COSENZA Ci sono anche l’ex sindaco di Rossano Stefano Mascaro e l’ex commissario prefettizio Domenico Bagnato tra le nove persone indagate a vario titolo nell’ambito di un’inchiesta condotta dai militari della Stazione carabinieri forestale di Rossano che, su delega della procura della Repubblica di Castrovillari, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo del canile comunale di Corigliano-Rossano, situato in località Foresta. Il sequestro, secondo quanto reso noto, è stato effettuato a seguito di un’indagine, coordinata dal procuratore capo Eugenio Facciolla e dal sostituto Giovanni Tedeschi, che ha fatto emergere la mancanza, imputata ai responsabili della struttura, di una corretta organizzazione finalizzata alla cura degli animali.
L’INCHIESTA A seguito di una articolata indagine condotta dalla Stazione Carabinieri Forestale di Rossano, questa mattina i militari hanno dato esecuzione, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, al decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip Luca Colitta, del Canile comunale di Corigliano-Rossano, struttura che si trova in località “Foresta” nell’area urbana di Rossano. Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Eugenio Facciolla con il Sostituto Procuratore Giovanni Tedeschi hanno accertato una critica gestione anche dal punto di vista tecnico-giuridico amministrativa, della struttura deputata al ricovero dei cani randagi. Durante l’attività investigativa durata diversi mesi sono state capillarmente ricostruite tutte le fasi del canile comunale. Dagli affidamenti diretti, alle associazioni di volontariato che vi operano, alle adozioni con trasferimenti agli adottanti a mezzo staffette. Disinfestazione e derattizzazione della struttura, stato dei luoghi, gestione dei rifiuti pericolosi, sistema di identificazione dei cani randagi, tracciabilità dei farmaci utilizzati per la cura dei cani randagi, idoneità dei cani ospitati nel canile rifugio, adozioni e fonti di finanziamento. Sono stati inoltre acquisiti atti e documenti sulle spese sostenute dall’Ente Comunale con riscontri oggettivi rispetto a quanto giustificato dalla gestione del canile rifugio in capo al responsabile sanitario.
L’attività ha avuto i primi riscontri dopo la sorveglianza della struttura mediante telecamere che hanno accertato che due persone si occupavano del canile due ore al giorno la mattina e senza assicurare nessuna cura di sabato e domenica. Inoltre si è accertato che i rifiuti pericolosi venivano raccolti inconsapevolmente dalla ditta che si occupa per conto del comune della raccolta dei solidi urbani.
Durante questi mesi d’indagine, al fine di verificare la salute dei cani e l’idoneità della struttura, la Procura ha nominato un consulente tecnico d’ufficio che ha accertato un palese maltrattamento degli animali e l’idoneità parziale della struttura ospitanti i cani. Gli ambulatori non sono a norma. Sono state inoltre monitorate le adozioni e i movimenti dei cani provenienti da questa struttura. In un controllo avvenuto ad una cosiddetta “staffetta” che conduceva cani al nord verso gli adottanti mediante compenso economico è stato riscontrato una difformità dell’autorizzazione rilasciata. A seguito di tale attività, risultano indagate a vario titolo e a seconda delle rispettive responsabilità nove persone tra amministratori pubblici e dipendenti comunali dell’ex Comune di Rossano, nonché dipendenti della Asp di Cosenza, volontari e liberi professionisti, ai quali per violazione di norme di legge o di regolamenti nello svolgimento del servizio di gestione del canile comunale, sono contestati i reati di abuso di ufficio, omissione di atti di ufficio, falsità ideologica, falsità materiale, maltrattamento di animali e in un caso concussione.
Per le risultanze investigative, la Procura della Repubblica di Castrovillari ha dichiarato il canile comunale in amministrazione giudiziaria, procedendo alla nomina di due amministratori giudiziari del canile posto sotto sequestro, uno per la parte contabile e l’altro per la vera e propria gestione del canile rifugio.
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