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Il “modello Umbria” agita i meet up, la base del M5S vuole decidere

Continuano i “no” al nuovo corso del Movimento (e all’accordo con il Pd). «No a candidature da accordi sotto banco, vogliamo trasparenza». E l’idea del “facilitatore” pensata da Di Maio è scomparsa

Pubblicato il: 02/10/2019 – 19:31
Il “modello Umbria” agita i meet up, la base del M5S vuole decidere

di Michele Presta
COSENZA La stretta di mano tra Partito democratico e Movimento 5 stelle per le prossime elezioni regionali in Umbria, in Calabria è come un’allerta rossa diramata dalla Protezione Civile. «Siamo nati per combatterli e adesso facciamo alleanze di governo?». Il tam tam corre veloce sulle chat e giorno dopo giorno attivisti e simpatizzanti si uniscono ad un fronte compatto che da Cosenza si impegna affinché venga rispettato lo statuto dei pentastellati. L’accordo per tentare di conquistare lo scranno più alto alla Cittadella gli attivisti non lo mandano giù. «I portavoce dovrebbero fare quello che chiede la base, non il contrario», mugugnano in tanti. E allora finisce che spuntano fuori due documenti nei quali senza troppi giri di parole all’accordo con il Pd gli attivisti dicono: no grazie. «Occorre che su questa vicenda, dai mille risvolti oscuri, sia fatta chiarezza senza mezze verità, e chi si è reso artefice di condotte poco cristalline venga fatto oggetto dei conseguenti provvedimenti – scrivono –. Lo diciamo chiaramente e senza mezzi termini non accettiamo e non accetteremo mai candidature scaturite da accordi sottobanco, prive di partecipazione e trasparenza, figlie della peggiore tradizione politica della nostra terra».
IN FEDE, FIRMATO Uno scatto d’impeto e un moto d’orgoglio ma anche una rottura con i pentastellati finiti a Roma. Poi un rimprovero severo: quello di non essere stati duri nei confronti di chi paventasse un accordo in vista delle prossime regionali. Il traccheggiamento di alcuni deputati e senatori non è gradito. Solo alcuni si sarebbero presentati alle assemblee regionali del movimento per discutere delle prossime regionali e nei Meet up territoriali le assenze più che le presenze sono passate tutt’altro che inosservate. Ci sono alcune uscite che hanno fatto piacere, come quella del neo-sottosegretario Anna Laura Orrico (qui la notizia) o del presidente della commissione antimafia Nicola Morra (qui le dichiarazioni) ma la deputazione è grande e la base avrebbe gradito di più. La paura più grande dei firmatari della sommossa pentastellata, tutti censiti e iscritti sul sistema Rousseau, è che si facciano scelte scellerate come quella di candidare Silvia Vono oggi passata nei ranghi di Italia Viva di Renzi.
FINO ALL’ULTIMA REGOLA Nessun capriccio. Se nelle tornate elettorali il M5s ha avuto un tracollo (seppur in Calabria siano stati la prima forza politica alle Europee, ndr), per gli attivisti il calo del consenso risiede nell’aver rinnegato il regolamento messo nero su bianco nello Statuto. Dall’ultima riunione, in casa Cinquestelle, la voce della base va in una sola direzione: «Si rispettino le regole». Un sos lanciato per dire un no secco al “modello Umbria” ma soprattutto per fare in modo che il candidato alla presidenza in quota pentastellata passi dalla piattaforma Rousseau così come il nome dei candidati nella lista del M5s passi dalle graticole online. Rimane un progetto abortito quello del facilitatore. Annunciato in pompa magna da Luigi Di Maio nella sua visita a Cosenza (qui la notizia https://www.corrieredellacalabria.it/politica/item/196041-tanti-voti-e-pochi-attivisti-di-maio-presenta-la-ricetta-salvavita-i-facilitatori/) il progetto ad oggi è naufragato ancor prima di partire. C’è chi scommette che in questa fase, dove l’interlocuzione con i portavoce al Parlamento sembrerebbe essere ridotta ai minimi termini, avrebbe avuto una certa utilità. Altri la bollano come l’ennesima trovata incapace di produrre qualcosa di concreto.
IL TEMPO STRINGE Ma la data delle elezioni si avvicina. E questo lo sa la deputazione così come i semplici iscritti. Il ritardo non è solo sul fronte della candidatura, ma anche sui nomi dei candidati da mettere nelle liste. «Siamo in ritardo è vero, ammettono in molti. Ma su questo è inutile girarci intorno, veniamo da mesi in cui non abbiamo avuto la stabilità politica di affrontare l’argomento» sostengono in molti. “Quando si fanno le cose di fretta il diavolo ride”, recita un vecchio detto polacco. E la fretta al momento sembrerebbe essere il peggior nemico. «Se non si fanno scelte condivise, possono tranquillamente venire da Roma e fare la campagna elettorale». (m.presta@corrierecal.it)

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