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Veleni dalla Campania nel Lametino, il «dominus» del traffico è di Siderno

In manette due imprenditori del Reggino, Angelo Romanello e Maurizio Bova. Materiali pericolosi in una cava di Gizzeria, in cui nel 2014 era state scoperte armi e droga. Per i pm milanesi è «la dev…

Pubblicato il: 07/10/2019 – 13:59
Veleni dalla Campania nel Lametino, il «dominus» del traffico è di Siderno

MILANO C’erano anche rifiuti campani, e in particolare di Napoli e Marcianise (Caserta), tra le migliaia di tonnellate di smaltimenti illeciti tracciate nell’indagine sullo stoccaggio in capannoni del Nord Italia, e in Calabria, coordinata dalla Dda di Milano (qui i dettagli). Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa tenutasi stamani al Comando provinciale dei carabinieri, a Milano, alla presenza del procuratore aggiunto, Alessandra Dolci, e del sostituto, Silvia Bonardi.
I rifiuti, compreso “umido e indifferenziato” provenienti da Napoli, arrivavano in Lombardia tramite un’azienda, la Smr Ecologia srl di Busto Arsizio (Varese), e di qui poi, una volta intasati i capannoni locali, finivano in Calabria «in zone a vocazione agricola e paesaggistica», anche vicino al mare.
I rifiuti finivano al Nord a Como, (in località La Guzza), a Varedo (Monza e Brianza) nell’area ex Snia, a Gessate e Cinisello Balsamo (Milano), per un ammontare di circa 60 mila tonnellate accertate. Il sito ex Snia «copre un’area ampissima nei comuni di Limbiate e Paderno Dugnano per 400mila mq di superficie. Da circa 15 anni il sito è in stato di abbandono a causa della fine della produzione industriale e non è stato ancora oggetto delle opere di bonifica previste».
Al Sud finivano in una cava a Gizzeria (Catanzaro), dove già nel 2014 erano stati scoperte armi e droga in fusti interrati (la foto si riferisce a quel ritrovamento), e alla Cava Parisi a Lamezia Terme, in modo così incurante di ogni regola da causare «la devastazione di un intero territorio».
Complessivamente, nel corso dell’indagine, sono state sequestrate 14mila tonnellate di rifiuti, che solo nel 2018 «hanno fruttato 1 milione e 400 mila euro».
Il principale indagato è Angelo Romanello, 35 anni, originario di Siderno, definito il «dominus del sodalizio», catturato a casa sua, a Erba (Como). Con lui è finito in carcere Maurizio Bova, di 41 anni, originario di Locri. Oltre a Bova e Romanello, l’indagine coinvolge anche altre nove persone, per le quali sono stati disposti gli arresti domicialiari: Matteo Molinari (38enne nato a Busto Arsizio), Massimo Bonanno (52enne nato a Napoli), Daniele Frustillo (33enne nato a Cariati), Matteo Salomone (34enne nato a Galliate), Maurizio Assanelli (55enne nato a Treviglio), Stefano Assanelli (50enne nato a Treviglio), Marco Izzo (33enne nato a Maddaloni), Sara Costenaro (43enne nata a Como), Assunta Villella (45enne nata a Voghera). Sara Costenaro è una consulente ambientale, iscritta all’albo in Lombardia, che, stando alle accuse, avrebbe operato per consigliare le migliori modalità di smaltimento illecito.

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