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Chiesa e 'ndrangheta, don De Luca chiede di essere interrogato davanti al gup

Il sacerdote è accusato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose assieme al segretario particolare del vescovo di Mileto che avrebbe evocato l’intervento del clan Mancuso, per farsi r…

Pubblicato il: 03/10/2019 – 16:52
Chiesa e 'ndrangheta, don De Luca chiede di essere interrogato davanti al gup

CATANZARO Ha anticipato, tramite i propri legali, l’intenzione di essere interrogato davanti al gup don Nicola De Luca, 40 anni, reggente della chiesa della Madonna del Rosario di Tropea, accusato, insieme a don Graziano Maccarone, 41 anni, segretario particolare del vescovo di Mileto, di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose (qui la ricostruzione particolareggiata di tutta la vicenda). Secondo le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia – coordinate dalla Dda di Catanzaro – uno dei due imputati, Maccarone, avrebbe evocato l’intervento della ‘ndrangheta, in particolare del clan Mancuso, per farsi restituire dei soldi, quasi 9mila euro, che erano stati dati in prestito a una persona del Vibonese. Lo stesso prete, inoltre, è accusato di aver inviato in due mesi oltre tremila messaggi a sfondo sessuale alla figlia disabile del debitore.
L’udienza di giovedì è stata tenuta (visto il trasferimento del giudice Mariotti) dal nuovo gup Antonio Battaglia, presidente della sezione gip/gup di Catanzaro. Giovedì sono state depositate le nomine degli avvocati di parte civile ed è stata anticipata la costituzione di parte civile di Roberto Mazzocca, rappresentato dall’avvocato Michele Gigliotti, sua figlia Daniela (inabile e rappresentata legalmente dal padre) difesa dall’avvocato Francesco Catanzaro, e Francesca Mazzocca, altra figlia, rappresentata dall’avvocato Daniela Scarfone.
Secondo la ricostruzione dell’accusa – rappresentata in aula dal pm Annamaria Frustaci – i due sacerdoti sono accusati di avere minacciato Roberto Mazzocca al quale, in precedenza, avevano prestato 2.500 euro De Luca e 6.700 Maccarone. Somma che doveva servire a compensare un debito contratto dall’uomo e da una sua figlia con una terza persona. Per evitare il pignoramento dei beni della figlia, l’uomo si era quindi rivolto ai religiosi. Mentre avveniva questo Maccarone, secondo l’accusa, avrebbe iniziato ad inviare messaggi a sfondo sessuale alla figlia maggiorenne dell’uomo invalida al 100% per una disabilità. In breve tempo, il prete avrebbe avuto oltre tremila contatti telefonici, prevalentemente messaggi a sfondo sessuale, facendosi inviare foto compromettenti e facendosi recapitare indumenti intimi dalla ragazza. In una occasione, il sacerdote aveva anche invitato la ragazza in un albergo di Pizzo ma l’incontro non ebbe poi luogo.
Successivamente, tra il dicembre 2012 ed il gennaio 2013, secondo quanto emerso dalle indagini, Maccarone avrebbe cambiato radicalmente atteggiamento, chiedendo al debitore l’immediata restituzione delle somme di denaro per sé e per don De Luca. Il sacerdote invitò anche il debitore in uno studio legale per chiarire quanto accaduto con la figlia ed invitando anche la ragazza, alla quale Maccarone avrebbe detto di avere salvato tutti i messaggi e le foto che lei gli aveva mandato. In un successivo incontro tra i prelati ed il debitore, don Maccarone fece riferimento ai suoi «cugini di Nicotera» evocando così, secondo l’accusa, la propria vicinanza alla famiglia di ‘ndrangheta dei Mancuso.
La prossima udienza si terrà il 5 dicembre. Nulla esclude, visto il clima teso che si respira su questa vicenda, che anche Mazzocca possa essere prossimamente sentito.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Trungadi, Giuseppe Caia e Fortunata Iannello. (aletru)

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