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Servizio ambulanze Asp Catanzaro, in cinque rischiano il processo

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti illeciti commessi nella gestione del settore. Tra le accuse contestate spiccano quelle di frode n…

Pubblicato il: 02/10/2019 – 9:35
Servizio ambulanze Asp Catanzaro, in cinque rischiano il processo

CATANZARO La Procura di Catanzaro ha chiesto il processo per Tommaso Antonio Strangis (rappresentante legale della Ats Croce Bianca), Italo Colombo (amministratore di fatto della Ats Croce Bianca), Francesco Serapide (indagato nella qualità di funzionario nell’Unità operativa Igiene e sanità pubblica dell’Asp di Catanzaro), Giuseppe Luca Pagnotta (indagato in qualità di responsabile Programmazione e gestione approvvigionamenti dell’Asp), Eliseo Ciccone (indagato in qualità dell’unità operativa del Suem 118 centrale operativa di Catanzaro). Sono gli indagati nel procedimento ordinario dell’indagine “Quinta Bolgia” – che è stato denominato “Gerione” – che interessa l’Asp di Catanzaro e i presunti illeciti commessi nella gestione del servizio di ambulanze. Una parte di quella inchiesta che ha dato la stura al commissariamento dell’Azienda ospedaliera di Catanzaro.
Le accuse vanno dalla frode nelle pubbliche forniture, alla corruzione, falsità ideologica, induzione indebita a dare o a promettere utilità, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio.
AMBULANZE INEFFICIENTI Ambulanze con anzianità superiore a cinque anni, non efficienti dal punto vista meccanico strutturale e da quello funzionale, senza le necessarie dotazioni per il soccorso (defibrillatori, bombole di ossigeno, monitor multiparametrico, termoculla, aspiratore, frigorifero e altro). Anche gli autisti soccorritori non erano registrati nell’elenco fornitori dell’Asp di Catanzaro, in molti casi privi della necessaria esperienza e «di fatto non idonei per il servizio di soccorso». Queste le caratteristiche di alcuni mezzi che la Croce Bianca aveva messo a disposizione dell’Asp. Strangis e Colombo nello stipulare il contratto con l’Asp di Catanzaro non avrebbero assicurato le prestazioni e le caratteristiche tecniche e strumentali minime richieste dall’azienda e presenti nel capitolato tecnico-prestazionale del contratto. Il tutto, secondo l’accusa, con la connivenza e la consapevolezza dei pubblici funzionari.
L’OLIO DI COLOMBO In caso di certificati di idoneità igienico-sanitaria, in assenza delle adeguate verifiche e ispezioni, Francesco Serapide avrebbe ricevuto in cambio 15 litri d’olio. Pagnotta avrebbe, invece, ricevuto 50 litri d’olio e un’altra cosa (non meglio specificata) affinché il funzionario – che tra l’altro era responsabile unico per il procedimento nella procedura di accordo quadro per l’affidamento del servizio autoambulanze – ritardasse la definizione della procedura di accordo quadro per assicurare la stabilità dell’affidamento del servizio alla Croce Bianca che mirava a un contratto affidato in via d’urgenza.
UN PACCO DA 20 CHILI Abusando della propria posizione di direttore del Suem 118 Ciccone è accusato di avere indotto Strangis e Colombo a spedire un pacco da 20 chili alla figlia di Ciccone a Milano. In cambio avrebbe rivelato a Strangis informazioni relative al controllo amministrativo che lo stesso direttore avrebbe dovuto eseguire la settimana successiva sulle ambulanze di Strangis: il tipo di verifiche e le dotazioni per farsi trovare in regola. Informazioni preziose per mettere in regola le ambulanze oggetto di controllo.
Da parte sua Strangis avrebbe attestato falsamente, nell’ambito della procedura negoziata d’urgenza, «di impegnarsi ad impiegare nell’espletamento del servizio i  mezzi di soccorso indicati con i relativi decreti di autorizzazione regionale; di possedere tutti i requisiti di carattere soggettivo, tecnico e finanziario richiesti nella procedura e di averne prodotto prova documentale nella fase amministrativa della medesima procedura.
Questo è “Gerione” (dal nome del mostro demoniaco che Dante descrive posto a guardia del cerchio che ospita chi si macchia di frode) figlio di una più ampia indagine che coinvolge anche la Dda secondo la quale, a Lamezia Terme, a contendersi il servizio di ambulanze, ad avere le chiavi dei reparti dell’ospedale e a fare il bello e il cattivo tempo, con modus operandi intimidatorio – e grazie alla connivenza di pubblici ufficiali e rappresentati politici – erano ditte in odore di mafia.
A difendere gli indagati gli avvocati Ennio Curcio, Stefano Nimpo, Salvatore Staiano, Carlo Petitto, Saverio Pittelli, Nunzio Raimondi e Fabio Gargiulo. (ale.tru.)
 

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