«Non ho ucciso Nicholas Green». Francesco Mesiano, l’uomo condannato a vent’anni per l’omicidio del bambino statunitense morto l’11 ottobre del 1994 dopo essere rimasto ferito in un tentativo di rapina sulla Salerno-Reggio Calabria, dove stava transitando assieme ai genitori e alla sorellina, ha scritto un lettera al Quotidiano del Sud – che la pubblica nell’edizione di oggi – nella quale continua a proclamare la propria innocenza. Proprio nei giorni scorsi i genitori di Nicholas, Reginald e Maggie Green, sono stati in Calabria, a Polistena, dove il Comune li ha omaggiati con una targa in ricordo del figlio (ne abbiamo scritto qui).
Mesiano, che già in passato si è più volte detto estraneo alla vicenda, venne assolto in primo grado ma condannato poi in appello con sentenza divenuta definitiva, insieme con Michele Iannello, condannato all’ergastolo, che si è sempre detto anche lui estraneo all’omicidio. A distanza di 25 anni, nella lettera, Mesiano ribadisce la propria innocenza e confida ancora in una revisione del processo. «Settembre è il mese degli angeli – scrive – come lo fu per Nicholas che perse la vita il 29 settembre del ’94, giorno di San Michele Arcangelo. Anche per me quel giorno era e resta un momento di dolore perché agli occhi della giustizia ho concorso ad uccidere quell’angelo». «La mia pena – sostiene ancora Mesiano – è servita, però, solo per fini propagandistici, a nascondere i veri assassini di Nicholas. Per la coscienza di qualcuno è stato giusto fare di me un comodo agnello sacrificale. La giustizia ha fatto un grave errore condannando chi non ha colpe». «Spero solo un giorno – conclude – che Dio faccia trionfare la verità. Ho pagato da innocente la morte di Nicholas».
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