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Falcomatà lancia l'allarme: «Comuni asfissiati, cambino i metodi di finanziamento»

Il sindaco di Reggio interviene al “Festival delle città”. E lancia l’idea di rivedere la riforma delle autonomie

Pubblicato il: 04/10/2019 – 17:28
Falcomatà lancia l'allarme: «Comuni asfissiati, cambino i metodi di finanziamento»

REGGIO CALABRIA «La riforma delle autonomie deve prevedere come criterio base l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, precondizione per superare il criterio della spesa storica ed arrivare ai costi standard dei servizi. Mi pare più sensato regolare i trasferimenti statali in relazione alle reali necessità degli Enti locali per servizi di base come scuole, asili e manutenzioni, piuttosto che rifarsi a criteri storici che finirebbero per penalizzare proprio chi è più indietro».
Parole del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà (nella foto sopra insieme al ministro Boccia) all’ultimo appuntamento del “Festival delle Città”, il “caminetto” sulle amministrazioni locali organizzato da LegAutonomie.
Accanto al ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, il primo cittadino reggino lancia l’allarme: «I Comuni italiani stanno affrontando una transizione storica molto complessa, soprattutto per ciò che riguarda il tema delle finanze. Sono centinaia gli enti locali alle prese con condizioni di predissesto o dissesto finanziario».
Tra queste realtà c’è proprio la città di Reggio che ha evitato per il rotto della cuffia il dissesto forzoso nello scorso luglio: una vicenda che ha radici antiche, ma i cui ultimi capitoli sono stati la proroga dello scorso aprile e un’apposito emendamento nel Decreto Crescita che, modificando i requisiti per la procedura di dissesto, ha salvato la città dello Stretto – e l’amministrazione Falcomatà – da ciò che sembrava ormai inevitabile. 
L’ultimo capitolo a luglio scorso, quando la Corte dei Conti ha rovesciato la sentenza con la quale il Tar Calabria non riconosceva la bontà del piano di riequilibrio presentato da Palazzo San Giorgio. Non si tratta, però, di una storia a lieto fine: proprio per evitare il dissesto, il piano di rientro cui i contribuenti devono sottostare per riparare il disastroso debito del Comune, è “lacrime e sangue”. Secondo il rapporto Cna sul fisco, Reggio Calabria è la città italiana dove si pagano più tasse: l’indice “total tax rate” – la pressione fiscale totale sulle piccole e medie imprese – si è spinto fino al 73,2%. E i cittadini non stanno meglio: le imposte e i canoni per i servizi, così come previsto dal piano di rientro, sono da anni spinte al massimo importo consentito dalla legge.
Per Falcomatà, così come ha sottolineato ieri nel post Facebook di commento all’inchiesta “Mala Gestio”, «gli effetti della gestione di quel periodo buio della città (gli anni dell’amministrazione Scopelliti, ndr) sono purtroppo ancora tremendamente attuali».
Non così per il diretto interessato. Per l’ex governatore della Calabria in quota Pdl, infatti, le “regole di ingaggio” riguardo a patti parasociali e assunzioni che determinarono il crac di Multiservizi furono decise e votate «nell’anno 2001, proprio durante la sindacatura di Italo Falcomatà, su proposta dell’allora avvocato Demetrio Naccari Carlizzi». (frac)

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