di Pablo Petrasso
LAMEZIA TERME La serata dello strappo si chiude con gli «auguri» del commissario regionale della Lega Calabria, Cristian Invernizzi, a Mario Occhiuto. Non sono proprio i «bacioni» sarcastici che il leader del Carroccio riserva ai propri avversari, ma quasi. Sono, però, parole diverse da quelle usate dalle fonti nazionali citate dalle agenzie per anticipare il “no” al candidato designato dagli alleati (?) di Forza Italia. Gli “anonimi romani” sottolineano le questioni giudiziarie ancora aperte per il sindaco di Cosenza: «Ci sono tante donne e uomini calabresi senza problemi con la giustizia, che possono rappresentare meglio il futuro di questa splendida terra dopo i disastri del Pd». Invernizzi, invece, non fa cenno alle inchieste: segnala che la scelta di Forza Italia come inadeguata a «rappresentare quel cambio di passo, quel cambiamento che la Calabria merita». I guai giudiziari spariscono. Invernizzi non fa un passo senza il placet di Salvini: forse evita riferimenti perché sa che la Lega, quando lo ha ritenuto necessario, ha tenuto un profilo assai poco legalitario (vedi il caso del sottosegretario Siri). Un segnale: il filo con Occhiuto non può essere annodato per altri motivi.
LA VENDETTA DI SOFO A LAMEZIA E qui entrano in gioco rumors nazionali (lo scontro sotterraneo per la nomina dei vertici del Copasir, ottenuta dalla Lega; i malumori per la manifestazione organizzata a piazza San Giovanni) e locali. Questi ultimi passano (anche) per le amministrative di Lamezia Terme. Anche al centro della Calabria la Lega ha sparigliato le carte, mollando Ruggero Pegna – candidato a sindaco indicato da Fi, Fratelli d’Italia e dalla base leghista lametina – per le sue posizioni di apertura sull’immigrazione. Una mossa di Vincenzo Sofo, quasi europarlamentare (in attesa del completamento di Brexit), che ha ripescato un vecchio articolo online in cui Pegna dava del bullo a Salvini. Sofo e la campagna per l’Europarlamento potrebbero essere al centro degli “schiaffi” leghisti al centrodestra. Milanese ma figlio di calabresi, fidanzato di Marion Le Pen (quella con Le Pen e il Front National è un’amicizia che Salvini ritiene strategica), il giovane candidato ha girato la Calabria in lungo e in largo senza, tuttavia, conquistarla tutta come avrebbe voluto. Nodo della discordia: Lamezia. Per capire la decisione di disarcionare Pegna, suggeriscono i bene informati, si devono riguardare le preferenze della Lega a Lamezia: 1.675 voti per Matteo Salvini, 1.280 per Massimo Casanova, 1.013 per Francesca Porpiglia, soltanto 231 a Vincenzo Sofo. Che, snobbato dai leghisti lametini, gli ha reso la pariglia a distanza di qualche mese bocciandone le scelte per le amministrative e lasciandoli senza partito e senza simbolo.
I RUMORS SUI LEGAMI SOFO-GENTILE In realtà, la Calabria ha tributato grossi consensi all’ideatore del Talebano, pagina web di riferimento per i sovranisti: oltre 22mila voti totale e quasi 9mila nella sola provincia di Cosenza. Nell’area bruzia si vocifera da tempo di un legame tra il giovane ideologo della Lega e il gruppo politico legato alla famiglia Gentile. Boatos alimentati da un selfie, quello di Katya Gentile con Matteo Salvini. Gentile era tra le prime file del teatro Morelli nel giorno in cui il “capitano” ha tracciato l’identikit del proprio candidato ideale (non era evidentemente Occhiuto) e poi ha posato con il leader del Carroccio. Che i Gentile non amino Occhiuto non è una novità. Che si siano avvicinati a Sofo – che a queste latitudini appare il cardine della Lega ben più della delegazione calabrese – è una voce che rimbalza di bocca in bocca. E si poggia su un dato più tecnico che politico: la scelta dei legali che sosterranno il “Talebano” nel tentativo di assicurarsi un seggio a Bruxelles. Sono, curiosamente (almeno per un politico che in Calabria non si era visto molto), tutti e tre cosentini. E uno, l’avvocato Giovanni Spataro – storicamente vicino alla famiglia politica cosentina –, fu autore di un mezzo miracolo amministrativo quando riuscì a far riammettere la lista in quota Ncd alle comunali del 2016 a Cosenza. Un successo così inatteso che Katya Gentile si sentì in dovere di ringraziare il professionista dal palco del teatro Modernissimo per aver «cambiato la giurisprudenza» e permesso ai candidati «di continuare a credere in un progetto che è quello di cambiare e migliorare la nostra città».
GUERRA DI DOSSIER Ciascuno è libero di scegliersi l’avvocato che vuole, e Spataro è tra i più esperti in diritto amministrativo. Ma ora che il rubinetto dei veleni è spalancato, anche gli incroci professionali danno spazio a speculazioni politiche e riempiono i faldoni dei dossier aperti da quelli che, in teoria, sarebbero alleati. Di certo un dossier anti-Occhiuto è stato recapitato a Salvini nei giorni che hanno preceduto la sua contestata trasferta cosentina. Non è escluso che, per tracciare l’identikit del proprio candidato perfetto, l’ex ministro dell’Interno abbia attinto da quei fogli. Ma le segnalazioni abbondano anche riguardo alla Lega calabrese e ai suo contatti. Una sfida politica che si annuncia non priva di colpi bassi, ammesso che non si trovi il modo di ricompattare il fronte.
LA FRONDA INTERNA E I RUMORS DI PALAZZO L’ipotesi, al momento, appare complicata. C’è chi si spinge addirittura oltre, provando a immaginare un lavorìo interno al fronte forzista contro la candidatura di Occhiuto. Lo fa l’agenzia LaPresse, citando fonti di Fratelli d’Italia secondo le quali il caso calabrese sarebbe una questione «tutta interna a Forza Italia». L’agenzia segnala rumors di palazzo secondo i quali «la mossa sarebbe stata studiata per “bruciare” un candidato in quota Carfagna, molto critica nei confronti dell’alleanza con la Lega, per poi favorire Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro». Quadro caotico, più che complicato. Il prossimo appuntamento è un nuovo vertice a tre: Berlusconi, Salvini e Meloni dovranno parlare del “caso Calabria”. E se da Perugia il “capitano” non mostra fretta («troveremo la soluzione migliore regione per regione», ha dichiarato), il fronte forzista calabrese è furibondo e pronto a proseguire senza l’appoggio dei “verdi”. (p.petrasso@corrierecal.it)
x
x