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In Calabria un neonato ha il doppio di possibilità di non sopravvivere che in Veneto

È la denuncia dell’Associazione culturale pediatri in occasione del XXXI Congresso nazionale in corso a Matera

Pubblicato il: 12/10/2019 – 8:05
In Calabria un neonato ha il doppio di possibilità di non sopravvivere che in Veneto

Il luogo di nascita può “segnare” il futuro di un bambino. Se infatti il numero di nati, in proporzione alla popolazione residente, è simile in Calabria e in Veneto, la probabilità di non sopravvivere nei primi giorni di vita di un neonato calabrese è quasi doppia rispetto a quella di un suo coetaneo veneto. Il Veneto è paragonabile alla Finlandia, la Calabria alla Grecia. Non solo: dopo essere nato e sopravvissuto alla prima settimana di vita, un neonato veneto ha una prospettiva complessiva di vivere 2 anni in più rispetto a uno calabrese. È la denuncia dell’Associazione culturale pediatri (Acp), in occasione del XXXI Congresso nazionale in corso a Matera. “Distanze” che «nel corso della crescita si mantengono. Il bambino che vive in Calabria deve affrontare maggiori difficoltà: per esempio, andare all’asilo nido (1 posto in Calabria rispetto ai 9 posti in Veneto e ai 24 in Emilia Romagna). In generale, quel bambino calabrese dovrà vivere in uno stato di deprivazione materiale che è doppia in Calabria rispetto al Veneto, e abbandonerà la scuola precocemente, con una probabilità doppia rispetto al bambino veneto», afferma Maurizio Bonati del Laboratorio per la Salute materno-infantile dell’Istituto Mario Negri Ircss di Milano, che lavora insieme all’Acp al progetto “Nascita” (“Nascere e crescere in Italia”), presentato al congresso. Obiettivo del progetto: monitorare lo sviluppo fisico/cognitivo/psicologico, lo stato di salute e benessere di una coorte di nuovi nati, nei primi 6 anni di età, e valutare i potenziali fattori che possono influenzarli.
«Uguaglianza ed equità – afferma Bonati – devono essere garantite in quanto condizioni di diritto educativo, sanitario e sociale, nel rispetto dei principi di unità e indivisibilità della Repubblica. Ma questo non basta. Infatti le disuguaglianze sono più profonde e vicine: intra-regionali, nelle metropoli, tra centro e periferia. Non è una questione meridionale. È una questione che interessa tutte le comunità, ovunque vivano e sin dalla nascita».

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