipata occultamente dall’ex-Ceo P. T.) – dell’80 per cento dell’italiana Talenta srl per la somma di 2,4 milioni di euro, «costituente una parte del profitto delle attività delittuose consumate da P. T.», è scritto nel documento della Procura. Marcel Boekhoorn è il titolare del fondo d’investimento Ramphastos e uno degli uomini più ricchi d’Olanda, con un patrimonio stimato in oltre due miliardi di euro. Le indagini hanno poi puntato sull’attività di Oia Services, i cui azionisti e manager sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, dichiarazione infedele dei redditi ed IVA, truffa aggravata ai danni dello Stato, in relazione alla mancata corresponsione all’Erario della specifica tassa prescritta per l’esercizio delle attività di giochi e scommesse, riciclaggio, auto-riciclaggio e reimpiego dei proventi di delitto, concorrenza sleale. Ramphastos però «smentisce qualsivoglia illecito dei propri dipendenti e del proprio management nel regolamento finanziario dell’acquisizione di Talenta Labs». Ramphastos inoltre fa sapere di riporre «la massima fiducia nel sistema giudiziario italiano» e che «coopererà senza riserve con le autorità per qualunque indagine».
IL LEGAME CON LA COSCA TEGANO Il legame con la cosca Tegano di Reggio Calabria, scrivono i magistrati, era stato conseguito in Calabria da due collaboratori della società. Anche in questo caso, il perno del sistema – secondo i magistrati – è costituito da una serie di siti “.com” per la raccolta illecita di scommesse, gestita sul territorio attraverso promotori e agenti: “betclu”, “stereobet”, “enjoybet”, “vipbet24”, “globalbet365”, “betfire24”, “bw24bet”. Il conto fiscale è salatissimo, ancora una volta: circa 4 milioni di Ires e 9 di imposta unica per gli anni anteriori al 2015, circa 8 di Ires e 12 di imposta unica per gli anni successivi. Trascorsi venti giorni – nei quali i 51 indagati possono rilasciare dichiarazioni al Pm e presentare memorie e documenti – la procura Antimafia reggina procederà con le richieste di rinvio a giudizio indirizzate al Giudice per le indagini preliminari.
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