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Contributi e tasse non versate, la crisi del Corap ha «rilevanza penale»

Lettera del commissario straordinario per annunciare il ricorso ai licenziamenti. Il de profundis del Consorzio: esuberi del personale e difficoltà a gestire gli impianti di depurazione

Pubblicato il: 02/10/2019 – 11:29
Contributi e tasse non versate, la crisi del Corap ha «rilevanza penale»

CATANZARO Il riferimento «agli articoli 4 e 24 Legge n. 223 del 1991» è burocratese puro. Di un burocratese drammatico. Perché la lettera del commissario straordinario del Corap Fernando Caldiero apre uno scenario fatto di esuberi e licenziamenti per un ente impantanato in una crisi strutturale. È giovane, il Corap, e già destinatario di qualche tentativo di rilancio. Per la verità soltanto annunciato con un convention ambiziosa, finanziata dalla Regione mentre i dipendenti – gli stessi che tra poco potrebbero perdere il posto di lavoro – vivevano da mesi l’ansia di arrivare a fine mese, vista la mole di stipendi arretrati. Adesso, Caldiero «fa presente» che il ricorso a procedure di mobilità è un’ipotesi palpabile. E auspica «che in tale ambito, anche con la collaborazione delle parti sociali e delle pubbliche autorità preposte, possano concordarsi percorsi idonei a ridurre l’impatto sociale degli esuberi di personale».
La lettera del commissario straordinario specifica «che perdura e si aggrava lo stato di deficit finanziario, patrimoniale ed economico dell’Ente, tanto da non poter garantire il mantenimento dei servizi primari ed essenziali e in particolare i servizi della depurazione, nonché, svolgere le attività proprie del Corap». E che «l’esistenza di molteplici pignoramenti presso terzi promossi dai creditori dell’ente» rende impossibile l’incasso dei crediti vantati, «circostanza che contribuisce a inasprire la situazione di crisi in cui versa l’Ente, anche nella prospettiva della continuità aziendale». Il Corap non riesce a «sanare gli omessi versamenti di contributi previdenziali e delle imposte pregresse, i cui importi hanno già superato le soglie di rilevanza penale». Siamo davanti a una crisi «economica, finanziaria e patrimoniale» che «si riverbera inevitabilmente sul piano della corretta gestione delle risorse umane. Difatti, da una parte, il costo del lavoro risulta del tutto esorbitante rispetto alla situazione economico-finanziaria dell’Ente e alla sua reale produttività; dall’altra, le risorse umane risultano sovradimensionate rispetto ad attività che, come si è posto in rilievo nella citata relazione, danno ormai luogo ad una perdita strutturale».
La crisi è praticamente irreversibile e parte da lontano. Nel bilancio del 2016 appaiono, infatti, accantonamenti e sopravvenienza passive per circa 23,7 milioni di euro, per fatti che riguardano proprio le gestioni pre-Corap. Nello stesso bilancio 2016 compaiono perdite conclamate per 6,4 milioni di euro (di cui perdite 2,4 milioni per Cosenza e 4,2 milioni per Reggio Calabria).
Da quel momento in poi, le perdite sono addirittura aumentate, fino ad arrivare agli oltre 40 milioni di perdita attuali.

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