CATANZARO «La relazione del “Tavolo Adduce”, ancora una volta, mette in evidenza i gravi ritardi, le ripetute inadempienze e le enormi falle che relegano il servizio sanitario regionale calabrese fra gli ultimi dell’intera nazione». Lo dichiara Santo Biondo, segretario generale della Uil Calabria, che parla di «una situazione resa ancora più complessa dal moltiplicarsi degli scioglimenti per infiltrazioni mafiose all’interno delle strutture territoriali del Servizio sanitario regionale. Una situazione dalla quale si può uscire solo con il confronto, con il dialogo e nessuno può pensare di calare soluzioni dall’alto. Un confronto al quale – sottolinea – noi siamo disponibili e che ci vedrà pronti nel non fare sconti a nessuno. La cosa che sconforta di più – dice – è il fatto che il giudizio sia come sospeso per l’impossibilità di comprendere sino in fondo i ritardi del sistema a causa di una cronica mancanza di dati e di una scarsa interlocuzione fra l’organismo di controllo nazionale e le diramazioni regionali del Sistema sanitario. Una carenza di dati che non consente una verifica completa e inficia la possibilità di dare vita ad un’attenta programmazione. Un vuoto che nemmeno la presenza di commissari governativi, dotati di poteri straordinari, ha saputo riempire. Ma che, nonostante tutto, ha messo in risalto il dato dell’emigrazione sanitaria: stimato in oltre 310 milioni di euro; il deficit organizzativo ed economico delle Aziende sanitarie provinciali e la persistente carenza nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza. Purtroppo anche la programmazione appare in forte ritardo. È il caso – dice – del Programma operativo 2019/2021 che stenta ancora a decollare e per il quale il “Tavolo Adduce” ha chiesto al Commissario Cotticelli di agire con “tempestività e incisività”».
Proprio questa, invece, secondo Biondo, potrebbe essere la chiave di volta per rendere efficiente il servizio sanitario regionale. «Al Commissario Cotticelli – prosegue – diciamo subito che non fare sconti davanti ad ulteriori ritardi, convinti del fatto che il protrarsi di questa manchevolezza potrebbe inficiare definitivamente il futuro di questa terra e dei suoi cittadini. Se le cose non dovessero cambiare, come appare ormai certo, la Calabria e i calabresi dovrebbero sopportare il peso di tasse sempre più alte, di inefficienze sempre più vistose e la riproposizione di quel blocco del turnover che sta frenando la crescita occupazionale di tanti professionisti e frenando la crescita qualitativa dei servizi offerti. La cronica carenza di personale, infatti, pesa sulle prestazioni. E nemmeno il cosiddetto “Decreto Calabria” pare possa risolvere la problematica o applicare un’azione tampone nel breve periodo. Secondo la ricognizione effettuata dal tavolo interministeriale – spiega – in Calabria si prevedevano complessivamente 3508 assunzioni. Ad oggi risultano effettivamente assunte solo 1545 unità. I ritardi sarebbero imputabili, stando a quanto verificato dal tavolo interministeriale, al ritardo con cui sono state avviate le procedure di assunzione da parte delle singole aziende. Giova, infine, ricordare che per il futuro tutti i provvedimenti regionali di spesa, come quelli per la creazione di nuovi posti di lavoro, dovranno passare al vaglio dei Ministeri affiancanti e non potranno essere assunti in piena autonomia». Biondo evidenzia che, come si legge nella relazione del Tavolo Adduce, «le possibili autorizzazioni alle assunzioni debbano fare riferimento esclusivamente ai decreti del commissario ad acta validati dai tavoli. Ogni ulteriore iniziativa dovrà essere motivata da eventuali ulteriori elementi atti a giustificare una revisione di detta valutazione da sottoporre comunque preventivamente ai Ministeri affiancanti». Una situazione, secondo Biondo, paradossale. «Con lo Stato – osserva – che nomina un commissario governativo, gli assegna poteri straordinari, ma lo commissaria, lo vincola nella propria valutazione ricordandogli che ogni suo passo deve essere analizzato e validato a Roma».
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