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Corap, dirigenti contro il “colpo di spugna”. «È una svendita»

Lettera di quattro manager dopo la comunicazione del commissario (e l’ipotesi dei licenziamenti). «La Regione conosceva la situazione delle ex Asi. E sapeva che la legge che ha dato il via al Conso…

Pubblicato il: 04/10/2019 – 18:28
Corap, dirigenti contro il “colpo di spugna”. «È una svendita»

di Pablo Petrasso
CATANZARO
L’aria al Corap è più che tesa. Dopo il tentativo (fallito, per ora) di imporre per legge la liquidazione coatta del Consorzio e la lettera del commissario straordinario, che preannuncia licenziamenti, tocca a quattro dirigenti intervenire su un crack che potrebbe avere pesanti conseguenze politiche e penali (come ipotizzato proprio dal commissario Fernando Caldiero).
Alessandra Vaccaro, Fabrizio Dagostino, Enzo Sergi e Francesco Rechichi mettono in fila ciò che si sarebbe potuto fare – e non si è fatto – per rimettere in piedi l’ente. E sottolineano il cambiamento di prospettiva di Caldiero, li ha informati di aver chiesto (il 12 settembre scorso) alla Regione le risorse per ripianare il deficit patrimoniale del Corap. Peccato che, secondo i manager, il commissario abbia poi «ritenuto di cambiare orientamento precipitandosi a ipotizzare una “celere liquidazione dell’ente”».
In realtà, secondo i quattro dirigenti, lavorare per salvare il consorzio sarebbe stato possibile «predisponendo un piano di risanamento attraverso la ricapitalizzazione della Regione Calabria e teso al recupero del patrimonio delle Asi e alla valorizzazione delle sue risorse professionali». Oggi, invece, la Regione vorrebbe la liquidazione coatta amministrativa, «senza la garanzia dei posti di lavoro». Una scelta che «cela l’obiettivo della “svendita” del patrimonio delle ex Asi che negli anni hanno contribuito al sostegno del comparto produttivo della nostra Calabria».
In effetti la legge regionale che ha ideato il Corap era piena di “buchi” fin dall’inizio. Anomalie delle quali «i dirigenti delle ex Asi avevano avvertito gli organi del governo regionale non senza mettere per iscritto i correttivi necessari affinché quella insensata legge, e più ancora la sua pessima attuazione, non avessero a produrre ciò che, in effetti, hanno prodotto». E invece «tutto è rimasto lettera morta».
Dopo «sei anni di calvario, si dice che la “liquidazione coatta amministrativa” sia l’unica strada da percorrere dimenticando che ci sono oltre cento dipendenti, testimoni delle violenze di cui il Corap è stato vittima, il cui futuro sarebbe messo a rischio proprio da quell’unica strada senza le opportune garanzie preventivamente normate».
I dirigenti contestano l’atteggiamento della Regione, «“socio di maggioranza”» nelle cinque ex Asi unite dal nuovo consorzio. Impossibile, dunque, che la Cittadella non avesse «conoscenza dello stato dell’arte». Che era quello di enti «che, sia pur tra mille difficoltà, avevano provveduto senza soluzione di continuità all’erogazione dei servizi essenziali sui territorio di propria competenza, nonché, fatto solo in apparenza marginale, alla regolare corresponsione di stipendi e contributi: per verità dei fatti, solamente un Consorzio presentava un quadro oggettivamente più complesso, deprivato di infrastrutture che sarebbe risultate essenziali per la sopravvivenza». Insomma, «l’attuale situazione di insolvenza dell’ente non è, in alcun modo, addebitabile alle pregresse gestioni».
Colpa della Regione, dunque, e della sua incapacità di gestire uno strumento nato per valorizzare i vecchi consorzi di sviluppo industriale. E che, invece, con la liquidazione coatta amministrativa, finirebbe per abdicare alla proprie funzioni.
Sempre ammesso che la liquidazione sia possibile. I quattro dirigenti citano alcuni articoli della legge istitutiva del Consorzio. In uno si specifica ch gli enti accorpati «continuano a esercitare» le «funzioni attribuite (…) senza che sia esperita alcuna procedura di liquidazione, neppure giudiziale, dai rispettivi enti incorporati». L’altro spiega che «il rapporto di lavoro del personale di ruolo non subisce interruzioni e il personale stesso conserva la posizione giuridica ed economica in godimento presso l’ente di appartenenza all’atto del trasferimento all’ente incorporante». Tutt’altro rispetto alle idee della giunta regionale. La chiamano liquidazione coatta. Ma colpo di spugna rende meglio l’idea. (p.petrasso@corrierecal.it)

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