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«L’omaggio di San Giovanni in Fiore al parroco delle periferie»

di Franco Laratta

Pubblicato il: 30/09/2019 – 20:19
«L’omaggio di San Giovanni in Fiore al parroco delle periferie»

Nella severa e solenne Abbazia Florense di San Giovanni in fiore, il saluto della chiesa cosentina e crotonese a monsignor Carlo Arnone, il “parroco delle periferie”, per i suoi cinquant’anni di sacerdozio, e per il suo addio all’amata parrocchia di San Domenico (in atto da qualche tempo per le sue condizioni di salute non più buone).
Lui, il “parroco degli ultimi”, delle chiese emarginate, delle chiese da costruire e da ristrutturare, il sacerdote che faceva il missionario nelle zone più impervie, più lontane, dove lo Stato spesso non è mai arrivato.
Docente alle Scuole superiori, colto e preparato, grande conoscitore della Bibbia, attento al pensiero di Gioacchino da Fiore. Nella sua parrocchia di San Domenico ha fatto realizzare molti anni fa il primo busto dedicato all’abate di spirito profetico dotato.
Per lui sono venuti nell’Abbazia gioachimita l’ Arcivescovo in carica di Cosenza-Bisignano, Monsignor Nolè, l’Arcivescovo emerito Mons. Nunnari che è sempre stato vicino a Mons. Arnone, Il Vescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Graziani, il Vescovo di San Marco Argentano-Scalea, Monsignor Bonanno. E poi almeno 30 sacerdoti, tutti i frati Cappuccini della città, i parroci della città e del circondario, tantissima gente che ha affollato la grande navata dell’Abbazia Florense.
Tanti interventi e tante parole non di circostanza per Don Carlo, espressioni sentite, vere, con un pizzico di commozione, ed il saluto corale ad un sacerdote che sapeva stare nella gente, che non cercava il potere e non condivideva nulla con i potenti, perché lui ha sempre scelto le periferie, quei luoghi dove non tutti volevano andare a predicare il Vangelo.
A Don Carlo si deve la realizzazione ex novo di una parrocchia in un quartiere in forte espansione popolare, nato sul finire degli anni ‘70, quello dell’Olivaro, senza alcun servizio, perfino con le strade appena abbozzate, con migliaia di persone che in cerca di una casa, hanno deciso di andare ad abitare a qualche chilometro da San Giovanni in fiore, in un quartiere che somigliava troppo ad un ghetto, e che tutt’oggi soffre ancora.
Lui in quel nascente quartiere popolare era tutto: autorità civile, parroco, confessore, amico, papà per tanta gente senza riferimenti. Nacque con lui la parrocchia di San Domenico, e lui è riuscito con i contributi della gente, con gli aiuti suoi personali e quello di sue conoscenze, a realizzare una Chiesa, con la canonica, la casa delle suore, e soprattutto a costruire la parrocchia, la comunità, un insieme di famiglie che invece di sentirei separate nello stesso quartiere, hanno iniziato a sentirsi comunità. Tante famiglie con storie difficili, a tratti delicate, quasi sempre vicino all’emarginazione. Che don Carlo ha saputo in parte ad evitare e in parte a prevenire, spesso rischiando di persona!
A don Carlo si deve, nel corso degli anni, anche la realizzazione della chiesa del villaggio di ‘Fantino’, l’oratorio di Sculca, nella Sila più profonda e fredda, la ristrutturazione della chiesetta dell’Ecce Homo, della Cappella del cimitero cittadino, della chiesa del villaggio rurale del Germano, della storica chiesa dei Tre Fanciulli in zona detta Patìa.
Un saluto affettuoso ed un ricordo quello del sindaco di San Giovanni in fiore, Pino Belcastro, che è intervenuto a termine della messa, e che ha capeggiato una folta delegazione dell’istituzioni, con l’on. Franco Laratta, con il presidente il consiglio comunale Lacava, con gli assessori, i consiglieri comunali, il comandante dei vigili e quello dei carabinieri. Tanti i gruppi e le associazioni civili e religiose presenti.
Un grande tributo che si è concluso con un bel telegramma di Papa Francesco, che ha voluto rendere omaggio ed onore al “parroco delle periferie”.

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