COSENZA Risalgono al lontano 2013 le prime segnalazioni a Regione Calabria, Procura della Repubblica, Corte dei Conti e Collegio sindacale con cui Fedir (sindacato dei dirigenti pubblici) ha denunciato ripetutamente l’Asp di Cosenza «in merito all’illegittima attribuzione» dei più delicati incarichi di vertice delle strutture amministrative. Il sindacato, all’epoca, parlò di «incarichi a successione ereditari». E uno dei procedimenti aperti si è chiuso con una condanna dell’Azienda.
«Nell’arco di un quinquennio – ricorda Fedir – abbiamo prodotto decine di segnalazione e fiumi di documenti senza che l’Asp abbia revocato un solo provvedimento e il Collegio sindacale abbia mosso un solo dito. Paradossale poi l’atteggiamento di quest’ultimo, il cui unico atto è stato una dura reprimenda a Fedir perché aveva affermato di aver inviato le segnalazioni anche al Collegio che però non erano state da questo ricevute. Come se fosse una responsabilità di Fedir la mancata trasmissione da parte degli uffici dell’Asp di quanto provatamente inviato al Collegio».
L’esito dello scontro legale fa però esprimere «soddisfazione» al sindacato. Dopo che il gip di Cosenza ha respinto la richiesta di archiviazione del pm e ha disposto la prosecuzione delle indagini, infatti, il 18 settembre scorso il Tribunale di Castrovillari si è pronunciato sulla richiesta di danni avanzati da uno dei dirigenti dell’Asp di Cosenza che Fedir ha supportato e l’Azienda – riferisce ancora Fedir – è stata condannata a risarcire oltre 100mila euro, che si aggiungono agli oltre 90mila euro che ha già dovuto pagare nel 2018.
«Ovviamente – commenta il segretario generale di Fedir, Elisa Petrone – sono le casse pubbliche a dover tirare fuori tutti questi danari. Ma Fedir non mancherà di pretendere che la Corte dei Conti inchiodi a rispondere tutti coloro che si sono resi responsabili delle illegittimità da cui scaturiscono costi che avrebbero potuto essere assolutamente evitati».
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