CROTONE Nessuna illegittimità nel provvedimento con il quale a fine ottobre 2018 è stato sciolto il comune di Casabona, in provincia di Crotone, per infiltrazioni della criminalità organizzata. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto dall’ex sindaco, Natale Carvello. Dopo aver effettuato una specifica disamina del quadro normativo di riferimento e aver risposto a ogni punto del ricorso proposto, i giudici amministrativi hanno ritenuto che “i rilievi del ricorrente – si legge nella sentenza – non sono idonei a spiegare alcune significative anomalie rilevate dalla Commissione prefettizia, indicative di possibile condizionamento mafioso”. Il Tar ha ritenuto quindi che “la valutazione effettuata dalla Amministrazione dell’Interno nell’atto impugnato, considerata globalmente ed unitariamente, risponda ai criteri che la giurisprudenza ha enucleato per stabilire se la decisione di sciogliere un comune possa considerarsi legittima in quanto rispondente a ragionevolezza e logicità”. Per evitare la decisione di sciogliere un Ente “gli amministratori hanno l’onere di dimostrare di aver agito non solo per riportare ordine nella amministrazione, ma più specificamente per individuare e contrastare le forme e le fonti del condizionamento mafioso, e del conseguente pregiudizio per il Comune”; e “le argomentazioni sviluppate in ricorso, pur pregevoli, tese a dimostrare di aver cercato di mettere ordine nella amministrazione dell’ente comunale, non superano le oggettive evidenze risultanti dagli atti, le quali depongono, invece, per una attività di contrasto del malaffare quanto meno inefficace”.
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