di Maria Rita Galati
CATANZARO Un giorno speciale, unico nell’intensità delle emozioni, vissuto nella fede e nella storia. È il ricordo di quel 6 ottobre 1984 quando, 35 anni fa, da Catanzaro passò il Papa che divenne Santo, che ha segnato la coscienza della città intera, facendone una comunità. E rinnovando quel ricordo, ogni singolo cittadino si ritrova ad essere «pietra viva per costruire una Chiesa bella e una comunità bella». Le parole dell’arcivescovo metropolita della diocesi di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, riecheggiano nell’anfiteatro del Parco della Biodiversità Mediterranea, dallo stesso altare da cui San Giovanni Paolo II, in visita a Catanzaro benedisse oltre ventimila fedeli. Abbandonato e dimenticato per 35 anni, grazie all’iniziativa promossa dalla Cooperativa Artemide con il supporto dell’amministrazione comunale di Catanzaro e della Diocesi, viene restituito ai catanzaresi con il carico di ricordi che ha custodito sotto la coltre di polvere e usura. L’opera, realizzata dall’artista napoletano Edoardo Filippo, e stata restaurata sotto la sua stessa supervisione dalla Desta Industrie, al termine della santa messa celebrata questa mattina è stato trasferito all’ex Stac per rimanere in esposizione, assieme alla mostra dedicata all’evento, fino a fine mese e quindi essere collocato definitivamente in un’area del Parco che sarà presto individuata, grazie alla disponibilità del presidente della Provincia, e sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, e del presidente del Parco, Michele Traversa. A concelebrare la messa, l’arcivescovo emerito, monsignor Antonio Cantisani, che nel 1984 accolse Papa Wojtyła accompagnandolo nella lunga ed indimenticabile giornata, tra la sede arcivescovile e lo stadio “Ceravolo”. Nella sua omelia, monsignor Bertolone richiama più volte Giovanni Paolo II, svelandone l’attualità del messaggio e del monito.
L’OMELIA DI BERTOLONE «La fede non è un riempitivo: è il senso della nostra vita, è il cuore della nostra vita – ha detto Bertolone -. In questo mondo, mordi e fuggi, abbiamo sempre premura, corriamo: rilassiamoci un po’, lasciamo che Dio ci venga incontro e ci chieda “perché sei qui”. Per chi camminiamo, per chi amiamo, per chi soffriamo? Seguiamo il Maestro divino, se vogliamo essere suoi veri discepoli che ascoltano la sua parola, la interiorizzano, cercando di essere pietre vive nella costruzione di una chiesa bella, di una famiglia bella, di una città bella». «È ferma la parola di Dio – ha proseguito il presule – dura come la pietra di questo altare su cui il Santo Papa celebrò 35 anni fa venendo in visita apostolica in mezzo a noi, in quella circostanza il Santo padre disse: “In questa città dinamica, che per la centralità della sua posizione geografica e per le mansioni amministrative che le competono è chiamata a svolgere un importante ruolo di servizio a favore di tutta la Calabria, per risolvere in maniera adeguata e celeri i molti problemi che vi angustiano sono necessari la tenace operosità di tutti, l’impegno concorde e coinvolgente di tutte le componenti sociali della Calabria, lo sforzo per rendere funzionali ed efficienti le vostre istituzioni”. Sono parole attualissime ancora oggi». «Nella sua omelia, Giovanni Paolo II ricordo anche la data della dedicazione della nostra Cattedrale, “che coincide proprio con la data di oggi, me lo ricordava monsignor Cantisani – dice ancora Bertolone -. Ma la nostra Cattedrale come sapete è chiusa, sottolineando proprio la simbolica dell’edificio di pietra, ferma e duratura, perciò in grado di esprimere durevolmente il mistero della comunione ecclesiale. L’edificio di pietra – continuava il Santo Padre – deve servire ai fedeli perché esso e per esso, diventino veramente il tempio di Dio. Perciò l’edificio è stato consacrato perché diventasse tempio di Dio. Nella sua struttura, e nella dedicazione, la Cattedrale di Catanzaro esprime durevolmente il mistero della Chiesa come comunità del popolo di Dio, e insieme il mistero dell’Uomo, come tempio vivo in cui abita il Dio vivente».
IL RICORDO DI CANTISANI E FURRIOLO Non nasconde la propria emozione, l’arcivescovo emerito Cantisani. «Sono emozionato come quel giorno, quando dissi al Papa: “Un Papa ha fondato la Chiesa, un altro Papa la difenda”. Dopo 35 anni dico la stessa cosa nel senso che questa celebrazione non deve essere soltanto un momento di ricordo, ma un impegno di vita nuova, soprattutto da parte dei laici, per contribuire a fare bella la Chiesa, una Chiesa per i poveri, che arrivi a tutte le periferie e che contribuisca a un mondo di pace». In prima fila assieme al vicesindaco e assessore alla Cultura, Ivan Cardamone, che per conto dell’amministrazione Abramo ha seguito, supportato e patrocinato l’Arcidiocesi, la cooperativa Artemide, Life Comunication e Desta Industrie, organizzatrici della manifestazione, anche Marcello Furriolo, che era il primo cittadino all’epoca della visita del Papa. «È un evento che resterà nella storia dell’intera città e dell’intera Calabria. Rappresentò per l’amministrazione dell’epoca e per la città intera un momento di mobilitazione ma anche di ritrovarsi, ritrovare la propria identità e la propria storia – ha affermato l’ex sindaco -. Ricordo che l’amministrazione, in tutte le sue componenti, fu chiamata a dare prova di efficacia ed efficienza della propria azione e mai come in quel momento ci fu unità di intenti da parte di tutte le forze politiche, che compreso il grande significato di quella visita storica. Ricordo poi, soprattutto, le parole che pronunciò in quella circostanza San Giovanni Paolo II, che sin da allora invocò un impegno unitario di tutte le componenti politiche, sociali, sociali, culturali, istituzionali per fare sintesi su un progetto di cambiamento riscossa della nostra terra. Purtroppo, devo dire che a 35 anni di distanza quel messaggio resta di drammatica attualità, e forse il vero significato della manifestazione di oggi dev’essere indirizzata a questo». Furriolo, quindi, propone che 6 ottobre sia ricordato ogni anno, sarebbe «un atto doveroso verso un evento storico che ha segnato la coscienza di un’intera comunità».
IL SINDACO INAUGURA LA MOSTRA ALL’EX STAC «Abbiamo restituito l’altare alla città, era quello che ci eravamo prefissati di fare, sia come Amministrazione comunale che come Arcidiocesi», rappresentando il sindaco Abramo, il vice Ivan Cardamone si è detto soddisfatto del restauro dell’altare e della riconsegna ai catanzaresi: «Perché questo è un patrimonio che appartiene alla città, non solo come memoria ma anche come opera d’arte. L’altare dopo la mostra troverà la sua collocazione definitiva all’interno del Parco, grazie alla disponibilità del presidente Sergio Abramo che a quella del presidente onorario Michele Traversa, il quale ha collaborato fattivamente perché questo sogno si realizzasse». E celebrare ogni anno questa giornata? «Lo deciderà la curia, io sono orgoglioso di aver restituito l’altare e del fatto che da oggi abbiamo un pezzo di San Giovanni Paolo II nella nostra città». Nel pomeriggio, anche il sindaco e presidente della Provincia Sergio Abramo ha condiviso un’altra importante tappa dell’evento: l’inaugurazione della mostra “Il Papa a Catanzaro”. All’ex Stac sono esposti tutti i più suggestivi e bei cimeli di quella visita del 6 ottobre 1984, a partire dall’altare sul quale ha celebrato la messa allo stadio Papa Wojtyla, il Calice, la Casula e la poltrone utilizzate in quel viaggio, una reliquia e tante foto e video dell’epoca per catapultare i catanzaresi indietro di 35 anni. «Il recupero dell’altare dal quale Papa Giovanni Paolo II celebrò la Santa messa a Catanzaro – ha affermato il sindaco – è un momento molto importante e significativo. È un momento che conferma l’immagine di una città molto devota e molto legata alla Chiesa, grazie al nostro amatissimo arcivescovo, e quindi ricordare questo anniversario è una cosa bellissima per tutti». (redazione@corrierecal.it)
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