REGGIO CALABRIA Condannato a morte, torturato, poi la grazia e il carcere. Ventotto anni anni da prigioniero con mansioni speciali: pulire le latrine. Tutto questo per aver celebrato messa, per essersi rifiutato di rinnegare la propria fede. Nel 2014, senza preavviso, Papa Francesco lo “crea” Cardinale. È la storia di “don” Ernest, oggi il cardinal Simoni. È stata la voce del suo segretario particolare Vieri Lascialfari a raccontarla oggi, nel giorno del 91esimo compleanno del porporato albanese, nella sala “Monsignor Ferro” di Palazzo Alvaro, sede della Città metropolitana di Reggio.
Una storia di libertà, quella del cardinal Simoni, tra le catene del regime di Enver Hoxa, l’unico dittatore comunista a proclamare l’ateismo di Stato e a perseguitare attivamente i credenti e il clero di tutte le religioni. Dal tentativo di una spia di Hoxa di farlo parlar male del dittatore, alle messe clandestine celebrate in carcere con molliche di pane e pochi chicchi d’uva – dono di una donna musulmana – fino ad arrivare alla libertà e all’incontro con il Pontefice. Un racconto di una fede salda, di fratellanza tra le religioni in tempi di repressione violenta e di odio.
«Per noi in Albania, l’Italia ha sempre rappresentato il Paese della cultura, della Fede, della generosità – ha affermato monsignor Simoni nel corso del suo breve intervento davanti al padrone di casa, il sindaco Giuseppe Falcomatà – Devo ringraziare il Signore per la lunga vita che mi ha donato, per l’amore di Gesù, per il quale ho sempre pregato, per essere stato sempre sotto la protezione divina ed essere sopravvissuto anche grazie all’intercessione della Madonna dal Cielo. Vi ringrazio con tutto il cuore – ha aggiunto il cardinale – e prego Dio Onnipotente affinché vi aiuti tutti ad avere una vita bella, dolce, sicura e piena di speranza, generosità e gioia di vivere».
«La battaglia del cardinal Simoni a supporto degli oppressi è stata una battaglia per i diritti di tutti – ha osservato il sindaco metropolitano –, esaltando i valori d’uguaglianza e di libertà d’espressione che peraltro sono magnificamente tracciati nella nostra Costituzione e ancor oggi interrogano ognuno di noi su quello che è il nostro compito nella vita quotidiana, nella propria attività lavorativa, nel proprio ruolo al servizio delle Istituzioni, suggerendoci di tenere sempre ben presente il nostro servizio nei confronti della comunità che rappresentiamo, a difesa delle libertà fondamentali, dei diritti, della Democrazia».
Al termine della cerimonia a Palazzo Alvaro, il cardinale – il cui stemma reca una catena spezzata – è andato a festeggiare il proprio compleanno nel carcere di Reggio. «Per stare vicino a chi soffre», ha spiegato.
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