di Michele Presta
COSENZA Il dato confortante è che la Calabria ha la permanenza media in regione più alta d’Italia: 6,08 notti a fronte dei 3,43 pernottamenti medi registrati a livello nazionale. C’è poco da esultare invece se si guarda all’incoming internazionale: sono 340mila i turisti stranieri che hanno scelto la Calabria quale destinazione per trascorrere una vacanza. Numeri che nella fetta del turismo nazionale proiettano la regione in uno spicchio di torta dello 0,5%. Tanto è il peso dell’incidenza percentuale dei flussi turistici dell’incoming internazionale della Calabria su base nazionale. I dati sono contenuti nel rapporto elaborato dall’istituto di ricerca Demoskopika attraverso l’analisi degli indicatori Istat per l’anno 2018. «Il “prodotto mare” nella nostra regione è quello che i turisti comprano di più, per questo si preferisce fare una vacanza più lunga nella nostra regione». Raffaele Rio, presidente dell’istituto di ricerca, però mette qualche veto. «Questo non significa che tutte le zone marine sono pronte al turismo. Sarebbe un errore crederlo anche perché a trainare le permanenze sono le mete turistiche che nel tempo si sono consolidate». E l’obiettivo secondo gli analisti dovrebbe essere tutto incentrato sul rafforzamento di ciò che si ha. In poche parole, basta sperpero di denaro (pubblico) per accalappiare turisti che con la regione Calabria non hanno mai avuto rapporti e sì agli investimenti in nazioni che negli anni hanno garantito discreti flussi turistici. Nel 2018, secondo i dati più recenti della Banca d’Italia, la spesa generata dai turisti stranieri in Calabria ammonta a 193 milioni di euro (un incremento del 4,9% rispetto all’anno precedente ndr). Alla crescita delle entrate complessive per il sistema turistico calabrese, hanno contribuito soprattutto gli arrivi provenienti da Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Argentina e Svizzera che hanno generato una spesa turistica di ben 128 milioni di euro pari a poco meno del 70% delle entrate totali. «Sono loro i nostri partner – commenta Rio – non possiamo negarlo. Con loro i rapporti vanno consolidati ma chiaramente dobbiamo investire nella formazione degli “007 del turismo”. È necessario che i decisori istituzionali sappiano quali sono i dati. Se oggi ci comportassimo come si comporta l’intero mezzogiorno, potremmo incrementare i turisti stranieri di 172mila unità in più e di oltre 1 milione il numero dei pernottamenti che generano sicuramente un effetto interessante sulla spesa turistica arrivando a 130milioni di euro in più in un solo anno, questo significa sposare la strategia di un turismo consapevole».
IL PROBLEMA DELL’INCOMING INTERNAZIONALE Con 340 mila arrivi stranieri nel 2018, che hanno prodotto oltre 2 milioni di presenze, la Calabria rappresenta soltanto lo 0,5% dell’incidenza percentuale dei flussi turistici generati dall’incoming internazionale. Un risultato che, nel 2018, colloca la destinazione turistica regionale al quart’ultimo posto in Italia. Un peso scarsamente rilevante, ancora più evidente se confrontato con altre destinazioni regionali: in Toscana il peso è pari al 12,4%, in Trentino Alto Adige al 10,5%, in Sicilia al 3,7% e in Puglia all’1,6%. Più in basso soltanto altre tre realtà territoriali: Abruzzo con 201 mila arrivi (0,3%), Basilicata con 142 mila arrivi (0,2%) e, infine, Molise con poco più di 11 mila arrivi e con un peso sul dato complessivo italiano prossimo allo zero. La Calabria presenta uno dei livelli di internazionalizzazione più bassi d’Italia. Il relativo indice, che misura l’incidenza della componente straniera sulle presenze turistiche complessive, ha registrato un posizionamento pari al 19%. In altri termini, nel 2018, su 100 turisti che hanno trascorso la vacanza in Calabria, 19 risultano stranieri mentre la rimanente quota, molto rilevante, è costituita da ben 81 turisti. Un dato distante sia rispetto al dato italiano (49% arrivi stranieri e 51% di arrivi italiani) che all’intera area del Mezzogiorno (28% arrivi stranieri e 72% di arrivi italiani). Se si sposta il confronto ad altre destinazioni regionali, emerge in maniera evidente, l’attuale distanza del “sistema Calabria” rispetto all’Italia. La Puglia che presenta il 26% di turisti stranieri (7 punti percentuali in più rispetto alla Calabria ndr), mentre, la Liguria con il 46% di turisti stranieri sul dato complessivo regionale (27 punti percentuali in più rispetto alla Calabria ndr). A chiudere, per un ulteriore confronto, il Trentino Alto Adige dove la quota di turisti stranieri è addirittura superiore a quella degli arrivi italiani: 56% vs. 44% (37 punti percentuali in più rispetto alla Calabria). (m.presta@corrierecal.it)
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