VIBO VALENTIA «A Vibo Valentia, come in molte altre realtà Spoke della Calabria, e nonostante la carenza di medici anestesisti rianimatori più e più volte denunciata dalla nostra associazione, vengono garantiti sempre e comunque gli interventi d’urgenza. E gli Anestesisti Rianimatori, in Calabria, sono presenti, in tutti gli ospedali dove c’è un punto nascita, 24 ore su 24, pronti ad intervenire, in caso di necessità, in una manciata di secondi». Lo afferma, in una nota, Domenico Minniti, Presidente della sezione calabrese dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri emergenza ed area critica, facendo riferimento al caso del feto morto giovedì scorso nell’ospedale di Vibo Valentia.
«Un evento per il quale però, ammesso che ci siano – aggiunge Minniti – le oggettive responsabilità dovranno essere espresse dagli organi competenti. Nessuno deve sentirsi autorizzato a giungere a conclusioni affrettate senza avere contezza totale dei fatti. Allo Jazzolino questo era lo scenario. Anche quel giorno. Esattamente uguale a quello di tutti gli altri giorni, 365 all’anno. E non sono stati neanche contattati, come mi è stato confermato dal Direttore dell’Unità operativa di Terapia intensiva ed Anestesia e come peraltro correttamente dichiarato dalla responsabile dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia. Perché dunque raccogliere informazioni in modo così frettoloso e catapultarle in maniera eticamente discutibile nel tritacarne mediatico? Forse solo perché Vibo Valentia e la Calabria sono giornalisticamente appetibili sotto questo aspetto? Purtroppo eventi avversi come questo, gli addetti ai lavori lo sanno ma evidentemente non i giornalisti, sono imprevedibili ed avvengono dappertutto, anche al nord. Qui però le notizie difficilmente vengono fatte detonare sui principali tabloid nazionali e contemporaneamente rimbalzare sui social media. È il caso, ad esempio, della Lombardia, dove, solo per citare un recente caso purtroppo accaduto neanche un mese fa, in una sala parto, sono decedute mamma e figlia. La notizia è stata contenuta senza la deflagrazione mediatica che avrebbe innescato alle nostre latitudini. Eppure la tragedia, due vite, si è consumata anche là, dove la sanità è descritta, giustamente, come fiore all’occhiello del Paese e dove probabilmente si parlerà, com’è corretto che sia, di evento sentinella e non di ennesimo caso di malasanità».
«Oggi, tutti sanno e per la verità noi lo sapevamo da subito – si afferma ancora nel comunicato – che i Medici anestesisti rianimatori di Vibo Valentia non c’entravano niente. E mentre da un lato, con affetto e comprensione ci stringiamo, da genitori, alla mamma ed al papà, dall’altro, non senza fastidio, invitiamo i giornalisti ad esercitare la loro delicata funzione sociale con maggior attenzione e con la consapevolezza che il ‘malo giornalismo’ non può far altro che peggiorare le cose in questa fin troppo disastrata regione».
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